Raee: i ministri Ue fanno un passo indietro. Approccio ancora più ‘graduale’ alla raccolta differenziata

di Alessandra Talarico |

L'obiettivo per il tasso di raccolta del 45% sarebbe raggiunto dopo quattro anni dall'entrata in vigore, e un obiettivo del 65% sarebbe raggiunto dopo sei anni dall'entrata in vigore. Previsto invece un aumento della quota di raccolta pro capite.

Unione Europea


Raee

Nel corso dell’ultimo consiglio dei ministri europei all’Ambiente è stato raggiunto un accordo politico molto controverso su un emendamento della Direttiva europea 2002/96/EC che regola il reimpiego e lo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE).

 

La Commissione europea, nella proposta di direttiva presentata al Parlamento europeo a dicembre dello scorso anno, per migliorare l’efficacia della raccolta differenziata di RAEE aveva indicato un obiettivo del 65% dei RAEE (comprese le apparecchiature “azienda verso azienda” -B2B) fissato in funzione della quantità media di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immesse sul mercato nei due anni precedenti. Tale obiettivo rispecchia le quantità di RAEE che, secondo la Commissione, sono già raccolti separatamente negli Stati membri e tiene conto delle variazioni nel consumo di AEE nei singoli Stati membri e avrebbe dovuto essere raggiunto annualmente a partire dal 2016.

 

Il compromesso raggiunto dai ministri europei dell’Ambiente, e proposto dalla presidenza ungherese a fronte dei dubbi espressi da molte delegazioni sul tasso di raccolta del 65% da raggiungere annualmente a decorrere dal 2016, prevede invece un approccio più graduale per la raccolta differenziata dei RAEE: un obiettivo del 45% sarebbe raggiunto dopo quattro anni dall’entrata in vigore, e un obiettivo del 65% sarebbe raggiunto dopo sei anni dall’entrata in vigore.

E’ inoltre previsto un aumento della quota di raccolta pro capite che non sarà più fissa sui 4 Kg di rifiuti elettrici ed elettronici per abitante ma sarà proporzionale all’aumento dell’immissione sul mercato di apparecchiature elettriche ed elettroniche. La norma così come concepita inizialmente, secondo i  ministri, non tutela in maniera sufficiente l’ambiente perché stabilisce quote fisse mentre la vendita di tali prodotti è in continuo aumento.

Dai frigoriferi rotti ai telefonini in disuso, il volume di rifiuti elettrici ed elettronici in Europa sta crescendo rapidamente, anzi – ha sottolineato il Commissario europeo per l’ambiente Janez Potočnik, “è la categoria di rifiuti che cresce più rapidamente”.

Secondo l’ultimo Rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), la spazzatura elettronica si sta accumulando nel mondo al ritmo di 36 milioni di tonnellate l’anno: la Cina ne produce 2,3 milioni di tonnellate l’anno, seconda solo agli Stati uniti, con 3 milioni di tonnellate.
Ed entro il 2020 i rifiuti elettronici di Cina e Sudafrica saranno il 400% in più rispetto a quelli scartati nel 2007, mentre intanto in India i frigoriferi da buttare, che contengono gas pericolosi per l’ambiente come clorofluorocarboni e idroflourocarboni, potrebbero triplicare entro il 2020.

 

Oltre a portare a vantaggi in termine di salute e per l’ambiente, il loro trattamento può garantire anche la raccolta di materiali di valore, con un obiettivo di riciclo che che secondo il Parlamento dovrebbe essere compreso fra il 50 e il 75% e uno di riutilizzazione del 5%.