AOL licenzia il 20% dei dipendenti per ‘digerire’ l’Huffington Post

di Alessandra Talarico |

Dopo questa nuova sforbiciata, che si aggiunge ai 2.300 licenziamenti già attuati lo scorso anno, i dipendenti del gruppo scenderanno a quota 4 mila.

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Tim Armstrong

In seguito all’acquisizione del celebre blog Huffington Post, AOL si appresterebbe a licenziare il 20% dei suoi dipendenti, nell’ambito del riposizionamento del gruppo nel settore dell’informazione online. I licenziamenti riguarderebbero in particolare l’India, dove il gruppo taglierà 700 posti di lavoro, e gli Stati Uniti,  dove sono previsti altri 200 licenziamenti.

La notizia non è certo giunta inattesa, visto che appena acquisito per 315 milioni di dollari il celebre blog fondato nel 2005 da Arianna Huffington, il Ceo Tim Armstrong, aveva avvisato che l’operazione avrebbe comportato degli ulteriori tagli al personale.

 

Dopo questa nuova sforbiciata, che si aggiunge ai 2.300 licenziamenti già attuati lo scorso anno, i dipendenti del gruppo scenderanno a quota 4 mila.

 

A 300 dei dipendenti licenziati in India, riferisce il Wall Street Journal,  sarebbe stato offerto un lavoro presso i contractor locali del gruppo americano, mentre lo staff che resterà ad AOL si occuperà dello sviluppo di prodotti consumer come siti web e applicazioni per il mercato asiatico.

 

Negli Usa, i licenziamenti riguarderanno, in particolare, giornalisti e redattori dei siti Daily Finance e Wallet Pop, ma i tagli includeranno anche i siti di informazione e politica come Politics Daily. Nessuno dei 250 dipendenti dell’Huffington Post verrà licenziato.

 

In seguito all’acquisizione del blog è stata creata la divisione Huffington Post Media Group, che ha inglobato The Huffington Post e i siti internet di AOL, tra cui Engadget, TechCrunch, Moviefone, MapQuest, Black Voices, PopEater, AOL Music, AOL Latino, AutoBlog, Patch e ancora StyleList. La nuova unità è presieduta da  Arianna Huffington.

Riducendo le sovrapposizioni tra le due compagnie, AOL conta di risparmiare 20 milioni di dollari, aumentando, allo stesso tempo, il traffico e la pubblicità sul sito.

 

L’operazione, la più importante conclusa da Armstrong per trasformare AOL in media company digitale sostenuta dalla pubblicità, non è stata ben accolta dagli investitori: le azioni del gruppo sono scambiate ai livelli più bassi dal 2009, all’epoca della divisione da Time Warner.

“I cambiamenti che stiamo apportando non sono semplici, ma sono quelli giusti per garantire la salute a lungo termine della compagnia, del marchio e dei dipendenti”, ha affermato Armstrong in risposta alle forti critiche sollevate dall’annuncio di questa nuova ondata di licenziamenti.

 

La società ha chiuso il 2010 con profitti in calo del 26%, mentre il mercato dell’advertising online è cresciuto di circa il 14%.