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ICT. Neelie Kroes: ‘Dalle classi ai Cda, più spazio alle donne per accelerare il progresso dell’Europa’

Unione Europea


Più donne ai piani alti dell’ICT: nel futuro dell’Europa digitale, non deve più trovare spazio alcun genere di ottuso machismo e non ci si dovrebbe ricordare di questi temi solo in occasione di giornate celebrative sì importanti, ma inutili se confinate nello spazio di 24 ore ogni anno.

Il Commissario Ue all’Agenda Digitale non ha dubbi: nonostante il primo computer ‘Eniac’ sia stato programmato da sei donne, “Chi sa dirmi – ha affermato Neelie Kroes in occasione del centesimo anniversario della Giornata Internazionale della Donna – il nome di una donna che ha creato o gestisce una grande azienda ICT? Nessuno ovviamente, perchè in quella hall of fame – ha aggiunto – i nomi che vengono in mente sono Jobs, Gates, i ragazzi di Google, i ragazzi di Skype, Zuckerberg e i suoi amici. Ma io voglio vedere anche qualche donna in quella lista”.

 

Secondo i calcoli della Commissione, il settore europeo dell’ICT dovrà affrontare entro il 2015 la mancanza di 700 mila lavoratori qualificati. Un dato che può essere in parte spiegato dalla mancanza di donne tra gli ingegneri e i laureandi in informatica.

“Dobbiamo affrontare il problema da diversi punti di vista” ha spiegato la Kroes sottolineando che le donne e l’ICT “hanno un sacco di cose in comune”: prima di tutto per il fatto che molti si chiedono a cosa servano le donne, e poi per la sottovalutazione della loro importanza.
 

Le donne sono entrate in massa nel mercato del lavoro alla fine degli anni ’40. Erano lavoratori a bassa retribuzione “che facevano ticchettare le macchine, sia in senso reale che figurato”. Dalla fine degli anni ’50, con l’emergere dei primi computer, “le donne andavano bene, ma erano ancora sottopagate e considerate dattilografe”. Come dire, potevano usare le tecnologie ma non avere voce sul design e la progettazione.

 

Le donne, a dire il vero, non si sono mai rassegnate a essere “vittime silenziose”: già a partire dagli anni ’60, nell’ambito del Trade Union Congress in Gran Bretagna, venne affermato che le donne “non devono essere usate come manodopera a basso costo, ma come tecnici specializzati”, ma sfortunatamente i datori di lavoro non erano ancora pronti a investire in lavoratori che percepivano come “inattendibili o prossime al matrimonio o alla gravidanza”.

 

Da allora, a dire il vero, poco è cambiato: dalle ultime statistiche emerge che le donne rappresentano oltre il 50% degli studenti delle scuole superiori e detengono oltre il 50% di tutti i dottorati nei 27 Stati membri. Ma solo il 20% degli studenti di ingegneria e informatica sono donne.

Perchè, si chiede la Kroes, le ragazze non seguono una carriera in ambito tecnologico? Sono loro che hanno paura, o vengono dissuase in qualche modo?

“Non è abbastanza dire che ci sono poche donne nell’ICT, quando sappiamo benissimo che il problema parte dalla scuola”, ha affermato ancora il Commissario, sottolineando che anche aggiustando il tiro sul versante dell’istruzione, c’è ancora molto da fare per quanto riguarda gli avanzamenti di carriera, la parità nelle retribuzioni, la possibilità di conciliare carriera e famiglia e così via.

Certo, ha ammesso, è stato fatto qualche piccolo miglioramento  – il codice di condotta per le donne nell’ICT ha attualmente 60 firmatari e compagnie importanti come Intel e IBM stanno “avanzando nella giusta direzione” – ma ancora troppo debole per dire che siamo sulla strada giusta: c’è bisogno di un più ampio cambiamento culturale, non perchè avere una donna al comando risolva ogni problema, ma perchè sarebbe un segnale di equilibrio in un settore che sembra avere smesso di ascoltare e percepire il talento delle donne.
 

Bisogna dunque, secondo la Kroes, “…promuovere e intraprendere una lunga serie di azioni…dalla classe ai consigli di amministrazione il messaggio è lo stesso: non ha senso avere un’Europa digitale a metà e non c’è posto per nonsense machisti nel nostro futuro digitale. Fino a quando l’intero settore non capirà questo E non agirà di conseguenza, ci sarà il forte rischio di un massiccio divario di competenze che rallenterà il progresso dell’Europa”.
 

“L’ICT è per tutti e fare carriera nel settore deve essere un a possibilità per entrambi i sessi perchè – ha concluso la Kroes – è nostra responsabilità usare i nostri talenti, lo dobbiamo a noi stessi e a tutte le donne”.
 

Anche il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha quindi lanciato l’allarme sull’impatto sociale della povertà tra le donne e teme che nell’attuale periodo di crisi, i tagli alla spesa pubblica possano colpire i settori che danno lavoro a numerose donne. Le misure di austerità tuttavia rappresentano una minaccia anche per i servizi dai quali le donne dipendono.”La Giornata internazionale della donna rappresenta l’occasione per ricordare agli organi decisionali che solo l’adozione di misure specifiche, elaborate con cognizione di causa, può migliorare la posizione delle donne sul mercato del lavoro”, ha affermato la vicepresidente del CESE Anna Maria Darmanin.

La presidente della sezione Occupazione, affari sociali, cittadinanza del CESE Leila Kurki ha aggiunto: “Per rilanciare la crescita dell’economia europea e incrementare il benessere dei cittadini è necessario che le donne abbiano l’opportunità di migliorare e di mettere in pratica le loro competenze sul mercato del lavoro”.

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