Over-the-Top Television: procede con successo l’integrazione broadcast-broadband. Il punto sul mercato europeo

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La OTT TV è oggi una delle principali aree di lavoro non solo per i broadcaster ma anche per una vasta tipologia di nuovi entranti, come gli operatori dell’elettronica di consumo, dei videogame o dell’informatica e di Internet.

Europa


Apple TV

Il punto sul mercato europeo della Over-the-Top Television lo fa eMedia Institute che illustra il passaggio alla seconda fase di digitalizzazione della tv, “embrionale e perciò ancora caotica e poco definita”, ma caratterizzata dalla progressiva integrazione della TV digitale tradizionale con l’ambiente Internet-Web, che a partire dal 2005-2006 (il 2005 è l’anno di lancio di YouTube) è andato progressivamente affermandosi come mezzo audiovisivo.

L’integrazione broadcast-broadband, cui si fa in genere riferimento con la dizione Over the-Top TV (OTT TV), si traduce nella possibilità di associare alle trasmissioni TV tradizionali (a palinsesto) una vasta gamma di servizi e contenuti provenienti da Internet, che possono essere fruiti direttamente su televisore grazie a dispositivi ibridi connettibili. Quella della OTT TV è dunque oggi una delle principali aree di lavoro non solo per gli operatori storici del mercato audiovisivo ma anche per una vasta tipologia di nuovi entranti, come i costruttori di elettronica di consumo (televisori, Set-Top-Box), gli operatori del mercato videogame o attori provenienti dall’ambito dell’informatica e di Internet.

 

Dal punto di vista della configurazione delle piattaforme e del modello di relazione tra i diversi attori, è innanzitutto possibile distinguere due principali tipologie di iniziative in questo ambito: Piattaforme orizzontali, sviluppate su base consortile con il concorso dei diversi operatori, tra cui gli stessi broadcaster, e basate su specifiche condivise e aperte sia ai costruttori di dispositivi sia ai fornitori di contenuti e servizi; Piattaforme verticali, basate su specifiche proprietarie e gestite da un singolo soggetto che assume una funzione di packager, in quanto seleziona e predispone per l’utente finale un’offerta di contenuti e servizi Internet-delivered (audiovisivi, social network, news etc.). In questa seconda tipologia di iniziative rientrano tra le altre le offerte OTT TV dei costruttori di televisori, degli operatori del videogame e degli operatori Tlc.

 

Per quanto riguarda le piattaforme orizzontali “consortili”, le principali iniziative in ambito europeo sono attualmente: YouView, sviluppato nel Regno Unito dalla collaborazione tra i principali broadcaster della TV gratuita (BBC, ITV, Channel 4 e Five) e gli operatori Tlc BT, Talk Talk e Arqiva. Rispetto al calendario inizialmente previsto, il progetto ha subito alcuni ritardi e con ogni probabilità i primi ricevitori YouView, che permetteranno di accedere a una vasta gamma di contenuti e applicazioni Internet (tra cui le offerte catch-up TV dei grandi broadcaster) accanto alle trasmissioni TDT e satellitari, saranno disponibili solo nel 2012.

HbbTV, iniziativa pan-europea per la definizione di specifiche condivise per lo sviluppo di servizi Internet-based fruibili su TV (specifiche già approvate dall’ETSI). Alcuni tra i principali broadcaster tedeschi e francesi, che supportano l’iniziativa insieme ad una cinquantina di altri soggetti, hanno già lanciato servizi HbbTV. Ad esempio, Arte e ZDF offrono servizi catch-up TV (programmi degli ultimi giorni accessibili “a richiesta”).

Bollino Gold DGTVi, iniziativa sviluppata per la piattaforma TDT italiana, basata su una evoluzione dello standard per l’interattività MHP. Già oggi gli utenti dotati di ricevitore (STB o televisore) marchiati con il Bollino Gold, che identifica la predisposizione alla connessione Internet, possono accedere a una serie di servizi avanzati Internet-delivered, tra cui le offerte catch-up TV di Rai, Mediaset e La7.

 

Passando invece alle piattaforme verticali-proprietarie, è possibile stilare una tassonomia dei soggetti presenti in posizione di offerta.

Costruttori di dispositivi TV, come televisori e Set-Top-Box. A partire dal 2010 tutti i principali produttori di televisori hanno integrato nei loro apparati la predisposizione alla connessione Internet e offrono una serie di contenuti e servizi, variabile da Paese a Paese, accessibili attraverso un portale proprietario. Generalmente, tali piattaforme permettono di accedere direttamente ad alcuni servizi Web audiovisivi (come YouTube, Dailymotion o in alcuni casi le offerte catch-up TV dei broadcaster) e a servizi Web di altra natura come Facebook, Flickr, Twitter o Yahoo!. Tra i principali attori in questo segmento rientrano tra gli altri Sony (piattaforma Sony Internet TV), Philips (Net TV), Samsung (Internet@TV) e LG.

 

Operatori del mercato dei videogame, ovvero Sony, Nintendo e Microsoft. Le loro console di “nuova generazione” (PlayStation 3, Wii e XBox rispettivamente) sono infatti predisposte alla connessione Internet e offrono, accanto a servizi interattivi strettamente afferenti all’ambito dei videogiochi (download di titoli, multiplayer in rete etc.) anche numerosi servizi Internet audiovisivi (es. YouTube, offerte catch-up TV dei broadcaster, servizi di videonoleggio come Netflix – presente negli USA su tutte e tre le console). Per numerose ragioni (target prevalente di utilizzatori, naturale predisposizione alla connessione e all’interattività, elevata diffusione sul mercato), le console per videogame paiono particolarmente promettenti per la OTT TV. Nel Regno Unito, ad esempio, ben il 12% del totale dei contenuti visti tramite iPlayer, l’offerta catch-up TV del broadcaster pubblico BBC, proviene dalle tre game console: in valori assoluti, si tratta di più di 8 milioni di visioni al mese (dati relativi a gennaio 2011).

 

Operatori di Tlc, che puntano a integrare nuovi servizi Internet-delivered direttamente all’interno delle proprie piattaforme IPTV (questa è ad esempio la strategia adottata dai principali operatori francesi) oppure a sviluppare e commercializzare piattaforme / offerte OTT TV ad hoc, che possono essere accessibili o tramite STB proprietari oppure integrate in altri dispositivi connettibili. Tra i numerosi esempi è possibile citare l’offerta OTT TV di Vodafone (in Italia e Spagna), la piattaforma CuboVision di Telecom Italia (accessibile tramite STB dedicato o all’interno dei device Samsung, offre una selezione di titoli on-demand, applicazioni e servizi Web-TV) o l’offerta Chili di FastWeb sempre in Italia.

Operatori di TV a pagamento, che negli ultimi mesi hanno lanciato offerte OTT TV direttamente integrate ai servizi TV “tradizionali” lineari. Ad esempio, l’operatore di Pay-TV

satellitare BSkyB nel Regno Unito ha da pochi mesi lanciato l’offerta Sky Anytime+, con una selezione di circa 1.000 titoli accessibili “a richiesta” per gli utenti dotati del STB Sky+HD.

Più recentemente, l’operatore italiano di Pay-TV su TDT Mediaset ha lanciato una nuova offerta, Premium Net TV, con oltre 1.000 ore di contenuti, anche in HD, di cui oltre 200 film.

Nuovi packager nativi del mercato video-broadband come il francese Cezzer (catalogo di film on-demand).

Operatori provenienti dall’informatica (come Apple) o nativi di Internet (su tutti Google). L’offerta OTT TV di Apple, Apple TV, è stata rilanciata lo scorso ottobre 2010 dopo lo scarso successo riscontrato dalla prima versione. Come per i propri device portatili (iPod, iPhone e iPad), anche sul mercato OTT TV Apple punta su un sistema proprietario integrato hardware + software di gestione (iTunes) + library di contenuti pre-selezionati (iTunes Store). L’offerta di Apple TV negli USA include ad oggi un catalogo di film e TV show, l’accesso al servizio di videonoleggio Netflix e ad una selezione di servizi Internet tra i quali YouTube. Alla fine di dicembre 2010 le vendite della nuova versione di Apple TV avevano raggiunto il milione di pezzi. L’approccio di Google TV è invece contrapposto a quello di Apple TV e degli altri operatori della OTT TV, che puntano su un modello walled garden” in cui l’utente ha a disposizione un’offerta preselezionata e confezionata dal packager. Google TV si basa invece su un approccio “open sea” e punta a rendere accessibile dal televisore la totalità dei servizi Web. Google TV, che viene integrato all’interno di dispositivi TV come televisori e STB (sono stati sottoscritti accordi con Sony e Logitech), si configura dunque come una piattaforma tecnologica (un sistema operativo, un browser e un processore) che integra in un unico ambiente di fruizione i contenuti trasmessi dalle reti TV e quelli trasmessi via Internet. Dal lato utente, tutta l’offerta disponibile è accessibile attraverso un motore di ricerca. Lo sviluppo di Google TV è stato però fin qui ostacolato dalla posizione presa da alcuni dei principali network statunitensi, come ABC, NBC, CBS e Viacom, che hanno di fatto bloccato l’accesso alle proprie offerte video Web agli utenti che vi accedono da Google TV.

 

Dal lato dei broadcaster quella della OTT TV, secondo eMedia, è una sfida strategica di grande portata. L’ascesa dei nuovi soggetti che si propongono come packager-abilitatori, infatti, tende a spingerli in posizione arretrata nella catena del valore. A questo stadio di evoluzione del mercato, è difficile individuare linee strategiche univoche da parte dei broadcaster. Per un verso, gli operatori TV tradizionali sono tra i principali promotori delle iniziative consortili e orizzontali, come le già citate YouView, HbbTV e Bollino Gold DGTVi.

 

Tali iniziative possono essere interpretate come il tentativo, da parte dei broadcaster, di portare le proprie offerte direttamente all’utente finale senza passare attraverso un soggetto in posizione di aggregatore. Dall’altro verso si è assistito, soprattutto a partire dal 2010, ad una moltiplicazione degli accordi di distribuzione tra i nuovi packager della OTT TV (costruttori di terminali, operatori del videogame etc.) e gli stessi broadcaster, che si propongono di rendere disponibili le proprie offerte audiovisive (in particolare quelle catch-up TV) all’interno dei portali OTT TV gestiti dagli aggregatori.