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Divieto incroci stampa-tv: l’opposizione chiede intervento urgente dopo la richiesta di proroga dell’Agcom

Italia


“Dopo le denunce da parte di Antitrust e Agcom, il governo non può far finta di niente di fronte all’urgenza di prorogare il divieto di incroci tra stampa e tv, che è improcrastinabile”. Lo afferma Antonio Borghesi, vicepresidente del gruppo Idv alla Camera.

“Per questo – ha aggiunto Borghesi – Italia dei Valori ha chiesto la calendarizzazione della sua mozione, con la quale impegna il governo a prorogare il divieto fino al 31 dicembre 2011 e ad adottare una normativa sugli incroci tra stampa e tv che non danneggi il pluralismo dell’informazione e contrasti le concentrazioni di potere’.

 

Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, nella seduta di ieri ha, infatti, deciso all’unanimità di rinnovare la segnalazione al Governo e al Parlamento fatta il 24 novembre dell’anno scorso sottolineando che, in base alla norma del decreto legge n. 225 del 29 dicembre 2010, convertito in legge il 26 febbraio scorso, il divieto di incrocio verrà a scadere il 31 marzo prossimo.

 

In una nota, l’Agcom ha sottolineato che “Il rilievo – ineccepibile – dell’Autorità Antitrust che la proroga del divieto di cumulo di stampa e Tv non sia rimessa al potere discrezionale del Presidente del Consiglio non fa venir meno l’esigenza rilevata dall’Agcom che il divieto stesso sia conservato”.

L’Autorità ha richiamato l’attenzione sul vuoto normativo che si verrebbe a determinare ove entro il corrente mese di marzo  -con una norma di legge o avente forza di legge- il divieto di incrocio tra stampa e TV non venisse congruamente prorogato, adeguando la formulazione attuale del divieto d’incrocio alla trasformazione del sistema radiotelevisivo intervenuta con l’evoluzione tecnologica digitale terrestre, satellitare e via cavo, nonché a quella di mercato del settore.

 

Per Paolo Gentiloni, responsabile Forum Comunicazioni del Pd, la segnalazione dell’Antitrust è ineccepibile: “Qualsiasi cosa faccia Berlusconi in questa materia configurerebbe conflitto di interessi perfino secondo la inutile legge Frattini“.

“E’ una nuova conferma – ha detto ancora l’esponente del Pd – del pasticcio combinato dal governo con l’unico scopo di evitare la proroga richiesta dalle opposizioni e da una formale segnalazione di Agcom”.

“Il monito dell’Antitrust naturalmente non può essere un pretesto – ha concluso Gentiloni – per lasciare le cose come stanno e far scadere a fine mese il divieto di acquisto dei giornali per gli editori Tv in posizione dominante”.

 

Il Pd ha denunciato il rischio che Mediaset acquisisca il Corriere della Sera. Fedele Confalonieri, presidente dell’azienda di Berlusconi, in merito alle nuove disposizioni ha commentato: “A noi non portano nulla“.

E ha inoltre bollato come “stupidaggini” le ipotesi avanzate dall’opposizione a proposito della volontà della Tv commerciale di entrare nella proprietà del grande quotidiano.

 

L’Antitrust, in una segnalazione inviata al premier Silvio Berlusconi e ai Presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, ha segnalato che “è inopportuno” attribuire al Presidente del Consiglio il potere di prorogare o no il divieto di incroci successivamente al 31 marzo 2011, come prevede il Decreto Milleproroghe.

L’Autorità si auspica che la disciplina del divieto di incroci sia sottratta alle competenze dell’attuale Presidente del Consiglio.

“Senza una modifica in questa direzione della norma, l’adozione o la mancata adozione dell’atto di proroga, anche senza integrare automaticamente una fattispecie di conflitto di interessi, dovranno essere valutati dall’Antitrust, per verificare l’incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del Presidente del Consiglio e il danno per l’interesse pubblico”.

 

L’Antitrust già il 20 gennaio scorso aveva ricordato al Governo che l’estensione della validità temporale del divieto, direttamente disposta dal decreto legge, era stata esplicitamente auspicata dall’Agcom per tutelare il pluralismo dell’informazione: per tale ragione, non poteva essere configurata come un vantaggio patrimoniale del Presidente del Consiglio. Tuttavia la disciplina di un settore sensibile come quello editoriale, richiedeva un atteggiamento di precauzione che evitasse l’attribuzione di ogni potere discrezionale in capo al premier.

 

Con il Decreto Milleproroghe è saltata anche la regola secondo la quale il divieto di acquisto di quotidiani scattava al superamento di due tetti: l’8% dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni (Sic) o il 40% dei ricavi del settore delle comunicazioni elettroniche.

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