eBook: la Ue conferma le ispezioni nelle maggiori case editrici sospettate di cartello. Gli editori accusano Amazon

di Raffaella Natale |

In Francia controlli ad Albin Michel, Hachette, Flammarion e Gallimard.

Unione Europea


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La Commissione Ue ha confermato l’invio di ispezioni nelle principali case editrici europee, sospettate d’aver costituito un cartello sul mercato dell’eBook, violando le norme che vietano pratiche anticoncorrenziali (Articolo 101 del Trattato Ue).

I funzionari di Bruxelles erano accompagnati dai colleghi delle rispettive Autorità antitrust nazionali. Come precisa la Commissione, l’ispezione è un passo preliminare e prima di intraprendere una procedura vera e propria sarà necessario appurare che davvero ci siano stati comportamenti contro le norme Ue sulla concorrenza.

La Ue, ha dichiarato Amelia Torres, portavoce del Commissario per la Concorrenza Joaquin Almunia, non ha fatto sapere quali sono le società coinvolte né tantomeno quali siano in Paesi membri interessati dalla procedura, visto che al momento non sia hanno prove sui fatti contestati.

 

Secondo il presidente di Albin Michel, in Francia i funzionari Ue avrebbero fatto visita a diverse società tra le quali Albin Michel, appunto, e poi, Hachette, Flammarion e Gallimard.

“Vogliamo capire – ha detto la Torres – se i nostri sospetti sono fondati solo allora daremo seguito alla procedura di infrazione”.

Il presidente di Albin Michel, Francis Esmenard, ha accusato Amazon d’aver sollecitato le ispezioni.

La società americana praticherebbe una politica molto aggressiva sui prezzi.

“Questa operazione è guidata da Amazon“, ha detto senza mezzi termini Esmenard, “Hanno aperto una sede a Lussemburgo per non pagare l’Iva in Francia e vorrebbero avere piena libertà sulla scelta del prezzo dei libri come fanno negli Stati Uniti, proponendo best seller a 9,90 dollari”.

 

L’indagine della Ue fa seguito a quella avviata a febbraio dall’Autorità antitrust britanniche che sospettano un accordo degli editori sui prezzi dei libri digitali. Pare che una simile inchiesta sia stata aperta anche negli Stati Uniti.

 

In gioco ci sono grossi interessi visto che le vendite degli eBook stanno ormai surclassando quelle dei testi cartacei.

 

Il 15 febbraio l‘Assemblea nazionale francese ha adottato una proposta di legge dell’Ump che fissa un prezzo unico per gli eBook come già avviene per i libri stampati. Il testo ha già avuto il via libera dal senato.

La Finanziaria ha inoltre stabilito che a partire dal 1° gennaio 2012 agli eBook verrà applicata un’Iva del 5,5%.

La particolarità del provvedimento è che, però, il prezzo unico non potrà essere applicato alle grandi piattaforme online di distribuzione estere e questo ha sollevato la protesta degli editori francesi.

Il Sindacato dei distributori di entertainment culturale e la Fnac ritengono che le nuove disposizioni potrebbero generare comportamenti sleali da parte delle web company come Amazon, Apple e Google che potrebbero offrire gli stessi prodotti a prezzi più bassi.

Alexandre Bompard, Ceo della Fnac, ha dichiarato senza mezzi termini che così facendo si aprirà “la via al dumping culturale“.

 

Votando il testo a ottobre 2010, i senatori avevano previsto che il prezzo di vendita si imponesse a tutti, dunque anche alle piattaforme di distribuzione collocate fuori dalla Francia. A fine gennaio, però, la Commissione Ue aveva manifestato le proprie riserve su questa clausola di extraterritorialità.

Il Ministro della Cultura, Frédéric Mitterrand, aveva quindi spiegato che se il testo non fosse stato modificato si sarebbe potuta aprire una procedura di infrazione da parte di Bruxelles.

L’opposizione ha, però, chiesto al governo di battersi presso la Ue per reintrodurre la clausola di extraterritorialità perché, ha sottolineato il deputato Patrick Bloche (PS), “la volontà politica può essere determinante”.

E ha indicato che attualmente Apple controlla l’80% del mercato francese della musica digitale e Amazon il 50% di quello degli eBook.

Ma il governo ha deciso di non accogliere le ragioni dell’opposizione e non apportare alcuna modifica al testo. La parola adesso tornerà ai senatori che in primavera voteranno nuovamente il testo.