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Dividendo digitale. Etno alla Ue: ‘Garantire più spettro alla banda larga mobile o a rischio l’Agenda digitale’

Europa


L’Etno, l’associazione che riunisce 41 aziende provenienti da 35 Paesi europei, ha ribadito la necessità di aprire bande di frequenze supplementari da destinare ai servizi mobili, con l’obiettivo di chiudere il digital divide a vantaggio della “società nel suo complesso”.

Nel corso di un workshop ospitato dall’europarlamentare Gunnar Hökmark (relatore del Radio Spectrum Policy Programme Decision nella Commissione Industry, Trade and Research), Massimiliano Simoni, responsabile dell’ ETNO Spectrum Working Group  ha sottolineato che la proposta di decisione Radio Spectrum Policy Programme, volta a promuovere una gestione efficiente dello spettro radio, garantendo in particolare che entro il 2013 sia reso disponibile uno spettro sufficiente per le comunicazioni a banda larga senza fili, “…è un’opportunità unica per raggiungere un uso dello spettro flessibile e armonizzato e per stimolare ulteriori investimenti e innovazione nelle reti mobili”. Un fallimento in questo senso, ha aggiunto, “sarebbe un duro colpo per le imprese e la società europea e quindi per l’Agenda digitale”.

 

Garantire lo spettro del dividendo digitale agli operatori mobili, ha quindi osservato il chairman Etno Luigi Gambardella “…richiederebbe investimenti 4 volte inferiori rispetto alle bande più alte e richiederebbe tre volte meno base station. Accelerare l’apertura delle bande del digital dividend contribuirà a chiudere il digital divide a un costo inferiore, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale”.

 

Secondo i dati Etno, il traffico mensile sulle reti mobili aumenterà dai 30 mila terabytes del 2009 a 2 milioni di terabyte nel 2015. In questo contesto, conclude Etno, “l’assegnazione di bande di frequenze supplementari per i servizi mobili a banda larga e senza fili è di vitale importanza per rispondere alla domanda dei consumatori e promuovere l’innovazione tecnologica e dei servizi”.

Pertanto, i membri ETNO sostengono le proposte della Commissione volte a studiare l’apertura di ulteriori bande di frequenza che permetteranno di affrontare la crescente domanda di spettro.

 

Etno, intanto, ha anche reso nota la propria posizione in merito alla consultazione pubblica sulla revisione del regolamento comunitario sul roaming, lanciata dalla Commissione europea a dicembre.

Secondo l’associazione, l’attuale regolamentazione ha raggiunto il suo obiettivo principale: quello di proteggere i consumatori.

“Premesso che l’attuale approccio al roaming internazionale ha imposto alti costi sul settore, esso ha raggiunto il suo obiettivo dichiarato di proteggere i consumatori da prezzi percepiti come troppo alti e di aumentare la trasparenza”. La futura regolamentazione, pertanto, “dovrebbe bilanciare questo obiettivo con altri obbiettivi, sulla base della valutazione dei costi e dei benefici”.

Il regolamento Ue sul roaming è stato lanciato nel 2007 per porre un limite alle tariffe massime praticate all’ingrosso dagli operatori ed è stato quindi esteso anche ai messaggi e a internet mobile. Nel secondo trimestre del 2010 il massimo stabilito per legge per le chiamate vocali in roaming nella Ue era di 0,43 euro al minuto e i consumatori che hanno scelto l’eurotariffa hanno pagato in media 0,38 euro al minuto per effettuare chiamate in roaming e 0,16 euro al minuto per le chiamate ricevute, leggermente al disotto del massimale di 0,19 euro stabilito per legge.

Secondo il Commissario Ue per l’Agenda Digitale, Neelie Kroes, però, queste tariffe sono ancora ingiustificatamente alte rispetto ai prezzi praticati sui mercati nazionale, e senza alcuna motivazione. Per questo, tra gli obiettivi dell’Agenda Digitale europea, c’è anche quello di azzerare le differenze tra le tariffe di roaming e le tariffe nazionali entro il 2015.

Entro il 30 giugno 2011, la Commissione rivedrà completamente il funzionamento delle regole Ue in materia di roaming e valuterà in che misura gli obiettivi fissati nel 2007 siano stati raggiunti.

Per Etno, tuttavia i target fissati nell’Agenda Digitale dovrebbero essere visti come uno dei mezzi possibili per raggiungere gli obiettivi politici in materia di roaming, non come un obiettivo politico di per sé.

“Qualsiasi proposta legislativa seguirà la revisione in corso – sottolinea ancora Etno – dovrebbe essere oggetto di un’approfondita valutazione d’impatto, alla luce degli obiettivi politici perseguiti dalla misura…azzerare la differenza tra le tariffe di roaming e quelle nazionali rischia di creare gravi distorsioni della concorrenza e di aumentare ulteriormente i costi”. Per questo, sarebbe opportuno “considerare altri approcci che potrebbero rivelarsi ugualmente efficaci in vista del raggiungimento degli obiettivi politici desiderati, ma a un costo minore”.

Le policy sul roaming della Commissione europea dovrebbero, quindi, essere coerenti con i principi del quadro comunitario sulle comunicazioni elettroniche e proporzionate agli obiettivi perseguiti.

 

Secondo Etno, infatti, alcune delle opzioni regolamentari oggetto della consultazione “…sollevano gravi preoccupazioni poiché sembrano andare oltre gli obiettivi del regolamento sul roaming e potrebbero portare a un regime di concorrenza non allineato con il quadro normativo esistente, in particolare riguardo al regolamento basato sui prezzi nel mercato domestico e ai cosiddetti ‘approcci basati sull’accesso’. Questi approcci metterebbero a rischio gli altri obiettivi dell’Agenda Digitale come l’accesso universale alle reti a banda larga”.
 

Maggiore prudenza, infine, è richiesta per quanto riguarda il mercato dati, già molto dinamico, innovativo e conveniente.

Come documentato anche dal rapporto sul roaming redatto dal BEREC, l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche, “…il mercato all’ingrosso del roaming dati è soggetto a una forte pressione competitiva. La crescita dei volumi e la concorrenza accelereranno la tendenza verso offerte al dettaglio interessanti, giustificando un approccio ‘light’ al mercato del roaming dati”, conclude Etno.

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