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Skype illegale in Francia? L’Arcep sul piede di guerra: ‘Si conformi a norme su intercettazioni, chiamate di emergenza e portabilità’

Europa


Il servizio di telefonia su internet Skypenon rispetta la legge francese e opera nell’illegalità”. E’ quanto afferma sul sito internet francese L’Express l’esperto in tecnologie Emmanuel Paquette, secondo cui l’Arcep – l’autorità francese per le tlc, equivalente alla nostra Agcom – avrebbe chiesto alla società di conformarsi  alla normativa nazionale su tre punti: la possibilità di effettuare intercettazioni delle comunicazioni per motivi di sicurezza, l’instradamento delle chiamate di emergenza, e l’impostazione della portabilità del numero (SkypeIn).

La società, il cui software è utilizzato da milioni di persone in tutto il mondo per fare chiamate gratuite tra due PC, ma anche da un PC verso telefoni fissi e cellulari, con tariffe molto competitive (SkypeOut), si sarebbe rifiutata di conformarsi a questi obblighi e non avrebbe neanche presentato la dichiarazione obbligatoria richiesta a tutti gli operatori tlc attivi in Francia e così l’Arcep ha deciso di rivolgersi al Procuratore della Repubblica. Il deferimento, secondo Paquette, risalirebbe al 2007 ma non è stato poi portato avanti poiché Skype ha deciso nel frattempo di chiudere gli uffici europei, inclusa la sede francese, decidendo di operare in Europa direttamente dalla sua sede Lussemburghese.
 

Skype è controllata dalla società di private equity Silver Lake Partners che ne ha acquisito il controllo nell’ambito di un accordo che valuta la società circa 2,7 miliardi di dollari e che dalla sua vendita vorrebbe guadagnare dai 5 ai 6 miliardi di dollari.

Skype non è l’unica società di servizi VoIP in Francia: altre 26 fornitori, infatti, offrono la possibilità di effettuare telefonate via internet. Come mai, dunque, il regolatore se la prende solo con Skype, sottolineando che le sue inadempienze possono essere classificate come violazioni penali, con sanzioni che  prevedono un anno di prigione e 75 mila euro di multa?

In realtà, afferma Paquette, nella lettera inviata a Skype, l’Arcep sottolineerebbe che “qualunque società fornisca servizi di comunicazione elettronica senza autorizzazione” può incorrere in queste sanzioni. Nel caso di Skype, la procedura, potrebbe riprendere il via alla luce della volontà del gruppo di quotarsi in Borsa nel secondo semestre di quest’anno. Operazione che renderà obbligatoria la presentazione di un prospetto indicante, tra le altre cose, opportunità e rischi del business.

La società aveva presentato i documenti per l’IPO lo scorso agosto ma poi, con una decisione che ha colto un po’ tutti di sorpresa, a ottobre ha nominato un nuovo amministratore delegato. Decisione che ha di fatto ‘congelato’ momentaneamente l’intenzione di quotarsi in Borsa.

Nel prospetto presentato alla SEC, Skype notava che “Alcuni fornitori di accesso a internet hanno contrattualmente ristretto l’accesso dei loro clienti ai prodotti di comunicazione via internet”. Tra questi, SFR in Francia e Vodafone in Germania proibiscono ai clienti di usare i servizi VoIP sull’iPad, mentre T-Mobile in Germania e Vodafone in Francia, Regno Unito e Italia hanno stabilito tariffe ‘premium’ per utilizzare il servizio.

Skype ha sottolineato ugualmente un altro potenziale pericolo per il suo business sul mercato francese, e non solo, legato alla necessità di contribuire al finanziamento del servizio universale: “In alcuni paesi, come gli Usa, la Francia, la Spagna, il Canada, l’Australia, l’India, l’Italia, il Giappone e altri, le leggi sulle tlc consentono alle autorità di richiedere agli operatori di finanziare il servizio universale (USF) per facilitare l’accesso ai servizi di comunicazione a tutti i potenziali utenti”.

“Di tanto in tanto – sottolinea ancora la società – abbiamo ricevuto, e continuiamo a ricevere,  richieste di informazioni da parte dei regolatori relative all’applicabilità dell’USF ai nostri prodotti a pagamento. Se ci fosse chiesto di contribuire direttamente al Fondo per il servizio universale a causa di un cambiamento delle leggi o dei regolamenti o di un cambiamento di interpretazione, dovremmo aumentare i prezzi dei nostri servizi”.

Il Servizio Universale prevede tre obblighi: la connessione a una rete di telefonia fissa affidabile a un prezzo abbordabile, la fornitura di un elenco telefonico universale e la distribuzione di un elenco cartaceo, l’installazione e la manutenzione di apparecchi telefonici a pagamento su suolo pubblico. Questo sistema è finanziato da tutti gli operatori telefonici, ma Skype, al momento, non è obbligato a partecipare.

 

Nonostante il numero di utenti Skype sia cresciuto del 41% rispetto a un anno fa, sono solo 8,1 milioni gli utenti che pagano per usare il servizio. Nell’ultimo trimestre del 2010, la società ha registrato utili per 13,1 milioni di dollari su un fatturato di 406 milioni, in crescita del 25% rispetto a un anno prima.

 

La SEC, dal canto suo, ha fatto trapelare che il problema di “status” potrebbe avere un impatto negativo sul valore della quotazione e avrebbe chiesto a Skype di chiarire la sua posizione.
La società, intanto, confida nel fatto che il nuovo regolatore europeo BEREC – che diventerà operativo da giugno 2011, quando sarà implementato il nuovo pacchetto telecom – inibirà le indagini di questo tipo condotte a livello nazionale. Fino a quando il BEREC entrerà nel pieno delle sue funzioni, insomma, il pericolo potrebbe essere scampato.

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