Web governance: l’altra faccia dell’America. L’Icann denuncia la chiusura di centinaia di domini .com del tutto legali

di Raffaella Natale |

L’oscuramento del provider Mooo.com fa discutere: l’ente internazionale ha dichiarato di aver subito forti pressioni da parte delle Autorità USA.

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Stéphane Van Gelder

La governance di internet è minacciata dalla pressione delle autorità americane che stanno procedendo “unilateralmente” alla disattivazione di siti, scavalcando i poteri di strutture riconosciute a livello mondiale.

E’ quanto dichiarato da Stéphane Van Gelder, presidente della GNSO (Generic Names Supporting Organization), che fa capo all’Icann (The Internet Corporation for Assigned Names and Numbers).

 

Da un anno a questa parte, l’organo ha dichiarato d’aver respinto diverse richieste da parte delle autorità di polizia, come Fbi o Interpol, per la disattivazione di siti e nomi di dominio.

“Siamo stati convocati per ben due volte dalla Casa Bianca – ha detto Van Gelder – nell’ambito del piano di lotta alla contraffazione per chiederci come agire contro questo fenomeno”.

“Abbiamo subito reali pressioni – ha ammesso Van Gelder – vere e proprie azioni di lobbying. Le istituzioni si rivolgono agli organismi come i nostri, perché non possono intervenire direttamente sulla  mafia”.

 

Stando a quanto ha dichiarato il presidente della GNSO, in un anno le autorità americane hanno disattivato “in modo unilaterale” centinaia di domini .com – la cui gestione è affidata alla società Verisign – dai quali dipendono spesso migliaia di siti internet, blog o pagine personali.

“Gli amministratori dei siti – ha denunciato Van Gelder – non sono stati avvertiti di quanto avveniva. Hanno solo visto sui loro siti il logo del governo USA”.

Alcuni era siti che vendevano Dvd o borse contraffati ma tanti altri non avevano niente di illegale. Fa infatti ancora discutere la disattivazione di mooo.com che ospitava contenuti pornografici, che ha comportato la chiusura forzata di 84.000 siti che si poggiavano a questo provider e che non avevano nulla a che vedere con la contraffazione.

 

E’ l’altra faccia dell’America che all’estero  invoca la libertà di internet contro la censura e in casa propria procede con un atteggiamento di forte controllo della rete, come abbiamo visto anche con il caso Wikileaks.

“Non c’è più un confronto su queste decisioni, ma solo interventi unilaterali da parte delle autorità americane”, ha detto ancora Van Gender.

Interventi diretti, senza alcun rispetto del sistema costituito: “Il governo decide che il vostro sito è offensivo e quindi lo oscura, senza considerare gli organismi esistenti come l’Icann e la GNSO che hanno competenza sull’assegnazione dei nomi di dominio“.

 

Per il presidente della GNSO, “stiamo correndo un grosso pericolo”. Esistono delle strutture deputate, come appunto l’Icann o la GNSO appunto, che sono indipendenti dalle forze politiche e “ignorarle per procedere direttamente alla disattivazione dei siti non può che preoccuparci”.

 

Creata nel 1998 sotto l’amministrazione Clinton, l’Icann ha la responsabilità di assegnare gli indirizzi Ip, gestire il sistema dei nomi di dominio generici di primo livello e dei country code Top Level Domain, che identificano uno specifico territorio (.uk per il Regno Unito, .it per l’Italia…), nonché i root server.

Avendo alla base una partnership pubblico-privato, l’Icann ha la funzione di salvaguardare la stabilità operativa di internet, promuovere la competizione a livello di mercato dei nomi di dominio, garantire il più elevato livello di rappresentatività della web community, e sviluppare politiche coerenti con il suo mandato tramite processi partecipati e consensuali.

Oggi conta almeno 200 milioni di nomi di domini, dei quali circa 95 milioni sono .com. Da tempo, molti Paesi stanno chiedendo con forza che le competenze dell’Icann passino a un organismo dell’Onu, sottraendole al diretto controllo degli Stati Uniti.