NGN: confronto aperto sulle decisioni del Governo e sulla NewCo per la rete. Confindustria chiede priorità alle aree industriali

di Raffaella Natale |

Gli operatori hanno già manifestato qualche tensione in merito alla proprietà della rete in questa delicata fase di switch-off e al passaggio della quota di proprietà pubblica al privato a fine processo.

Italia


Cassa dei depositi e dei prestiti

Dibattito aperto in Italia dopo che il Ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha annunciato un finanziamento di 100 milioni di euro dai fondi FAS da impiegare per completare i due pilastri del Piano infrastrutturale italiano: banda larga e NGN.

Ma fa discutere anche la notizia che la Cassa depositi e Prestiti sarà il principale azionista della NewCo per la rete di nuova generazione.

Per Aldo Bonomi, vicepresidente per le Politiche territoriali e distretti industriali di Confindustria, si tratta di una decisione positiva che servirà a superare il digital divide. Tuttavia, ha precisato Bonomi, “credo che in questo periodo di crisi le risorse vadano spese con accuratezza, indirizzandole verso iniziative che facciano da volano per la ripresa economica”.

“Nel definire il programma per la realizzazione dell’infrastruttura di rete di nuova generazione – continua Bonomi – dobbiamo quindi tener conto della necessità che la banda larga sia disponibile in primo luogo in tutte le aree industriali (distretti, insediamenti industriali, artigianali e di servizi, ecc.) per fornire rapidamente alle imprese uno strumento imprescindibile per il recupero di competitività del settore manifatturiero”.

 

Sulla decisione del Governo è intervenuto anche Gabriele Galateri, delegato della Presidente Emma Marcegaglia per le comunicazioni e sviluppo banda larga nonché presidente di Telecom Italia.

Confindustria – ha detto Galateri – attraverso il Comitato Banda Larga ha più volte proposto un intervento di ampio respiro per portare la connessione ad alta velocità in quelle aree che ancora ne sono prive”.

Quello del Governo è un “importante segnale” che si sta puntando “con maggiore determinazione sulla modernizzazione digitale per aumentare la competitività e la capacità di crescita del paese. Ora è importante attivare rapidamente le risorse stanziate e dare priorità agli investimenti pubblici e privati nelle aree industriali ancora in digital divide”.

 

Più in dettaglio il Piano di Romani prevede per le NGN la diffusione di internet a una velocità superiore i 100 MB sia su rete fissa (FTTH) per almeno il 50% della popolazione, sia su rete mobile (LTE), entro il 2020, in linea con gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale europea.

Il digital divide, già ridotto da 8 a 5 milioni di cittadini, dovrebbe così azzerarsi entro la metà del prossimo anno.

Per quanto riguarda le connessioni a 100 MB, il progetto vale complessivamente 8,3 miliardi – che diventano 16,6 mld per coprire l’intero territorio – e si inserisce nell’ambito del Memorandum siglato a novembre da tutti i gestori: Telecom Italia, gli operatori alternativi e anche i piccolissimi che si sono riuniti nella Fos Spa.

Il piano, ha specificato ancora Romani, implica “l’apertura di 3.000 cantieri e lavoro per 30 mila persone” e avrà ricadute stimate sul PIL in 1,46 euro per ogni euro investito, così come indicato dalle stime Ocse per gli investimenti in ICT.

 

Il principale azionista della Società per la rete NGN sarà, quindi, la Cassa depositi e Prestiti, che ha ottenuto l’OK dal Tesoro, secondo un modello che fonti del ministero definiscono “Stato imprenditore a tempo“.

Al momento, non è stata definita la quota di partecipazione della CDP, ma si pensa a una presenza pubblica nella società di massimo dieci anni, per poi lasciare entrare il mercato.

Un comitato esecutivo presieduto da Roberto Sambuco sta lavorando al business plan, che dovrebbe essere pronto a fine marzo, e alla governance della NGN con la consulenza di Rothschild e dell’ex Telecom Stefano Pileri.

 

Ma si riusciranno a rispettare i tempi? C’è già chi scommette di no.

 

Gli operatori hanno già manifestato qualche tensione in merito alla proprietà della rete in questa delicata fase di switch-off  e al passaggio della quota di proprietà pubblica al privato a fine processo. In realtà si teme che il ricrearsi di una situazione di monopolio a vantaggio di Telecom Italia che in questi giorni ha manifestato l’interesse, insieme a Intesa San Paolo, per l’acquisizione di Metroweb, la società che gestisce la fibra a Milano.

Secondo una fonte, al dossier sarebbero interessanti anche Fastweb, Wind e Vodafone Italia, che potrebbero scendere in campo in cordata con soggetti finanziari.