Il web si prepara ai nuovi domini: rivoluzione per tutti o solo nuovi profitti per l’ICANN?

di Alessandra Talarico |

L'espansione del sistema dei nomi di dominio dovrebbe servire a rendere internet più intuitivo, ma sono in molti a ritenere che questa novità creerà disordine e frustrazione e che a beneficiarne sarà solo l'ente americano 'non-profit'.

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Una nuova evoluzione promette di trasformare radicalmente il web come lo conosciamo oggi: la galassia online sarà presto costellata da nuovi suffissi – come .love, .sport, .god – che entreranno in competizione col ‘fidato’ .com.

La massiccia espansione del sistema dei nomi di dominio, avviata dall’ICANN nel 2008 e che permetterà agli internauti di scegliere il nome che preferiscono per l’estensione del loro sito, dovrebbe servire a rendere internet più intuitivo, ma sono in molti a ritenere che questa novità creerà disordine e frustrazione e che a beneficiarne sarà solo l’ente americano ‘non-profit’: ad esempio, il suffisso ‘. aborto’, sarà utilizzato da chi sostiene il diritto ad abortire o da quelli che si oppongono ad esso? Cosa si farà quando una comunità rivendicherà l’uso della stessa estensione, come .musulmani? Chi avrà diritto a utilizzare l’estensione .amazon, la nota web company o il Brasile? C’è inoltre chi pone interrogativi per l’estensione, ad esempio, dei nomi delle città: prendiamo ad esempio la città di Fiuggi, che corrisponde anche a un noto marchio commerciale, o – andando oltre i confini – la città di Orange o di Evian. A chi verrà assegnata l’estensione, al marchio commerciale o alla municipalità?

In questi casi, o anche quando il dominio sarà contestato da due aziende, l’ICANN prevede un sistema di aste tra gli interessati. Fin da subito, infatti, l’associazione aveva assicurato che il nuovo sistema sarebbe stato “aperto a tutti”, ma che ci sarebbe comunque stata una commissione con il potere di bloccare un dominio per “ragioni morali o di ordine pubblico”: ogni registrazione generica di un’estensione, dunque, dovrà essere basata su criteri quali il rispetto del copyright (l’estensione .microsoft, per esempio, sarà riservata alla società di Redmond) o il divieto di imitare le estensioni esistenti (niente .kom o .nett, dunque).
 

Alcuni domini, come ad esempio, .science, si prevede possano arrivare a valere molto, anche svariati milioni di dollari, scatenando grandi interessi economici, di cui – questo è certo – beneficerà l’ICANN, che incassa una percentuale su ogni nome di dominio registrato. L’ente, in effetti, riceve una commissione su ogni estensione venduta nel mondo attraverso altre società: un’attività che rappresenta il 95% del fatturato dell’organizzazione che, ricordiamo, è non-profit.
Per proteggere ulteriormente le imprese da usi illeciti delle nuove estensioni personalizzate – ci potrebbe essere, per esempio, qualche furbetto che decide di acquistare il dominio . gooogle o .microsfot – l’ICANN ha inoltre fissato anche un ‘filtro’ economico: depositare una candidatura costerà infatti 185 mila dollari. Una somma che corrisponde al ‘trattamento amministrativo’ dei dossier presentati al vaglio dell’associazione.

Attualmente, ferree regole governano i domini, limitati a singoli paesi, come .uk (Gran Bretagna) o .it (Italia), al commercio (.com), e alle organizzazioni istituzionali (.net o .org), ma, a partire dal 2012, ogni persona fisica potrà registrare un dominio sulla base del proprio nome, mentre le compagnie potranno registrare facilmente indirizzi legati al contenuto del settore in cui operano.
I primi sette nomi di dominio originari – .com, .edu, .gov, .int, .mil, .net e.org – vennero creati nel 1980. Solo nel 2000, poi, l’ICANN rimise mano alla lista per aggiungere sette nuovi gTLD: .aero, .biz, .coop, .info, .museum, .name e .pro. Nel 2005, è stata la volta di un’altra tornata di gTLD e sono così nati, tra gli altri, .mobi, .cat, .asia.
 

Attualmente, i domini internet sono oltre 200 milioni: nel 2008  erano 177 milioni, sono diventati 192 milioni nel 2009 e sono arrivati a quota 196,3 milioni nel secondo trimestre 2010 (+2 % in tre mesi, +7 % in un anno).
Tra i Top Level Domain (TLD) più gettonati restano il .com e il .net, che hanno totalizzato 101,5 milioni di registrazioni (+7,9% in un anno), un record che Verisign – nel suo ultimo Domain Name Industry Brief – ha definito ‘storico’.
Solo i domini .com si avvicinano a quota 90 milioni e potrebbero superare i 100 milioni tra il 2011 e il 2012. I 240 TLD legati a paesi e zone geografiche (come il .it, .fr, .de, ecc) hanno raggiunto la soglia dei 76,3 milioni (+1,9 milioni in un anno). La classifica vede al primo posto i TLD tedeschi (il dominio.de supera anche il .net) seguiti da: .uk, .cn, .nl, .eu, .ru, .br, .ar, .it e .tk.

Questa settimana, investitori, consulenti e imprenditori si riuniranno a san Francisco per la prima conferenza ‘. nxt’: una tre giorni che servirà anche a smorzare i dubbi delle diverse associazioni impegnate nel tentativo di proteggere i propri interessi economici. A gennaio, ad esempio, la RIIAA ha scritto una lettera all’ICANN per esprimere la propria preoccupazione per il fatto che un  dominio .musica potrebbe rendere i musicisti più vulnerabili alla pirateria o a eventuali violazioni del marchio. L’ideatore del dominio, l’imprenditore Constantine Roussos crede che l’estensione possa aiutare l’industria musicale: “Quando si cerca ‘Quuen’ su Google, i risultati riportano i riferimenti alle famiglie reali, ma quando si cercherà ‘queen.music’ si arriverà più velocemente a quello che si stava cercando e questo veicolerà traffico e denaro verso gli artisti”.