Social Media Week: arriverà il cambiamento epocale promesso dall’ePublishing? Esperti a confronto su eBook ed eMagazines

di Cinzia Guadagnuolo |

Al convegno “Parole digitali: la rivoluzione ePublishing”, uno degli appuntamenti della Social Media Week di Roma, Franco Siddi e Marco Calvo rilanciano la soluzione del micro pagamento online sostenuta dalla Ue.

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Social Media Week

Sta arrivando la rivoluzione dell’editoria digitale? Come stanno reagendo i produttori di contenuto, gli utenti e il mercato al cambiamento epocale dell’ePublishing? Come in ogni momento di transizione, si moltiplicano sperimentazioni e interrogativi: dai formati alle protezioni passando per i diversi lettori e piattaforme di distribuzione, fino ai nuovi modelli di business e nuove scelte di prezzo. Spunti di riflessione e contributi molto utili e pertinenti sono stati offerti questa mattina durante l’incontro “Parole digitali: la rivoluzione ePublishing”, uno degli appuntamenti della Social Media Week di Roma, un grande evento in cinque giornate (con oltre 130 iniziative) che si sta tenendo in contemporanea in nove metropoli del globo (New York, Londra, Parigi, San Francisco, Istanbul, San Paolo, Hong Kong, Toronto, nonché nella nostra Capitale).  

 

Al tavolo dei lavori dell’appuntamento romano, moderato da Raffaele Barberio, direttore di Key4biz e promotore di ebook.it, alcuni esperti di eBook ed eMagazines, sia dal lato produzione dei contenuti, che dal lato distribuzione.

Il dibattito accesso, ospitato presso l’Associazione Civita, nel meraviglioso attico della Sala Gianfranco Imperatori in piazza Venezia, si è originato dalla riflessione sul ruolo del giornalista ai tempi del web 2.0. Secondo quanto ha dichiarato Franco Siddi, Segretario Generale della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), è ancora un ruolo chiave quello del giornalista nella misura in cui gli viene chiesto di verificare la veridicità e le fonti di una notizia, anche e soprattutto con i nuovi media.

Del resto – ha detto – molte vicende di questi ultimi mesi nei grandi eventi internazionali, e in primis quella di WikiLeaks, ce l’hanno dimostrato“.

Non è detto, quindi, che chiunque possa fare il giornalista solo perché si ritrova “sulla notizia” e decide di diffonderla attraverso i nuovi media.

Le notizie, inoltre, “devono avere un valore non solo in sé, ma per chi le scrive, chi le produce, chi le mette in rete“.

Gli utenti si sono intanto felicemente abituati alla logica dei contenuti gratuiti su Internet, ma “occorre che il contenuto sia fornito da persone qualificate, altrimenti c’è il rischio che i nuovi media si trasformino in mero canale distributivo. L’informazione, se vogliamo che sia di qualità, va remunerata per offrire una contestualizzazione al lettore, un’analisi, una chiave di lettura. Serve perciò un business integrato, un nuovo modello di business. Il micro pagamento potrebbe essere una strada“.

Siddi ha concluso con il suo personale auspicio: un G20 della comunicazione per regolamentare tutta una serie di processi, rendendo accessibili in maniera nuova la Rete e i contenuti.

 

La necessità di rinnovamento della professione è stata ben argomentata da Luca De Biase, giornalista e scrittore, responsabile di “Nòva24”. “Siamo solo in cinque – ha spiegato – ma abbiamo una comunità di circa 400mila persone, che non vive né sulla carta né su Internet, ma sul territorio“. La Rete, secondo De Biase, “ha reso facile per chiunque esprimersi e comunicare. Mentre prima lo spazio era scarso ed era gestito e posseduto dall’editore, oggi ad essere scaro è il tempo della vita, l’attenzione“. Ecco perché occorre “servire questo tempo attraverso tutte le ergonomie possibili“. A sostegno di questa riflessione, alcuni dati frutto di un sondaggio di “Nòva24”: “I lettori dedicano alla lettura su carta circa 25 minuti, mentre al web dedicano anche 70 secondi; una lettura su tablet, infine, consente un approccio più tranquillo rispetto al web e più approfondito, con tempi più lunghi“. Quello che conta, ha detto ancora, è “avere un approccio di ricerca per poter servire il lettore con i tempi che vuole“.

La proposta che De Biase ha avanzato è stata quella di distinguere le novità dalle innovazioni: “Dobbiamo imparare che tutta la quantità di novità che ci troviamo davanti ogni giorno non corrisponde necessariamente a innovazione, a qualcosa di lunga durata“. In questo discernere occorre farsi guidare dalle esigenze del pubblico: “facilità e rapidità dell’accesso al contenuto, prezzi bassi e offerta molto ampia“. Il quadro che si sta attualmente delineando, in tema di informazione oggi, secondo De Biase, è un sistema duale in cui esistono “da un lato una ‘boutique’ di produzione di contenuto con alto valore aggiunto e bassi volumi di traffico, e dall’altro lato un ‘supermercato’ di distribuzione di contenuti con basso valore aggiunto e alti volumi di traffico, come ad esempio Facebook“.

 

Un’altra prospettiva favorevole alla discussione è stata quella proposta da Giulio Blasi, CEO della Horizons Unlimited, che ha avviato il servizio MediaLibraryOnLine, un portale di biblioteche digitali che seguono le stesse regole di una biblioteca tradizionale, un sistema che permette di accedere a tante risorse, tra cui libri, film e musica. “L’ebook non è una novità: l’Università di Bologna ne aveva una collezione già nel 1997. La novità è il tablet, l’iPad, il Kindle, e l’entrata in gioco dei grandi editori, per esempio quella di Mondadori risale solo all’autunno 2010“. In definitiva, secondo Blasi, “il tema del digitale è il tema della rivoluzione delle modalità distributive, ed è quello della drastica riduzione dei costi. Per un libro in prestito oggi si spendono poche decine di centesimi di euro“.

 

Un contributo dal mondo dell’editoria è stato quello offerto da Daniela Di Sora, della casa editrice Voland, collaboratore di pagine culturali in vari quotidiani e riviste, che davanti alla perplessità chiave sollevata da molti, “può l’ebook prendere il posto del suo predecessore cartaceo?“, ha argomentato: “Il libro è un oggetto talmente perfetto che è difficile da modificare. Ecco perché gli eReader lo copiamo in tutto e per tutto, nella forma, nel peso, nel modo in cui arriva la luce, nel modo di essere sfogliato“. Ciononostante, ha aggiunto, “sono pronta a trasferire il mio catalogo in digitale. Ma non è così semplice“. Di Sora, quindi, ha evidenziato alcuni limiti degli editori, tra i quali il prezzo più contenuto che cozza con altri elementi (come il costo di traduzione elevato per chi, come Voland, ha a che fare con narrativa straniera), la concessione degli autori stessi dei diritti di pubblicazione digitale, e così via.

 

Un approccio ironico e dissacrante ha fatto da incipit all’intervento di Marco Calvo, Presidente dell’associazione culturale Liber Liber, autore di saggi, consulente e docente nel campo delle telecomunicazioni. “Abbiamo in tasca da almeno 15 anni un cellulare, eppure le case automobilistiche non hanno prodotto un aggeggio per poterlo poggiare in macchina. La Fiat impiega migliaia di persone, eppure ha prodotto la Duna! Al cinema gli spettatori scelgono i posti centrali per una migliore visuale, eppure c’è una sala della capitale in cui le uscite di emergenza sono al centro. Son tutti esempi che sottolineano come non sia affatto scontato che più menti che producono insieme siano esenti dall’errore. Similmente, non c’è un motivo intelligente nel mettere il sistema di protezione DRM ai contenuti digitali, perché se sono un utente che si trova davanti un contenuto protetto da “lucchetto”, allora cercherò non di scassinare il lucchetto ma di trovarmelo altrove, di scaricarlo da un’altra parte”.

 

Quello che Calvo propone, in definitiva, è un sistema di micropagamenti online. Con la Rete abbiamo infatti azzerato i costi di distribuzione e con il digitale abbiamo azzerato i costi di duplicazione. Ma come si paga? “Se potessi pagare con un click veloce 10 centesimi per un brano musicale o per un approfondito articolo di giornale, allora il mercato avrebbe tutta un’altra vita. Ma a bloccare il micropagamento – ha sottolineato Calvo – non è un vincolo tecnico ma un vincolo legislativo, ci sono le banche che avrebbero una concorrenza spietata se non esistessero solo le carte di credito con commissione“.

Per fortuna, ha concluso, l’Unione Europea “ci sta dando il suo appoggio verso un nuovo sistema di micropagamenti“.