Digitale terrestre. Associazioni Tv locali: ‘Recenti norme penalizzano il comparto e cancellano pluralismo e libertà di impresa’

di Raffaella Natale |

La protesta delle emittenti locali al Convegno di Roma organizzato da Aeranti-Corallo in collaborazione con l’Associazione Tv locali Frt.

Italia


Frequenze tv

Animato confronto sul mercato del digitale terrestre al Convegno “Le tv locali per il pluralismo e la libertà di impresa”, che s’è tenuto stamani a Roma organizzato da Aeranti-Corallo in collaborazione con l’Associazione Tv locali Frt.

All’incontro sono intervenuti Maurizio Giunco (presidente Associazione Tv Locali Frt); Marco Rossignoli (coordinatore Aeranti-Corallo e presidente Aeranti); Filippo Rebecchini (Presidente federale Frt); Luigi Ferretti (consigliere federale Frt); Luigi Bardelli (componente dell’esecutivo Aeranti-Corallo e presidente Corallo).

Presenti, inoltre, i parlamentari Paolo Gentiloni (PD); Enzo Raisi (FLI); Davide Caparini (Lega Nord); Vincenzo Vita (PD); Roberto Rao (UDC).

Un incontro, come informano le Associazioni, finalizzato a rappresentare la protesta delle imprese televisive locali relativamente alle recenti norme, contenute nella legge di Stabilità 2011, che penalizzano il comparto, cancellando il pluralismo e la libertà di impresa nel settore televisivo.

In particolare le Associazioni hanno sottolineato che il comma 8 dell’art.1 della legge 13 dicembre 2010, n.220 prevede che nove delle ventisette frequenze appena assegnate alle tv locali sulla base della pianificazione della Agcom (e precisamente, i canali 61-69 uhf) vengano destinate ai servizi di comunicazione elettronica mobili in banda larga. In tal modo i già ridotti (e, inadeguati sotto il profilo qualitativo) spazi frequenziali per il settore televisivo locale verranno ulteriormente ridimensionati in modo molto drastico.

A parere di Aeranti-Corallo e della Associazione Tv locali Frt , in base alla normativa vigente le risorse frequenziali per la banda larga avrebbero dovuto essere reperite per 2/3 (6 frequenze) dalle tv nazionali e per 1/3 (3 frequenze) dalle tv locali.

Le scelte operate appaiono ancora più inaccettabili se si considera che, contestualmente, stanno per essere assegnate, senza alcun onere, una serie di frequenze ad alcuni operatori nazionali sulla base del beauty-contest di cui alla delibera n. 497/10/CONS della Agcom.

Il comma 11 dell’art.1 della citata legge 13 novembre 2010, n.220 prevede l’introduzione attraverso un regolamento ministeriale di nuovi ulteriori obblighi per gli operatori di reti ai fini, tra l’altro, “della valorizzazione e promozione delle culture regionali o locali”.

Tale norma, che comporta un rilevante appesantimento degli obblighi e degli adempimenti a carico del comparto televisivo locale, apre anche la strada all’introduzione del divieto per gli operatori di rete in ambito locale di veicolare contenuti nazionali, con evidenti conseguenze sul pluralismo e sulla concorrenza nel settore.

Un divieto in tal senso, costituirebbe infatti una insostenibile limitazione dell’attività dell’operatore di rete in ambito locale, in pieno contrasto con i principi generali della tv digitale che distinguono la figura del fornitore di servizi di media ( responsabile editoriale del palinsesto) da quella di operatore di rete ( responsabile degli impianti di telecomunicazione attraverso i quali vengono diffusi i palinsesti).

Le Associazioni hanno precisato che non è stato ancora emanato il provvedimento per equiparare i diritti amministrativi e i contributi dovuti dalle imprese per le trasmissioni televisive digitali terrestri ai canoni per le concessioni analogiche (uno percento del fatturato).

Al convegno era presente anche la Regione Umbria che, per voce dell’assessore alle Infrastrutture tecnologiche immateriali Stefano Vinti, ha informato che aderirà a “tutte le iniziative utili a garantire che il passaggio al digitale terrestre sia un’opportunità di crescita delle emittenti radiotelevisive locali e del pluralismo dell’informazione”.

“La transizione al digitale terrestre televisivo – ha proseguito Vinti – avrebbe dovuto, tra l’altro, favorire lo sviluppo del pluralismo e della concorrenza nel settore, consentendo il superamento del sistema oligopolista che ha caratterizzato la fase delle trasmissioni analogiche. In realtà, nell’attuale situazione, le imprese televisive locali non hanno alcuno spazio di sviluppo e, conseguentemente, stanno rischiando il definitivo tracollo”.

Intervento di Marco Rossignoli su YouTube