Contenuti digitali. Agcom presenta il Libro Bianco: neutralità della rete, piattaforme distributive e consumi culturali

di Cinzia Guadagnuolo |

Il Rapporto frutto di una collaborazione tra i diversi uffici dell’Autorità, coordinati da Augusto Preta (ITMedia Consulting)

Italia


Nicola D'Angelo

La struttura del mercato e la relativa catena del valore, i possibili sviluppi della domanda e dell’offerta, la competizione fra le differenti piattaforme, l’impatto in termini di concorrenza, la neutralità del mezzo di diffusione e la gestione dei diritti di esclusiva. Sono questi i temi chiave del “Libro Bianco sui contenuti” dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presentato oggi pomeriggio a Roma, nella sede Agcom. Una indagine conoscitiva che non può ambire a essere una fotografia nitida dell’industria dei contenuti italiani – sarebbe come cercare di immortalare una scheggia impazzita -, tanto più che lo studio è cominciato nel 2008. Un secolo fa.

 

Ma a quasi un anno dalla fine di questa Consigliatura, in dirittura d’arrivo Agcom sceglie di lasciare un altro “punto fermi al Paese“, come ha detto il commissario Nicola D’Angelo nel corso della presentazione. La ricerca sui contenuti digitali si inserisce, ha spiegato D’Angelo, che ha guidato la conferenza stampa in assenza del presidente Corrado Calabrò, in una serie di iniziative sui temi della convergenza, come il documento in pubblicazione sul diritto d’autore, o ancora l’indagine conoscitiva sulla neutralità tecnologica, quest’ultima a “buon punto”. Nel momento in cui lo studio sui contenti digitali è partito, non si immaginava probabilmente di trovare un sistema così ricco, così in veloce evoluzione. Ecco perché, ha detto ancora, il Libro Bianco non è troppo assertivo.

 

Un concetto ripreso da Roberto Viola, Segretario Generale dell’Agcom che l’ha definito un’opera didascalica: “Era questo il nostro obiettivo, essere un riferimento per studenti, curiosi, esperti del settore che vogliono rintracciare il senso del cambiamento nel mondo dell’audiovisivo“. L’ingegnere Viola esplicita, per sommi capi, alcuni dei punti nevralgici: l’analisi dell’industria discografica, lo studio sull’evoluzione della struttura della BBC verso nello sforzo di essere più funzionale ai contenuti, il tema della rete in Italia. A questo proposito ha aggiunto: “I dati italiani sono contraddittori; se guardiamo al consumo dei contenuti digitali, ci attestiamo su buoni livelli, ma se si prende in considerazione la diffusione della larga banda fissa allora vediamo che siamo il fanalino di coda in Europa; accade tuttavia il contrario per la banda larga mobile o per gli smartphone“. In definitiva, ha osservato, l’industria audiovisiva italiana è più lenta rispetto all’evoluzione e alla maturità della domanda. Similmente accade per la regolamentazione.

 

I contenuti del Libro Bianco sono stati più dettagliatamente chiariti da Augusto Preta, che è entrato nel merito dell’indagine. Il progetto è stato sostenuto con grande dispiego di energie: 11 studiosi, 54 audizioni con gli operatori (dai piccoli produttori di documentari alle major e ai broadcaster), 280 pagine in tutto. I capitoli del libro si soffermano, in particolare, su: gli attori e la nuova catena del valore; i contenuti e le reti di comunicazione elettronica; l’accesso ai contenuti, il diritto d’autore, la concorrenza e la regolamentazione. In definitiva, quindi, si affrontano gli argomenti relativi alla trasformazione tecnologica e il relativo impatto sociale, l’impatto sul mercato e la riflessione sui modelli di sviluppo nella regolamentazione.

 

È un lavoro che compisce per tre aspetti, ha detto Mario Morcellini, Preside della facoltà di Scienza della Comunicazione. In primo luogo perché si tratta di “un bel segno che l’Agcom ci consegna, un lavoro che trova un giudizio istituzionalmente positivo, parlo come ricercatore membro della comunità scientifica“. Il secondo elemento “straordinario” è che “non si parla di contenuti, ma di contenuti della convergenza“. In sostanza si tratta di un “lavoro sistematico sui contenuti che prima non esisteva“. In terzo luogo perché è uno strumento ricco di implicazioni, fondamentale, secondo il sociologo per capire in che modo i contenuti offrano strumenti di espressione agli attori sociali, in che misura siano acceleratori della capacità comunicativa dei soggetti. Morcellini non si lascia sfuggire l’occasione per offrire un tagli sociologico alla riflessione: “I media oggi sono acceleratori della crisi di punti di riferimento“, un problema legato al “cattivo rapporto tra comunicazione e cultura“. Su questo, dice, “abbiamo combinato un disastro negli ultimi anni“. Ha inoltra parlato di natura “ambigua” della comunicazione, che ha generato forme di ignoranza e di populismo sul piano culturale, più che politico. Ma anche in riferimento alla politica, si chiede il sociologo, occorre domandarci come mai, proprio mentre abbiamo avuto il maggiore exploit di contenuti, viviamo il momento di maggiore disinteresse nei confronti della politica e della partecipazione.

 

Un punto di vista più prettamente giuridico, invece, è quello che ha offerto il professore Vincenzo Zeno-Zencovich, dell’Università Roma Tre. “Dal Libro Bianco – ha detto – si evince un mondo sempre più legato ai servizi, ci stiamo spostando dal contenuto al servizio, e tutto ciò ci sposta su un piano giuridico molto diverso rispetto a prima, e siamo molto lontani dal capirne le conseguenze“. La tutela e la gestione dei diritti digitali, la tutela della privacy e dei minori, la tutela del pluralismo, la competizione tra le diverse piattaforme sono alcune delle problematiche toccate dal professore. Una metafora per capire meglio di cosa stiamo parlando: “È come se il nostro piano normativo – ha dichiarato Zeno-Zencovich – si poggiasse su quattro gambe, la direttiva sul commercio elettronico, la direttiva sul diritto d’autore, la direttiva sulla tutela dei dati personali e il mondo della concorrenza. Sono come quattro gambe fatte da quattro falegnami diversi, per proseguire con la metafora“. Un “guaio“, sostiene, generato a Bruxelles, che tuttavia in Italia determina fenomeni particolari. Proprio in Italia dove, per esempio, battiamo tutti per produzione si opere audiovisive, ma siamo estremamente in ritardo per altro. “La mia preoccupazione – ha concluso il giurista – è che tre gambe del tavolo sono di natura economica, mentre la quarta si riferisce a una libertà individuale come quella della tutela dei dati personali. Il risultato potrebbe essere che la gamba della libertà possa essere sacrificata in virtù della tutela delle altre tre“. Uno scenario non improbabile? La fine dell’anonimato sulla rete. “Il mio auspicio è quello di evitare che l’abuso di pochi si trasformi nella privazione della libertà di tutti“.

 

A concludere i lavori di presentazione del Libro Bianco è stato il commissario dell’Agcom  Antonio Martusciello, che ha affrontato il nodo della necessità di avere in Italia delle regole certe, richiamando come termine di paragone tutto ciò che è stato fatto Oltralpe per tutelare la proprietà dei contenuti digitali. “Le regole non mirano a criminalizzare l’utente finale, ma a cercare di risolvere la questione“. Martusciello intravede, nel breve termine, un contesto in cui l’offerta di contenuti digitali sarà a pagamento, sarà minore, più diversificata e di maggiore qualità. Su questa linea deve fare la sua parte anche il servizio pubblico, badando meno ai dati dell’audience e cercando di orientarsi prioritariamente sulla bontà del prodotto.

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