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Internet rischia l’IPocalypse, ma il passaggio all’IPv6 ancora incerto. Troppi investimenti per gli Isp e vantaggi incerti


Internet sta esaurendo gli indirizzi disponibili. L’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) ancora una volta lancia l’allarme per sostenere la necessità del passaggio al nuovo standard IP.

 “La grande riserva di indirizzi si esaurirà nelle prossime settimane”, ha spiegato Lorenzo Colitti, ingegnere di Google che sta curando il passaggio della web company al nuovo standard. “Bisogna far qualcosa e l’IPv6 sembra l’unica soluzione a lungo termine“.

 

Al momento internet funziona con lo standard IPv4 che prevede l’esistenza di 4 miliardi di indirizzi gestiti dall’Icann, adesso ne restano disponibili solo il 5%. E’ ormai da diversi anni che l’Icann chiede l’adozione del nuovo standard IPv6 che riserva 128 bit per gli indirizzi.

Il protocollo IPv4, in uso dal 1981, ha infatti una disponibilità limitata ed è, dunque, quanto mai urgente passare al nuovo protocollo IPv6 – standardizzato già da 10 anni – e che, come spiega Wikipedia, gestisce invece “fino a circa 3,4 × 1038 indirizzi (280.000.000.000.000.000 indirizzi unici per ogni metro quadrato della superficie terrestre)”.

 

“Immagino che se riuscissimo a trovare un modo per collegare un indirizzo IP a ogni atomo potremmo cominciare ad avere dei problemi“, ha ironizzato il presidente dell’Icann Rod Beckstrom, intervistato nel proprio ufficio a Palo Alto.

 

Colitti ha spiegato che “uno dei motivi per cui si sta temporeggiando, è che non c’è alcun vantaggio certo nell’IPv6″, aggiungendo che il passaggio necessita anche di notevoli investimenti.

Ma lo standard IPv4 non è in grado di fornire a tutti i 7 miliardi di abitanti del mondo un indirizzo Ip per ciascuno dei propri dispositivi elettronici.

Una volta che l’Icann avrà terminato di distribuire gli indirizzi disponibili con standard IPv4, i computer o i cellulari potrebbero condividerli, invece d’avere numeri identificativi unici.

Anche se questo, ha sottolineato Colitti, creerebbe altri problemi in quanto le applicazioni non riuscirebbero a fare le differenza tra utenti: “Se il mio vicino figura in una black list, per esempio, questo potrebbe valere anche per me“.

“Internet non smetterà di funzionare ma comincerà lentamente a morire“,  perché i sistemi gestiranno male le connessioni multiple su indirizzi condivisi.

 

Al momento, gli investimenti necessari per passare all’IPv6 pesano solo sui fornitori d’accessi, che dovrebbero fare in modo che le loro reti riescano a gestire i nuovi indirizzi e l’aumentato traffico del web.

 

Per gli utenti non cambierà nulla: i numeri che solitamente identificano gli indirizzi internet continueranno ad apparirgli nella loro forma abituale. Per alcuni potrebbe però essere necessario sostituire router o modem.

 

“L’importante è che i consumatori non si facciano prendere dal panico – ha commentato Colitti – scongiurando il rischio di un ‘IPocalypse’“. “E’ fondamentale – ha ribadito – che gli operatori del settore lavorino insieme”.

 

La giornata mondiale dell’IPv6 comincerà a mezzanotte dell’8 giugno. Google e Facebook, e altre società del settore, dovranno aggiungere gli indirizzi IPv6 ai loro sistemi per effettuare un test in modo da individuare eventuali problemi.

Beckstrom ha comunque concluso sostenendo che “Per il definitivo passaggio all’IPv6 ci vorranno diversi anni, durante i quali i rimanenti indirizzi IPv4 continueranno a essere distribuiti per consentire la transizione”.

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