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Google: si chiude l’era Schmidt. Larry Page nuovo Ceo da aprile. Voglia di cambiare o troppa la pressione di Facebook?

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Dopo dieci anni alla guida di Google, Eric Schmidt lascia il posto di amministratore delegato al cofondatore del gruppo, Larry Page, che dal 4 aprile salirà al comando del re dei motori di ricerca e a cui andrà il difficile compito di traghettare la società in un nuovo decennio irto di sfide: dalla competizione dei social network, all’assalto dei gruppi internet cinesi.

“Con la crescita di Google, la gestione diventa più complicata. Con Larry e Sergey abbiamo molto discusso su come semplificare la nostra struttura di gestione e accelerare il processo decisionale. Siamo giunti alla conclusione che fosse il momento giusto per apportare questi cambiamenti”, ha spiegato Schmidt in una nota. Cambiamenti che sarà possibile apportare soltanto con la determinazione di ruoli individuali più chiari all’interno del ‘triumvirato’ Schmidt-Page-Brin e con la garanzia di una “maggiore responsabilità” ai vertici. Da aprile, Sergey Brin assumerà la guida della divisione prodotti e tecnologie, fin qui gestita congiuntamente dai due fondatori.

 

Una decisione presa di comune accordo, dunque, ma dietro cui si possono celare molte motivazioni: il desiderio dei due fondatori di diventare ‘adulti’ e di gestire la loro creatura, che resta una delle società più potenti della Silicon Valley con un valore stimato in circa 200 miliardi di dollari, ma anche la necessità di tornare a un dinamismo che sembra ormai appartenere ad altre società, Facebook in primis.

 

Ieri, Google ha presentato risultati in linea con le previsioni: il quarto trimestre si è chiuso con un fatturato di 8,44 miliardi di dollari, in crescita del 26% rispetto all’anno scorso. In tutto il 2010, il fatturato è cresciuto del 24% a 29,32 miliardi di dollari. L’utile netto trimestrale è stato di 2,54 miliardi di dollari, quello annuale si è attestato a 8,50 miliardi di dollari, in aumento del 30% rispetto al 2009.

 

L’avventura di Schmidt in Google non è comunque terminata: da aprile occuperà la carica di presidente esecutivo anche se si rincorrono i rumors su un suo possibile ingresso nella squadra del presidente Barack Obama.

Secondo gli analisti, la decisione risolve una questione – quella della leadership – che ha fatto molto discutere gli osservatori e potrebbe essere stata dettata dal desiderio dei fondatori di guidare in prima persona la società, ponendo fine a un’era in cui era necessario avere un manager in grado di instillare fiducia negli azionisti.

Allo stesso modo, dicono gli addetti ai lavori, il ribaltone ai vertici potrebbe essere una risposta alle crescenti pressioni che incombono su Google da parte delle Autorità antitrust americane ed europee – sempre più inquiete per lo strapotere della società nel settore della ricerca e della pubblicità online – ma anche da parte di concorrenti sempre più agguerriti.

Molte le critiche giunte all’indirizzo di Mountain View per l’incapacità di mettere a punto una strategia valida nel settore dei social network o di indirizzare le proprie attività su nuovi mercati e servizi emergenti.
L’analista Gartner Whit Andrews ha sottolineato che “Facebook è la maggiore minaccia che Google abbia mai incontrato sul suo cammino” poichè mentre Microsoft e Yahoo hanno cercato di attaccarlo sul versante della ricerca, Facebook ha trovato il modo per sfidarlo nel redditizio settore della pubblicità. Secondo eMarketer, nel 2010 Facebook ha guadagnato dalla pubblicità 1,86 miliardi di dollari e per quest’anno sono attesi ricavi complessivi in crescita del 40%, pari a circa 5 miliardi di dollari.
 

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