Europa
Nonostante i ritardi e il continuo lievitare dei costi, la Ue crede ancora nel progetto di radionavigazione satellitare Galileo, che dovrebbe affrancare l’Europa dalla dipendenza del GPS americano nel settore. Il sistema, assicura l’esecutivo, sarà operativo dal 2014, mentre sulla sua genesi i cablogrammi di Wikileaks rivelano che c’è qualcuno che considera Galileo nient’altro che “un’idea stupida pilotata dalla Francia”.
 “La volontà dell’UE di sviluppare un sistema ridondante, ma alternativo al  GPS, è stata sollecitata dai francesi dopo un incidente durante il conflitto in  Kosovo, quando l’esercito americano ‘manipolò’ i dati GPS per supportare le  operazioni militari”, si legge in un file dell’ottobre 2009 proveniente  dall’ambasciata americana a Berlino e diffuso dal quotidiano norvegese  Aftenposten. Il commento, sarebbe stato incautamente rilasciato da Berry  Smutny, amministratore delegato di una società tedesca attiva nello sviluppo  del progetto. Smutny è stato licenziato.
  
Galileo è un progetto quanto mai importante per l’Europa, soprattutto in una fase di crescita dei servizi satellitari, che nel 2020 dovrebbero raggiungere un valore di 240 miliardi all’anno. Il mercato globale delle applicazioni per la navigazione satellitare ha registrato un incremento del 30% e la Commissione stima che Galileo possa apportare 90 miliardi di euro all’economia europea in circa 12 anni in termini di entrate supplementari per l’industria e di utilità pubblica, senza contare i benefici derivanti dall’essere indipendenti.
 Galileo è un sistema basato su 30 satelliti, posizionati in orbita a 24.000  chilometri di altitudine, che, secondo i progetti, dovrebbero coprire l’intera  superficie terrestre grazie ad una rete di stazioni di controllo. Ciascun  satellite sarà provvisto di un orologio atomico che permetterà di localizzare  ogni oggetto, fermo o in movimento, con un margine di errore di un metro. Il  sistema europeo è quindi superiore al Gps che, progettato con obiettivi militari  è usato anche per scopi civili, ma ha un mediocre livello di precisione,  dimostrando scarsa affidabilità, soprattutto nelle regioni ad estreme  latitudini.
 Il lancio dei primi satelliti della costellazione Galileo era, in realtà,  previsto per il 2008 ma è stato più volte rimandato. L’ultima previsione parlava  quindi del lancio entro il 2011 dei primi due satelliti e di un totale di 22  satelliti in orbita entro il 2017/18. Dieci anni in ritardo sul previsto.
  
Il problema principale, che sta causando notevoli ritardi sulla scaletta di marcia di Galileo, è la continua lievitazione dei costi del progetto: dei 3,4 miliardi stanziati, i due terzi sono stati già spesi e si prevedono costi aggiuntivi per circa 2 miliardi nel periodo 2014-2020 per completare le infrastrutture, a cui si dovranno aggiungere i costi di gestione che dal 2014 dovrebbero attestarsi a 800 milioni di euro all’anno.
Lo stesso, nonostante queste difficoltà, l’Europa è convinta che si tratti di un progetto irrinunciabile, sia per il valore dei servizi offerti, che per la necessità di realizzare un sistema esclusivamente per usi civili, a differenza del Gps e del russo Glonass, concepiti per usi militari.
 “Galileo – ha affermato il vicepresidente della Commissione europea  Antonio Tajani – consentirà all’Europa di competere sul mercato globale  della tecnologia spaziale e di imporsi quale attore di punta in un settore in  espansione caratterizzato da una crescente internazionalizzazione e dall’arrivo  delle economie emergenti. Siamo soddisfatti dei progressi compiuti sinora e ci  impegniamo per assicurare la realizzazione di questo progetto.” 
  
Galileo fornirà inizialmente tre tipi di servizi : un servizio aperto al pubblico (gratuito), un servizio pubblico regolamentato e un servizio per operazioni di ricerca e salvataggio, mentre va avanti la realizzazione delle infrastrutture necessarie al suo funzionamento: la costruzione dei primi quattro satelliti operativi, che rientra nella fase di validazione in orbita e che verranno lanciati nel 2011-2012, è vicina al completamento come anche la costruzione della relativa infrastruttura di terra, compresi i centri di controllo a terra a Fucino, Italia, e Oberpfaffenhofen, Germania.
Ad aggiudicarsi il contratto per la gestione delle infrastrutture spaziali e terrestri è stata la SpaceOpal, joint-venture creata da DLR GfR (Germania) e Telespazio (Italia).