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Sky su DTT. Romani: ‘Doveroso ricorso a Consiglio di Stato. Decisione entro 20-30 giorni’

Italia


La scelta di chiedere  al Consiglio di Stato un parere concernente la normativa riguardante l’applicazione del principio della reciprocità tra Stati in materia di radiodiffusione televisiva è stata imposta dalla “delicatezza della questione e dalla sua complessità tecnico giuridica”. Così il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha risposto alla Camera all’interrogazione in merito alla gara per l’assegnazione delle frequenze digitali terrestri, con particolare riferimento alla partecipazione di Sky Italia alla gara così come deciso dalla Ue.

L’interrogazione è stata depositata dal deputato del Fli Benedetto Della Vedova che ha sottolineato come i ritardi nell’indizione della gara abbiano determinato uno stato di incertezza negli operatori del settore, rischiando di danneggiare il grado di competitività e innovazione del paese, nonché la sua capacità di attrarre investimenti esteri nel settore delle nuove tecnologie digitali.

 

“Si tratta – ha aggiunto Romani – di un principio elementare di giustizia e non saranno i 20-30 giorni di tempo ragionevolmente previsti per la decisione del Consiglio di Stato a causare ritardi significativi nei tempi previsti per la gara. Al contrario  qualora non preventivamente risolti, i problemi interpretativi in questione potrebbero dilatarsi a dismisura quale conseguenza di ricorsi e controricorsi in sede giudiziaria”.

 

Nel ringraziare Della Vedova per avergli consentito di rispondere a queste problematiche in sede Parlamentare, Romani ha quindi sottolineato che proprio la delicatezza della questione, che ha coinvolto diversi organismi istituzionali e che ha posto in rilievo aspetti giuridici riguardanti non solo il diritto interno ma anche quello comunitario e internazionale, ha imposto allo Stato italiano di rivolgersi a un organismo terzo, autonomo e imparziale qual’è il Consiglio di Stato.

“Un atteggiamento ancora più doveroso e responsabile nei confronti di un sistema – quello radiovisivo del nostro Paese – fatto di tanti  operatori che hanno investito in oltre trent’anni di attività con oltre 500 tv locali che rappresentano una peculiarità italiana da tutelare e garantire”, ha aggiunto il ministro, sottolineando che il dicastero “…ha ritenuto di dover ripresentare entro il previsto termine di trenta giorni i chiarimenti richiesti dal Consiglio di Stato nel parere  interlocutorio del 20 dicembre scorso e ha ulteriormente  precisato i termini tecnico-giuridici della questione per consentire al supremo consesso amministrativo di fornire la corretta interpretazione della norma applicabile alla fattispecie e ciò anche alla luce del carattere non risolutivo dell’interpretazione fornita dal ministero degli Affari esteri e dall’Agcom, che non hanno consentito di superare definitivamente i dubbi sull’applicazione del principio di reciprocità fra Stati”.

 

“In conclusione – ha affermato Romani – si ritiene  che in previsione di una gara unica nel suo genere in Europa, nell’ambito della quale verrà assegnato un numero di reti pari a circa un quarto del patrimonio frequenziale nazionale – sono 25 le reti pianificate dall’autorità – la scelta di richiedere un principio interpretativo costituisce prova di un atteggiamento doveroso, responsabile e trasparente da parte del ministero. A breve, quando il Consiglio di Stato provvederà a pubblicare il parere e i contenuti della richiesta sottoposta dal ministero, i termini della questione potranno emergere con ogni evidenza”.

 

Della Vedova si è detto a sua volta soddisfatto dell’impegno espresso dal Governo a voler arrivare nel tempo più rapido possibile all’assegnazione dei multiplex del digitale terrestre, “per consentire agli investitori che vogliono investire in Italia di averne la possibilità”, ma ha anche ribadito la convinzione che “…vada evitato un nuovo contenzioso con l’Unione europea che ci possa imputare di impedire gli investimenti in un settore importante” come quello televisivo.

“A mio avviso – ha affermato ancora Della Vedova nella sua controreplica a Romani – il parere del ministero degli Esteri, dell’Agcom e soprattutto della Commissione europea erano sufficienti, anche perché il rischio è che la nuova richiesta al Consiglio di Stato faccia la fine della precedente, e cioè diventi una richiesta interlocutoria”, quando sono invece necessarie “garanzia e tempestività” per favorire gli investimenti, anche alla luce di quanto sta avvenendo nel settore ancor più ‘sensibile’ delle tlc, dove il gruppo Wind sta per passare dalla gestione egiziana alla gestione russa.

 

Il Governo ha chiesto al Consiglio di Stato se la partecipazione di un concorrente extracomunitario alla  gara per l’assegnazione dei multiplex della tv digitale non sia in contrasto con la normativa in vigore. Per questo i tempi della gara slitteranno ancora, almeno fino a marzo. Romani aveva posto lo stesso quesito a dicembre, ma i giudici di Palazzo Spada avevano sospeso il giudizio perché era stato formulato “in termini generali e sintetici” e “privo di un’argomentata illustrazione“.

 

Sulla questione il Consiglio di Stato aveva a sua volta sollecitato le osservazioni dell’Agcom, che si è pronunciata spiegando che a suo giudizio non c’è problema sulla reciprocità tra Stati. Il Consiglio dell’Autorità, riunitosi il 13 dicembre, ha condiviso all’unanimità il parere messo a punto dagli uffici, peraltro in linea con precedenti pronunce dell’organismo di garanzia su questi temi.

 

Contro la partecipazione di Sky alla gara hanno preso posizione Mediaset e Telecom Italia Media. Secondo la decisione Ue, Sky potrà trasmettere su digitale terrestre (ma solo peri canali in chiaro) e concorrere per il lotto di tre multiplex riservati ai nuovi entranti, mentre Rai, Mediaset e TI Media, già presenti sul digitale, potranno gareggiare per le altre due reti.

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