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Rai: Mauro Masi querela ‘Il Fatto’ mentre continuano le polemiche sui nuovi piani dell’azienda

Italia


Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha querelato la testata ‘Il fatto Quotidiano’ e l’autore di un articolo pubblicato oggi dove si fa riferimento a un programma televisivo la cui conduzione sarebbe affidata alla sua compagna. L’articolo in questione – si sottolinea in un comunicato – “reitera la pubblicazione di una presunta notizia assolutamente e completamente falsa, come e’ facilmente dimostrabile anche documentalmente“. Masi ha quindi incaricato i suoi legali di procedere in sede civile e penale nei confronti dei responsabili e dell’autore dell’articolo, “peraltro già querelato per lo stesso motivo”.

 

Ieri Masi è stato nominato dal Cda presidente di Rai Corporation mentre sono stati indicati come consiglieri Gianfranco Comanducci e < b>Antonio Marano.

L’internalizzazione di Rai Corporation era prevista nel Piano industriale insieme a quelle di Rai Trade e Rai Net, già approvate dal Consiglio. All’ordine del giorno anche il piano biennale per la fiction che è stato illustrato, ma verrà dibattuto nella prossima seduta, giovedì 20, e messo in votazione il 27 gennaio. Il Cda ha discusso anche sul contratto di servizio, tornato sul tavolo del Consiglio dopo le sollecitazioni per la firma che sarebbero arrivate da Agcom, Governo e commissione di Vigilanza. Il via libera al firma del testo potrebbe arrivare nella prossima riunione, come sollecitato dal consigliere di maggioranza Antonio Verro.

 

In un’intervista al “Giornale”, Masi, delineando il futuro dell’azienda, ha ammonito: “Basta con la tripartizione rigida che risale a trent’anni fa ed è ormai superata”.

Masi auspica un “salto di qualità in termini di pluralismo di sostanza” che oggi “latita in Rai”, anche perché l’approfondimento informativo che fa prevalentemente Rai Tre, lo fa “secondo i propri standard”. “Spesso in questa stagione – ha aggiunto – abbiamo assistito a programmi bilanciati rispetto all’ospite politico ma totalmente sbilanciati su servizi ed esperti“.

Inoltre, l’azienda, secondo Masi si deve districare tra una serie di “vincoli giuridici assolutamente pesantissimi che di fatto stanno portando avanti un concetto anacronistico di inamovibilità che sta pregiudicando in maniera seria le capacità gestionali dell’azienda e che si risolve in un palese vantaggio per la nostra concorrenza”.

 

Ma questa dichiarazione non ha trovato l’approvazione di Pd e Idv:  la “tripartizione” di cui parla il Dg è quella “fra una Rai Uno votata all’intrattenimento delle famiglie, una Rai Due più giovanilistica e una Rai Tre con il monopolio esclusivo dell’informazione e culturale”.

Critiche nei confronti di Masi arrivano anche dal segretario dell’Usigrai Carlo Verna dal congresso della Fnsi di Bergamo: “C’è bisogno di una Rai che progetti e che sia governata in modo diverso da oggi”.

 

Sulle dichiarazioni di Masi, in merito al ridimensionamento degli approfondimenti su Rai 3, è intervenuto anche il capogruppo del Pd in commissione Telecomunicazioni alla Camera, Michele Meta, sostenendo che il Dg intende “demolire la mission e gli obblighi della più grande azienda culturale del Paese”.

Eppure – ha continuato Meta – ci aspettavamo risposte concrete sul rilancio del servizio pubblico alla vigilia del passaggio definitivo al digitale terrestre, terreno sul quale la Rai rischia di restare ferma al palo se lascia spazi a Mediaset piuttosto che a nuovi entranti”.

 

Intanto Felice Belisario, capogruppo di Idv e il senatore Pancho Pardi, componente della Vigilanza, hanno chiesto al Ministro Paolo Romani di bloccare la svendita di RaiWay: “La Rai – scrivono nell’interrogazione parlamentare – chiuderà il bilancio del 2010 con un passivo di circa 130 milioni di euro che, sommandosi ai precedenti, porterà l’azienda ad una esposizione finanziaria di 250 milioni di euro. Ciò è accaduto anche a causa delle pessime scelte strategiche di Masi. Da ultimo, egli pensa di svendere per una cifra ridicola la consociata Raiway, strategica per l’operatività’ dell’azienda”.

 

Ma per Masi, l’azienda si è dotata di un Piano Industriale vero che porterà ad un piccolo avanzo di bilancio già nel 2011, compreso tra i 25 e i 30 milioni di euro.

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