Allarme pornografia: governo UK convoca gli Isp. Allo studio nuove misure per tutelare i minori

di Alessandra Talarico |

Gran Bretagna


Pornografia on line

Gli Isp britannici  BT, Virgin Media e TalkTalk potrebbero essere obbligati dal governo a bloccare i contenuti pornografici alla fonte, così da proteggere la navigazione in rete dei minori. La proposta, rilanciata dal ministro delle comunicazioni Ed Vaizey, si basa sull’approccio cosiddetto ‘opt-in’: in sostanza, dovranno essere i genitori a richiedere esplicitamente l’accesso a materiali pornografici, anche se non è ancora chiaro quale tipo di contenuto verrà etichettato come porno e bloccato.
 

L’idea di un approccio opt-in alla pornografia online era partita a novembre dalla parlamentare Claire Perry, sulla base dei risultati di uno studio secondo cui un bambino britannico su tre sotto i dieci anni ha visto in rete materiale pornografico. Dati che fanno paventare una sessualizzazione troppo precoce oltre che pericolosa, perché la navigazione sui siti per adulti avviene spesso senza controlli o filtri. Già nel 2007, il governo d’oltremanica aveva chiesto agli Isp di bloccare i contenuti pedopornografici utilizzando come riferimento una lista di siti forniti dalla Internet Watch Foundation. I sostenitori della proposta Vaizey indicano quindi questo esperimento come prova della fattibilità tecnica di un blocco più ampio che inglobi anche i siti porno, rispondendo alle obiezioni sollevate dagli Isp circa le difficoltà di applicazione della misura e i costi connessi alla sua attuazione.

 

Il ministro, dal canto suo, ha dichiarato al quotidiano The Sunday Times, di sperare di convincere i fornitori di servizi internet ad agire volontariamente in questo senso, così da non dover adottare una nuova legge in materia.

Gli Isp, del resto, hanno iniziato a muoversi in questa direzione, con TalkTalk pronta a lanciare il servizio “bright feed” che consentirà agli utenti di richiedere o bloccare l’accesso ad alcuni contenuti sulla base di un sistema di rating simile a quello utilizzato attualmente per i film. Virgin Mobile, invece, chiede già agli utenti di richiedere esplicitamente l’accesso a materiali per adulti e sostiene che lo stesso modello sarebbe replicabile anche su internet.