Smartphone in azienda: lo usano i capi e i dipendenti, ma come difendersi in caso di furto o virus?

di Alessandra Talarico |

Indagine Eurobarometro rileva che sempre più aziende utilizzano la banda larga fissa e mobile, mentre l'agenzia Ue ENISA mette in guardia sui pericoli per la sicurezza dei dati privati e lavorativi.

Unione Europea


Smartphone

Sempre più aziende, in Italia, utilizzano la banda larga, sia fissa che mobile: è dotato di accesso internet il 94% delle aziende italiane (in linea con la media Ue), delle quali l’83% dispone di banda larga. Sempre più diffuse, grazie alla crescente diffusione degli smartphone e delle applicazioni legate al business, anche le connessioni internet mobile, utilizzate dal 66% delle grandi imprese, dal 38% delle medie e dal 16% delle piccole.

Lo scorso anno, secondo i dati Gartner, le vendite di cellulari intelligenti sono raddoppiate, con 80 milioni di apparecchi venduti in tutto il mondo.

Secondo i dati di Eurobarometro, nel 2009 il 12% delle imprese europee ha avuto a che fare con incidenti legati alla sicurezza dei dati, che hanno causato la distruzione o la perdita parziale delle informazioni dovute a virus o all’accesso non autorizzato.

 

Danni che possono coinvolgere, come molti sarebbero portati a pensare, non solo i Pc, ma anche i dispositivi mobili, altrettanto esposti a tentativi di spionaggio, perdite accidentali di dati, chiamate o invii di sms non autorizzati a tariffe maggiorate.

A dirlo non è la solita azienda di sicurezza, ma ENISA, l’agenzia europea per la sicurezza delle reti, che nel suo ultimo rapporto mette in evidenza i rischi e le opportunità legate all’uso degli smartphone in azienda. Questi dispositivi, grazie alle loro molteplici funzioni – dal portafoglio elettronico al lettore di codici a barre o alla fotocamera – sono partner ormai inseparabili tanto nella vita privata che in quella lavorativa e catalizzano l’attenzione non solo dei più giovani ma di uomini politici e capi azienda, che finiscono per passare più tempo al cellulare che con i loro congiunti e per riversare nel dispositivo tutti i loro dati sensibili, dagli spostamenti in agenda, ai contatti e alle informazioni bancarie o aziendali.

 

In Italia, il 16% delle imprese (contro una media Ue del 12%) ha subito le conseguenze di danni legati all’hardware o al software, che si sono tradotti nell’indisponibilità dei servizi ICT o nella distruzione o perdita di dati sensibili. Il 3% ha subito dati legati ad attacchi esterni e il 4% ha registrato infezioni causate da un virus informatico o da un accesso non autorizzato. Il 66% delle imprese risulta comunque dotato di adeguati sistema di sicurezza (password forti e strumenti di autenticazione).

 

“Considerando l’importanza crescente degli smartphone per le imprese, i governi e i cittadini Ue, crediamo sia essenziale valutarne le implicazioni in termini di sicurezza e di privacy”, ha sottolineato il direttore esecutivo ENISA Udo Helmbrecht.

Tra gli ‘incidenti’ più ricorrenti, ENISA ricorda la perdita accidentale di dati sensibili (attraverso, ad esempio, i dati GPS collegati alle immagini); il furto di dati attraverso applicazioni spia o dovuto al furto, alla perdita o al malfunzionamento del dispositivo; i danni provocati dai cosiddetti ‘Diallerware‘, software nocivi che effettuano telefonate non autorizzate causando la perdita di denaro; o ancora il sovraccarico delle reti provocato proprio dalle molteplici applicazioni degli smartphone.

In termini di opportunità, sottolinea ENISA, le funzioni di sicurezza sono ben integrate nelle piattaforme smartphone, che facilitano la sicurezza dei dati in casi di perdita o furto del dispositivo. Un’altra opportunità risiede nell’utilizzo esclusivo, in caso di download di programmi, degli App Store autorizzati, dove i software sono sicuri e controllati.

“Gli smartphone sono una miniera d’oro di informazioni sensibili e personali ed è dunque cruciale comprendere come mantenere il nostro controllo su questi dati”, ha spiegato Giles Hogben, co-autore del rapporto ENISA, che offre raccomandazioni rivolte alle imprese – ai vertici come ai dipendenti – che indicano come evitare che le nostre informazioni, siano esse personali o di lavoro, finiscano nelle mani sbagliate o vadano perse.