Frequenze Tv. Il Ministero replica all’opposizione: ‘Al Consiglio di Stato chiarimento su principio di reciprocità tra Paesi extra Ue non tra piattaforme’

di Raffaella Natale |

Ma per Gentiloni si corre il rischio che, con un parere negativo, venga difatti impedito a Sky lì’ingresso nel digitale terrestre.

Italia


Paolo Romani

Il Ministero dello Sviluppo Economico è intervenuto  con una nota per precisare che, in merito a quanto affermato da alcuni esponenti dell’opposizione, è stato presentato al Consiglio di Stato un quesito per sgombrare ogni possibile equivoco su come debba essere inteso il principio della reciprocità tra Stati – e non fra piattaforme tecnologiche -, con particolare riferimento, ovviamente, a quelli Extra UE.

Ieri, infatti, il centrosinistra, in testa il responsabile comunicazioni del Pd Paolo Gentiloni, ha parlato di tentativo del governo “di impedire in extremis l’ingresso di Sky” nel nuovo mercato, “nonostante il via libera dell’Unione Europea” e parlato di “ennesimo episodio del conflitto di interessi“.

E aggiunto che “Qualora il parere evidenziasse una mancanza di reciprocità, c’è il rischio che venga utilizzato con l’obiettivo di impedire quell’ingresso di Sky nel digitale terrestre che l’Ue ha da poche settimane autorizzato (potrà trasmettere solo programmi gratuiti per cine anni, ndr)“.

“Se venisse confermato il tentativo da parte dell’esecutivo di utilizzare il fatto che Sky sia un’azienda Usa per mettere i bastoni tra le ruote alla crescita di un concorrente di Mediaset ci troveremmo davanti ad un comportamento sbalorditivo’, ha attaccato Gentiloni. “Tanto più perché, dopo anni che Sky opera in Italia, il governo all’improvviso avrebbe deciso di muoversi in questa direzione. Se così fosse – ha detto ancora l’esponente del Pd – sull’altare del conflitto di interessi, il governo non esiterebbe, unico in Europa, a contrastare gli investimenti di imprese Usa nel settore della comunicazione’.

 

Protestano dal Pd anche Luigi Zanda e Vincenzo Vita, mentre l’Idv Pancho Pardi parla di ‘ennesima prova del conflitto di interessi del premier Berlusconi’.

 

Il Mse ha però precisato che la necessità di verificare la sussistenza delle condizioni di reciprocità non riguarda dunque un soggetto di uno Stato in particolare, ma tutti i soggetti non appartenenti all’Unione Europea interessati a partecipare alla gara.

 

Lo scontro di oggi aggiunge un nuovo capitolo alla complessa vicenda che ha visto una lunga contrapposizione tra il governo e la Commissione europea, prima del via libera di Bruxelles alla partecipazione di Sky alla gara per la quale l’Agcom ha appena varato la versione definitiva del regolamento.

Sky Italia potrà concorrere per il lotto di tre multiplex riservati ai nuovi entranti, mentre Rai, Mediaset e TI Media, già presenti sul digitale, potranno gareggiare per le altre due reti.

 

Il Ministero ha, quindi, spiegato che “la richiesta di parere è obbligatoria in previsione di un beauty contest di rilevanza internazionale in un settore vitale come quello dei media, che consentirà l’ingresso di nuovi soggetti in Italia”.

“Si chiede quindi ad organi terzi e imparziali (il Consiglio di Stato ha interessato anche il Ministero degli esteri e l’Autorità) di interpretare la vigenza o meno di un principio generale stabilito nel comparto televisivo sin dalla Legge Maccanico, che per l’analogico prevedeva la reciprocità riferita al controllo societario, in aggiunta al principio di ‘stabilimento’ per ‘qualsiasi impresa stabilita nella spazio economico europeo’, come è indicato nella delibera 497/10/CONS dell’Agcom”.

 

“Scopo della richiesta – ha concluso il Mse – è fare chiarezza, con una risposta sollecita e tempestiva, prima dell’avvio della gara, in modo da garantire tutti i futuri partecipanti già nella fase di predisposizione del bando che sarà comunque preventivamente inviato alla Commissione europea prima della sua emanazione.

 

A quanto si apprende, i giudici di palazzo Spada si pronunceranno lunedì 20 dicembre, intanto però si sarebbero rivolti alla stessa Autorità per acquisirne le osservazioni sulla questione. Un quesito al quale l’Agcom dovrà evidentemente rispondere entro il 20 dicembre.