Rai: Class Action di Altroconsumo per difendere il diritto dei telespettatori a un reale servizio pubblico nel rispetto del contratto di abbonamento

di di Marco Pierani (Responsabile Relazioni Istituzionali Altroconsumo) |

L’obiettivo è salvaguardare un diritto civile primario quale è quello a un’informazione libera, plurale ed obiettiva.

Italia


Marco Pierani

Promossa con coraggio e responsabilità da Altroconsumo, quella che si discuterà ben presto di fronte al Tribunale di Roma è una class action caratterizzata dall’elevato numero di possibili aderenti, potenzialmente tutti gli abbonati RAI, ma anche dall’obiettivo di salvaguardare un diritto civile primario dal rango costituzionale quale è quello a un’informazione libera, plurale ed obiettiva.

Interessi di parte, o meglio di una pluralità di soggetti offesi, come è normale che sia in tutte le azioni collettive, coincidono dunque in questo particolare caso anche con l’interesse generale se, come appare opportuno, si vuole ritenere ancora utile che nel nostro Paese continui a sussistere una tv di servizio pubblico, purché essa svolga adeguatamente tale importante mandato adempiendo correttamente alle obbligazioni prescritte dal contratto di servizio nonché dal contratto di abbonamento sottoscritto con ciascuno degli abbonati RAI.

 

I nostri diritti, come consumatori e come cittadini, sono stati reiteratamente violati nel corso del 2010, la RAI si è resa inadempiente ai propri obblighi contrattuali assunti, in qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, nei confronti dei propri abbonati. Quella che si discuterà, pertanto, dinanzi al Tribunale di Roma sarà – per inciso – una questione di civiltà giuridica che va al di là e sta al di sopra del dibattito politico, non è questa la tv di servizio pubblico che ci meritiamo e ciò a prescindere dalla parte politica che ognuno di noi supporta, vota o promuove.

 

In merito alle varie lesioni dedotte in giudizio un particolare riferimento va fatto indubbiamente al comportamento tenuto dalla RAI in occasione dell’ultima consultazione elettorale svoltasi il 28 ed il 29 marzo 2010 per il rinnovo dei Consigli regionali e dei Presidenti delle Giunte regionali delle principali Regioni italiane. Durante la campagna elettorale che ha preceduto il voto, la RAI ha, infatti, cancellato dal proprio palinsesto televisivo i principali programmi di informazione ed approfondimento politico “Ballarò”, “Porta a Porta“, “Anno Zero“, l'”Ultima Parola“, nonostante non vi fosse alcun obbligo di legge in tal senso e nonostante le forti critiche e le perplessità manifestate al riguardo dal mondo della politica, da quello del giornalismo, oltre che dall’opinione pubblica.

Nello stesso periodo la RAI, tradendo la propria “mission”, quale concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, per un’informazione imparziale ed equilibrata, ha riconosciuto ad alcuni partiti spazi enormemente superiori rispetto a quelli accordati alle altre formazioni politiche che pure hanno preso parte alla consultazione elettorale. Comportamento questo, peraltro, accertato e più volte sanzionato da AGCOM.

 

Tutti gli abbonati RAI hanno quindi assistito impotenti alla cancellazione del proprio diritto, costituzionalmente garantito, ad una informazione libera e plurale in un momento particolarmente delicato della vita politica del Paese, momento nel quale il servizio pubblico radiotelevisivo costituisce – o meglio, dovrebbe costituire – il principale strumento per la formazione consapevole da parte di ciascun cittadino della propria volontà politica.

Per altro verso, più recentemente, la RAI ha iniziato a distribuire la propria programmazione su una nuova piattaforma satellitare denominata “TIVUSAT“, mettendo a disposizione dei propri abbonati delle “smart card” a pagamento con costi che variano dai 12 a 21, 60 euro.

Anche in questo caso la RAI ha violato i diritti dei propri abbonati i quali, in base al contratto di servizio, devono poter usufruire della programmazione RAI su qualsivoglia piattaforma tecnologica – satellitare, digitale terrestre, via cavo, etc… – senza alcun costo aggiuntivo rispetto a quello rappresentato dal cosiddetto “canone RAI”.

 

Altroconsumo ha chiesto che il Tribunale riconosca a ciascun abbonato RAI che ne faccia richiesta per il tramite della nostra associazione l’importo minimo di 500 Euro a titolo di risarcimento per la lesione del suo diritto, costituzionalmente garantito, ad una informazione libera, plurale ed obiettiva. Per gli abbonati che hanno inoltre acquistato le cosiddette smart card “TIVUSAT”, Altroconsumo ha chiesto che la RAI venga condannata a restituire il prezzo indebitamente pagato dagli utenti per un servizio che quest’ultima ha l’obbligo di fornire senza addebitare agli abbonati ulteriori costi rispetto al canone.

Come già detto, la nostra azione contro la RAI, o meglio contro questa gestione dissennata della RAI, entrerà tra breve nel vivo della fase di discussione davanti al giudice, nel frattempo vogliamo raccogliere, prima dell’udienza, più supporto possibile intorno alla class action.

 

Gli abbonati RAI possono iscriversi a questa pagina http://www.altroconsumo.it/radio-tv/class-action-contro-la-rai-violazione-del-contratto-di-servizio-pubblico-s294873.htm sul sito di Altroconsumo per dimostrare il loro interesse ad aderire alla class action, le adesioni formali avverranno quando il Tribunale avrà deciso l’ammissibilità dell’azione. Siamo già in tanti, ma più siamo meglio stiamo !

 

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