Internet: per il 44° Rapporto Censis, il futuro del web dipenderà dalla sicurezza delle transazioni e dal costo dei contenuti

di Raffaella Natale |

Cresce anche il popolo degli italiani che prova a fugare dubbi o cerca notizie sanitarie a colpi di mouse.

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Affronta anche il grande tema di internet il 44° Rapporto Censis presentato stamani a Roma. Nell’annuale analisi dei più significativi fenomeni socioeconomici del Paese, si rileva che Il futuro della rete dipenderà dal modo in cui verranno sciolti due nodi rimasti ad oggi non del tutto risolti: i problemi di sicurezza delle transazioni attraverso il web e la questione riguardante la totale gratuità o meno dei contenuti reperibili in rete.

 

Come si legge nel Rapporto, solo il 43% degli italiani che usano internet si dice fiducioso della sicurezza delle transazioni online, a fronte del 58% della media europea. Il 64% lamenta di ricevere troppe spam, il 58% ha avuto episodi di virus informativi (46% media europea), l’8% ha avuto violazioni della privacy, il 4% ha subito un’attività botnet, il 3% denuncia problemi legati alla sicurezza dei minori, il 2% è vittima di phishing.

Anche per questo, il 96% di chi naviga da casa ha tecnologie standard per garantire la sicurezza della navigazione (antivirus, antispam, etc), mentre il 55% si tutela dai rischi delle transazioni online evitando di farle.

 

Sul fronte del costo del web, ha spiegato il Censis, la grande maggioranza (7 su 10) dei cittadini che utilizzano la rete pensano che non sia giusto che sia l’utente a pagare i contenuti di informazione disponibili in internet. Più precisamente, per il 64,2% del campione la forza della rete sta proprio nella piena libertà dell’utente, che verrebbe incrinata dalla richiesta di corresponsioni in caso di accesso ad alcuni specifici siti.

 

Vi è, però, quasi un quarto del campione (complessivamente, il 24% di chi utilizza internet) che è invece favorevole al superamento dell’opzione “tutto gratis”. Il 14,9% si dice disposto ad accettare il pagamento, da parte dell’utente, dei contenuti di informazione reperibili sul web attraverso il meccanismo dei micro-pagamenti, per tutelare il copyright. Tra i laureati il consenso al meccanismo dei micropagamenti sale al 20,1%. 

 

Per quanto riguarda, invece, il rapporto dei minori col pc, si è evidenziato che il 18,2%  usa il computer da solo in casa: “La famiglia è sempre meno in condizione di assolvere alla sua funzione educativa, come pure la scuola”.

In particolare, ha usato il pc negli ultimi tre mesi il 64,9% dei bambini e dei ragazzi con almeno un genitore laureato rispetto al 34,6% di quelli con genitori con al massimo la licenza elementare. Dunque per il Censis i bambini e i ragazzi con genitori con titoli di studio bassi sono svantaggiati sia nell’uso a casa sia nell’uso combinato casa-scuola “a dimostrazione del fatto che la scuola non riesce a colmare il profondo divario dovuto a uno svantaggio sociale”.

 

Il Rapporto punta il dito contro “un problema di agenda che riguarda una politica culturale per le nuove generazioni: se è vero che i più giovani sono ‘digital natives’, è altrettanto vero che non si può lasciarli a se stessi e alle loro esili capacità di discernimento”. Per questo “è necessario ripensare complessivamente la possibilità per genitori e insegnanti di interagire con i contenuti in cui si imbattono attraverso i media, formidabile strumento di evoluzione se ben gestiti”

 

Altro interessante aspetto evidenziato dal Censis è quello che riguarda l’informazione medica. Secondo i dati raccolti, cresce il popolo degli italiani che prova a fugare dubbi o cerca notizie sanitarie a colpi di mouse (34%), anche se la tv resta regina indiscussa: è lei la prima fonte di informazione sanitaria, punto di riferimento per quasi un italiano su due (42,9%). A rivelarlo e’ il 44esimo Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi.

Dall’indagine in merito ai principali canali utilizzati dagli italiani per informarsi sui temi legati alla salute, emerge che il camice bianco gode sempre di un’ampia considerazione: ricorre al medico di famiglia per accedere a una comunicazione diretta il 20,3% del campione (dato che sale al 31,1% tra i soggetti meno istruiti); il 2,5% si rivolge al medico specialista e il 2,3% al farmacista.

C’è poi il passaparola tra amici, colleghi e parenti, indicato come il mezzo principale per acquisire le informazioni dal 18,7% degli intervistati. Ma la prima fonte di informazione resta il ‘piccolo schermo’, secondo il 42,9% delle opinioni raccolte, mentre il 25,8% degli italiani si affida a giornali e riviste. E’ invece il 12,6% degli italiani a individuare in internet il primo strumento a cui ricorrere per informarsi su tematiche mediche. Se però si valuta un uso più generico della Rete in relazione alla propria salute – in questo caso non considerando il web come principale fonte di informazione in materia sanitaria – il dato degli utilizzatori sale al 34% degli italiani.  

 

A scegliere il web per cercare informazioni su salute e sanità sono soprattutto i più istruiti. Il dato sull’uso di internet è infatti estremamente variabile in base ai livelli di istruzione, oscillando tra il 5,4% delle persone con la sola licenza elementare fino a superare il 45% tra coloro che sono in possesso del diploma o della laurea.

Il 29,5% naviga in Rete per cercare informazioni su patologie specifiche, il 18,4% per trovare informazioni su medici e strutture a cui rivolgersi. Inoltre, il 2,1% (e il dato è sensibilmente più alto tra i soggetti laureati, arrivando al 7,4%) frequenta forum online, chat, blog e consulta altre communities di pazienti per scambiare informazioni e pareri.

A questi comportamenti vanno sommati anche altri comportamenti funzionali, come l’abitudine di prenotare visite specialistiche e analisi mediche via internet (5,3% degli italiani, dato che sale al 9,5% dei laureati), o l’acquisto di farmaci online, praticato dall’1,9% del campione.