Accesso alle reti: Neelie Kroes chiede costi equi per incentivare gli investimenti nella fibra

di Alessandra Talarico |

Il Commissario Kroes ha ribadito la necessità di evitare disincentivi agli investimenti e di assicurare lo sviluppo sostenibile della fibra attraverso una corretta valutazione dei costi sottostanti.

Unione Europea


Neelie Kroes

“Dobbiamo tenere presente che  prezzi troppo bassi di accesso alla rete in rame possono erodere i prezzi finali della banda larga. Una simile situazione renderebbe molto meno attraenti gli investimenti nella fibra, invece che il contrario”. E’ quanto ha dichiarato il Commissario per l’Agenda digitale Ue b>Neelie Kroes, intervenendo ieri a una conferenza organizzata da ECTA (European Competitive Telecommunication Association).

 

Nel suo discorso, la Kroes ha evidenziato i nodi ancora da sciogliere per abilitare uno sviluppo equo e in grado di stimolare gli investimenti nella banda ultralarga – processo per il quale è imperativa la partecipazione ‘piena’ anche degli operatori alternativi – e ha ribadito che i costi di accesso alla rete in rame devono essere fissati tenendo presente l’obiettivo di stimolare lo sviluppo del mercato e gli investimenti nelle reti in fibra.
“Quello che più conta è che i prezzi siano  fissati ad un livello equo che rifletta i costi sottostanti”, ha spiegato, sottolineando il rischio che la riduzione dei prezzi all’ingrosso per le reti in rame possa erodere i prezzi sui mercati della banda larga, rendendo meno attraenti gli investimenti in fibra.

“L’ultrabanda larga è il cuore dell’Agenda digitale”, ha affermato la Kroes, ribadendo che tali costi dovrebbero essere stabiliti in maniera coerente: i prezzi di accesso a prodotti che fanno parte della stessa catena di valore, cioè, dovrebbero essere calcolati sulla base di costi standard.

“Solo in questo modo – ha aggiunto – possiamo assicurare i giusti incentivi per il passaggio alle reti di nuova generazione e garantire a coloro che richiedono l’accesso di poter ancora salire la scala degli investimenti”.

“Le entrate provenienti dalla vendita di servizi di accesso non dovrebbero ostacolare il venditore negli investimenti per il passaggio dal rame alla fibra”, ha detto ancora la Kroes, aggiungendo, “Alcuni sostengono che i regolatori debbano fissare prezzi di accesso al rame più bassi per tagliare i margini…in questa linea di pensiero, la fibra diventa un investimento più attraente e ci sarebbe più concorrenza sulle reti in rame. Ma non è detto che sia così. Perchè dobbiamo tenere a mente, comunque, che prezzi di accesso al rame più bassi possono erodere i prezzi della banda larga al dettaglio e ciò renderebbe meno attraenti gli investimenti su nuovi prodotti basati sulla fibra”.

 

Non bisogna, insomma, perdere di vista il quadro più ampio: “dobbiamo considerare che potrebbe essere poco saggio “salvare” una piccola quantità di accesso a banda larga in rame oggi, se l’effetto a lungo termine è quello di ridurre il reddito futuro impoverendo le reti”.

“Allo stesso tempo, tuttavia, non possiamo metterci in una situazione in cui un prezzo di accesso irragionevolmente alto porti all’annullamento della concorrenza tra infrastrutture”, ha aggiunto la Kroes, che ha quindi sottolineato la necessità che gli operatori identifichino una serie di interessi comuni e inizino a lavorare insieme per ridurre i costi degli investimenti, ricordando che la Commissione predilige due vie per stimolare gli investimenti: “offrire attivamente ulteriori indicazioni sull’applicazione dei rimedi essenziali ed esercitare una supervisione regolamentare per garantire parità di condizioni in tutta la Ue”.

La parità, a sua volta, è assicurata dalla garanzia di “prezzi equi per le società terze che richiedono accesso alla rete” e dalla effettiva “implementazione dei principi di non discriminazione per gli operatori di rete intergrati verticalmente”.

La Kroes si è soffermata anche sull’importanza di seguire principi di determinazione dei costi fedeli al modello di calcolo scelto, prendendo come riferimento, ad esempio, i costi sostenuti da un operatore efficiente per realizzare una nuova rete. Si tratta – ha detto la Kroes – di “…una buona idea poiché consente di evitare di compensare un operatore dominante per costi causati da inefficienze del passato”.

Bisogna quindi insistere sul principio di non discriminazione: gli operatori integrati verticalmente non dovrebbero discriminare i competitor per favorire i propri servizi e si deve dunque agire per disincentivare questi comportamenti, limitati ma non certo fermati dai rimedi messi in atto dalla Commissione.

La Commissione, ha concluso la Kroes, è consapevole della portata di questa missione e ciò vuol dire che l’esecutivo vigilerà contro eventuali comportamenti anti competitivi ma, soprattutto, si impegnerà ad aiutare chi vuole investire e costruire sulla base di interessi comuni.

 

Il Commissario Kroes potrebbe, quindi, avviare azioni verso i regolatori nazionali dei Paesi membri che dovessero ignorare le linee guida atte a determinare i costi applicati dagli ex monopolisti ai concorrenti. Costi che devono essere equi perchè si riflettono sui prezzi praticati ai consumatori.

Il nuovo pacchetto telecom, varato alla fine dello scorso anno ed effettivo da maggio, affida nuovi poteri alla Commissione per far rispettare le leggi in tema di comunicazioni e la Kroes si è detta intenzionata ad aprire un’indagine approfondita “sulle pratiche sui metodi utilizzati dai regolatori nazionali per permettere a queste società di alzare i prezzi applicati ai concorrenti”.

 

“Siamo pronti ad utilizzare questo nuovo strumento” ha dichiarato la Kroes all’Herald Tribune, sottolineando che non si tratta affatto “di una minaccia astratta”.