Francia: No al canone Tv per smartphone e Pc, mentre in Italia continua a far discutere la proposta di Romani

di Alessandra Talarico |

Italia


Paolo Romani

Tirano un sospiro di sollievo i cittadini francesi proprietari di dispositivi mobili e fissi per l’accesso a internet. In Italia piace a pochi l’idea di ‘ribaltare l’onere della prova’ e  lasciare che ciascun cittadino che ha l’allaccio elettrico dimostri di non avere in casa un televisore.

 

Mentre in Italia fa discutere la proposta del ministro allo sviluppo economico, Paolo Romani di chiedere il pagamento del canone Tv a tutti i cittadini titolari di un contratto di fornitura elettrica, i francesi tirano un sospiro di sollievo: l’emendamento che avrebbe obbligato a pagare il canone Tv chiunque avesse uno smartphone, un Pc, un tablet o qualsiasi altro dispositivo atto a guardare contenuti televisivi on-demand o in streaming, è stato, infine, ritirato dal Senatore dell’UMP Philippe Marini, che lo aveva presentato.

Il senatore, citando il principio della ‘neutralità tecnologica’, intendeva obbligare al pagamento del canone Tv i possessori di qualsiasi dispositivo in grado di ricevere un servizio media audiovisivo, per salvare il servizio pubblico radiotelevisivo dalla minaccia rappresentata dal cambiamento dei modelli di consumo.

La proposta non era tanto piaciuta neanche al Governo: il ministro delle Finanze François Baroin ha ammesso di non ritenere auspicabile l’estensione del canone a tutti i supporti media: “è una nozione incerta e in continua evoluzione”, ha affermato.
Un altro emendamento che proponeva di estendere il canone anche alle seconde case è stato respinto: i senatori francesi hanno sottolineato di non voler appesantire ulteriormente la situazione delle famiglie in un periodo di crisi, con una ‘doppia punizione’ per i proprietari di abitazioni situate in zone non coperte dal digitale, obbligati a dotarsi di una parabola per continuare a ricevere la televisione.

 

Anche l’Italia è alle prese con la ricerca di una soluzione all’evasione del canone, che non viene pagato da un cittadino su tre. Esattamente un anno fa, Romani aveva bocciato la proposta di abbinare il canone alla bolletta telefonica – “è un sistema sperimentato in Grecia dove c’è un solo gestore elettrico e non 150 come da noi.”– aveva detto, sottolineando la necessità di dover studiare  altre soluzioni, forse meno cogenti come il “ribaltamento dell’onere della prova”, in base al quale dovrà essere ciascun cittadino che ha l’allaccio elettrico a dimostrare di non avere l’apparecchio televisivo e quindi di non dover pagare il canone.
Più o meno quanto ribadito nei giorni scorsi al Corriere della Sera: “…se uno ha l’elettricità, ha anche l’apparecchio tv. Chi non ha la televisione dovrà dimostrarlo e solo in quel caso non pagherà”, ha affermato Romani, attirando l’applauso del Presidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, Mario Valducci – secondo cui “…è un atto di equità nei confronti di chi il canone lo paga e un recupero di risorse per un migliore servizio pubblico” – e la stizza del capogruppo della Lega Nord in commissione Comunicazioni del Senato Piergiorgio Stiffoni, secondo cui si tratta di una proposta irricevibile.

Anche FLI e PD si sono schierati contro l’idea del ministro Romani: per il deputato di Futuro e Libertà Enzo Raisi, si tratta “dell`ennesimo balzello che andrà a gravare sulle tasche dei cittadini”, nonché di un sistema “che ricorda sistemi da socialismo reale”, mentre per Maura Leddi del Partito democratico la proposta di Romani di accorpare il canone Rai all’utenza elettrica, “è fantasiosa”: la Rai, ha aggiunto Leddi, “ha due strade da intraprendere: ridurre le spese o andare ad aumentare le entrate, che significa aumentare la pubblicità. Ma su questo punto non si muove una paglia e gli investimenti pubblicitari vanno su altre televisioni’.