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Broadcaster contro la Google Tv: nel mirino il controllo dei contenuti

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Presentata ufficialmente a maggio e lanciata a ottobre, la Google Tv non ha tardato a farsi molti nemici e dagli Usa all’Europa si moltiplica il numero di gruppi televisivi che bloccano l’accesso al servizio Google. Ultimo in ordine di tempo a dire no alla trasmissione dei propri contenuti sulla piattaforma Google, il conglomerato media Viacom, cui fanno capo canali televisivi satellitari e via cavo (MTV Networks, Nickelodeon e BET), e società di produzione e distribuzione di pellicole (Paramount Pictures e DreamWorks Movie Studios), mentre in Francia, 18 tra le principali emittenti televisive (tra cui TF1, France télévisions, M6, BFM TV) hanno firmato un documento d’intenti che pone importanti paletti alla diffusione dei contenuti attraverso la web Tv del gruppo di Mountain View.

 

La Google Tv è un servizio basato sull’uso di un decoder esterno o integrato nel televisore, arricchito con funzionalità avanzate che gli permettono di essere collegato a dispositivi mobili e Pc, con la possibilità di visualizzare filmati in streaming e navigare in internet tramite un browser integrato basato su Chrome.

Se la defezione di Viacom ha origine nello storico conflitto che la contrappone a Google – legato alla pubblicazione su YouTube di contenuti del gruppo – diverse altre emittenti – da NBC a CBS, da ABC a Fox – hanno comunque deciso di bloccare l’accesso alla Google Tv, disattivando l’accesso ai loro video online e riducendo, quindi, la già ridotta lista di programmi accessibili attraverso il servizio Google.

L’opposizione, quasi unanime, è legata al fatto che i gruppi televisivi non intendono permettere a Google di trasmettere i loro contenuti alle sue condizioni, con l’aggiunta, cioè di pubblicità e link contestuali in sovraimpressione, servizi supplementari e così via. Servizi fondamentali per il business model della Google Tv, ma anche per i servizi di ricerca su internet o suoi cellulari, sui quali, però, anche le emittenti vorrebbero dire la loro.

E’ questa, di fatto, la richiesta alla base del documento redatto dalle Tv francesi, che vogliono poter gestire e controllare “le sovraimpressioni, i contenuti editoriali e pubblicitari o le sollecitazioni all’acquisto” che compaiono sui video diffusi attraverso la piattaforma Google.

 

Sul modello della Google Tv, sono spuntati in Francia diversi servizi simili, come Pluzz.fr o M6Replay. Hulu.com, il sito che diffonde  – solo negli Usa – i programmi di ABC, NBC e Fox e che fin da subito ha bloccato l’accesso ai servizi del gruppo di Mountain View optando su un sistema di abbonamenti, ha annunciato un fatturato di 240 milioni di dollari per il 2010.
 

Secondo Forrester Research, nel 2015, oltre 43 milioni di famiglie americane avranno una Tv connessa a internet rispetto a 2 milioni nel 2010.

A metà novembre, il Ceo di Google, Eric Schmidt, aveva stimato che grazie alla Tv connessa, si guarderà di più la televisione, grazie all’integrazione con i molti servizi e le applicazioni internet e che il solo modo per aumentare i profitti delle emittenti televisive era di “moltiplicare le fonti di guadagno”. Un approccio che, però, i broadcaster pensano di poter intraprendere senza passare per Google o, almeno, non alle sue condizioni.

I primi televisori a integrare la Google Tv sono stati prodotti da Sony e sono in  vendita a un prezzo compreso tra  600 ai 1.400 dollari. Tra le altre caratteristiche, i televisori consentono l’accesso diretto al motore di ricerca Google per scandagliare il web e i programmi live da una lista cui si può accedere semplicemente premendo un bottone del telecomando. Il tutto continuando a guardare i programmi Tv da un riquadro nell’angolo dello schermo.
Il decoder, invece, è stato prodotto da Logitech e costa circa 300 dollari.

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