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Web Tv. Sburocratizzare il decreto Romani. Corrado Calabrò: ‘Sacrosanta lotta a pirateria, ma servono nuovi strumenti’

Italia


Non si placano i cori dei dissidenti e neppure l’allarme lanciato dalle sigle sindacali circa il decreto del ministro Paolo Romani  sui servizi media audiovisivi e che prevede tutta una serie di norme ‘puntute’ sulle web Tv e le web radio. Norme che, ha tuttavia assicurato l’Agcom, non dovrebbero riguardare le piccole realtà di internet, ma solo le emittenti che svolgono un’attività assimilabile a quella delle altre piattaforme.

 

Secondo quanto affermato stamattina dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò intervenuto al Consumer’s forum: “Malgrado la legge approvata dal Parlamento sulle web tv e le web radio risulti essere ‘puntuta’, noi cercheremo di sburocratizzare al massimo la rete. Per noi è sacrosanto perseguire la violazione al diritto d’autore e la pirateria, ma questo non si deve fare con strumenti del passato”.

 

Appare determinato Calabrò, impegnato in questi giorni a valutare il regolamento attuativo sui servizi media audiovisivi. Un provvedimento che ha suscitato proteste sul web e in Parlamento, e per questo ancora allo studio dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni – che in tal senso si dovrà esprimere il prossimo 25 novembre – indirizzato principalmente ai nuovi gestori dei siti web con servizi televisivi o radiofonici, richiamati all’ordine e all’obbligo, soprattutto, della presentazione della dichiarazione di inizio attività e al versamento all’Autorità competente, della somma di autorizzazione pari a 750 euro per web radio e a 1.500 euro per le web tv lineari.

 

Così come formulato però, il decreto non piace e sui possibili rischi che corrono le Web TV in Italia circa la nuova normativa, interviene la portavoce di Alleanza per l’Italia Linda Lanzillotta. “Le regole sono necessarie anche per la rete – ha detto – a condizione che non si trasformino però in vincoli burocratici che possono uccidere libertà e creatività”. “Per questo ci appelliamo all’Agcom perchè sia attentamente salvaguardato questo indispensabile equilibrio. Che non prevalga, insomma, la logica dell`iper-regolazione e della complicazione”.

E mentre si fanno spazio le prime indiscrezioni circa un nuovo regolamento Agcom, anche il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni ribadisce le sue preoccupazioni sul ‘caso’ affermando che si continua a parlare di “misure segnate dal fattore burocrazia: più controlli, meno libertà e più soldi da pagare allo Stato”. “Attendiamo il testo definitivo – ha detto Fammoni – ma intanto quel che appare chiaro è che non solo era giusto l’allarme lanciato dopo i provvedimenti del Ministro Romani, ma che l’Autorità sta varando un provvedimento restrittivo con effetti di grande allarme. Servendosi di una immotivata lista di obblighi e regole – aggiunge – si arriva a limitare fortemente la libertà di espressione in rete e, in particolar modo di quelle piccole voci di informazione territoriale”.

 

Secondo Fammoni, insomma, il rischio c’è ed è anche forte. “Da quello che è dato capire – afferma – è che le nuove norme finiscano per soffocare uno scenario ancora nascente, molto vivace e ricco di progetti di comunicazione dal basso spesso condotti con mezzi ridotti ma con fini di effettiva utilità sociale. Alla salvaguardia di questa ricchezza, che va di pari passo con l’urgenza di favorire la diffusione della banda larga, si dovrebbe dedicare chi ha davvero a cuore la libertà di informare e di essere informati utilizzando le potenzialità di internet. E’ ormai noto che questo Governo pensi ai bavagli all’informazione, ma almeno l’Autorità dovrebbe sapere che la rete non si può imbavagliare”.

 

Intanto, le proteste continuano e arrivano anche da quella parte del mondo politico italiano secondo cui il regolamento per le web tv e radio non lineari, ossia quelle basate sui contenuti on-demand, richieda ulteriori approfondimenti, volti a  individuare criteri in grado di distinguere le attività di puro hosting dalle altre e nuovi meccanismi che consentano a chi di dovere, di intervenire in via amministrativa contro le violazioni del diritto d’autore per il quale, c’è già allo studio il lancio di una consultazione pubblica.

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