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Fibra ottica. Firmato il MoU tra ministero e operatori: parteciperà anche la CdP, ma per tutti il difficile arriva adesso

Italia


E’ stato siglato oggi tra il ministero dello Sviluppo Economico e sette operatori telefonici – Telecom Italia, Vodafone, Wind, Fastweb, Tiscali, 3 e BT Italia– il Memorandum of Understanding (MoU) per la realizzazione di una società veicolo che si occupi della realizzazione delle infrastrutture passive necessarie per lo sviluppo delle reti di nuova generazione a banda larga.

L’accordo prevede la costituzione di un comitato esecutivo, presieduto dal ministero e composto da un rappresentante per ciascun operatore, che dovrà mettere a punto un piano esecutivo del nuovo veicolo societario, il modello di governance e il business plan entro i prossimi tre mesi. La società – che, come era già stato anticipato opererà in un regime di sussidiarietà – interverrà nella realizzazione delle infrastrutture dove queste non siano già state realizzate dagli operatori, perché le aree in questione non sono considerate remunerative.

Nel Mou si specifica inoltre che i soggetti firmatari condivideranno “la pianificazione ed erogazione degli investimenti necessari per la realizzazione delle infrastrutture passive per le Ngn in aree da individuare” con “caratteristiche di neutralità, apertura, efficienza ed espandibilità”.

“La società che verrà creata – ha spiegato il ministro dello sviluppo economico Paolo Romaniinterverrà laddove le aziende non riescono a intervenire. Sarà il comitato esecutivo – ha aggiunto – ad entrare nel merito della governance della società che comunque sarà direttamente proporzionata alla capacità di investimento di ciascuna azienda”.

All’Agcom, il compito di definire un quadro regolamentare di accesso alle infrastrutture che dovranno essere aperte a tutti gli operatori alle medesime condizioni.
Alla presentazione dell’accordo, il ministro Romani ha affermato che si tratta “di un risultato straordinario” e che al progetto parteciperà anche la Cassa Depositi e Prestiti.

”Con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti – ha spiegato Romani – siamo rimasti d’accordo che in questa sede potevo annunciare che Cdp può partecipare, in equity e in conto finanziamento, a patto che il business plan del veicolo societario sia tale da rendere remunerativo l’investimento”.

Il business plan, ha affermato Romani, verrà definito entro tre mesi e poi si tornerà al tavolo delle trattative con tutti gli operatori.

A margine della conferenza stampa Romani ha anche affermato che le risorse che potrebbero arrivare dalla futura asta delle frequenze digitali sono già state conteggiate nei 5 miliardi disponibili di copertura della legge di stabilità.

“Nel conteggio fatto dal ministro Tremonti sono già inclusi gli introiti dell’asta delle frequenze”, ha spiegato Romani, sottolineando che il ministro non ha preso alcun impegno “affinchè parte di queste risorse tornino al settore per lo sviluppo di reti di nuova generazione”.

La firma dell’accordo è stata accolta favorevolmente dal commissario Ue Neelie Kroes, che ha affermato: “L’accordo – ha detto – rappresenta un grande risultato, dobbiamo controllare se il testo è in linea con l’obiettivo europeo, ma non ho motivo di dubitarne”.

Anche secondo Romani, l’obiettivo finale dell’intesa è in linea con gli obiettivi dell’Agenda digitale,e permetterà al 50% degli italiani di usufruire della fibra ottica entro il 2020.

A margine di un convegno sulle tlc, il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò si è detto soddisfatto per il raggiungimento dell’accordo sulle infrastrutture passive, ma ha anche affermato che quella a cui si è giunti è una “soluzione di compromesso”, ma che comunque consente di andare avanti.

“Spero – ha aggiunto Calabrò – che gli operatori non perdano il passo nei successivi passaggi, perché oggi l’accordo è sul punto più facile; i nodi sono tutti nei prossimi impegni”, ha osservato, sottolineando quindi che “…non basta sottoscrivere un accordo, poi bisogna condividerlo compiutamente”.

D’accordo su questo punto anche l’ad di Telecom Italia Franco Bernabè, secondo cui l’accordo sulle infrastrutture passive rappresenta “un segnale importante di rilancio per il Paese, un segno eccellente di rilancio tecnologico”. Il difficile, ha aggiunto però, viene adesso, “con la definizione degli aspetti economici e finanziari, della governance della newco e la verifica delle condizioni di finanziamento”.

Bernabè ha inoltre ribadito che “l’accordo non ferma le iniziative” private già in atto ma è basato “sul concetto del principio di sussidiarietà”.

Per l`amministratore delegato di Wind Luigi Gubitosi, l’accordo rappresenta “un fondamentale primo passo”. Gubitosi ha sottolineato che sarà ora fondamentale sia il ruolo dell’Agcom, le cui decisioni “peseranno sicuramente sul business plan”. La definizione del piano, rappresenta comunque, secondo l’Ad di Wind, “l`occasione per evidenziare l’enorme convenienza per il paese e per ciascun operatore di avere una rete unica”, ma bisognerà attendere le decisioni dell’Autorità in materia di unbundling, “…per le quali ci è stato garantito il rigoroso rispetto delle indicazioni dell’Ue”.

L`approvazione del business plan – ha concluso – sarà quindi il momento cruciale del processo perché solo allora si vedrà chi aderirà ad un progetto che deve essere unitario per stare in piedi e per evitare pericolose scorciatoie competitive”.

“Coerente con la visione Vodafone” il concetto alla base dell’intesa, secondo cui “…laddove esiste una infrastruttura privata non si va a realizzare una duplicazione”, ha sottolineato dal canto suo l’Ad Paolo Bertoluzzo, che ha quindi definito “corretto, se ben applicato” il principio di sussidiarietà e ha ribadito la necessità di garantire anche all’unbundling della fibra “gli stessi principi di apertura e condivisione della rete tradizionale”.

Per Vodafone, è quindi essenziale individuare il giusto modello di governance e la costituzione di una “societa’ veicolo” rappresenta “la migliore concretizzazione del principio di partnership pubblico-privata” . Questo perché è “la forma che garantisce la migliore apertura della rete e al tempo stesso massimizza le risorse complessive facendole confluire in un’unica iniziativa”.
“Determinante per il buon esito del lavoro è anche la scelta di architetture infrastrutturali efficienti sia dal punto di vista economico ma anche utili a garantire il massimo della competizione tra gli operatori”, sostiene il gruppo guidato da Bertoluzzo.

Anche Stefano Parisi, che ha rappresentato Fastweb nella condivisione del Memorandum of Understanding, si è detto soddisfatto dell’intesa, ma anche lui ha ribadito la necessità si completare la regolamentazione sulla fibra ottica “per garantire l’apertura della nuova rete”.

“Il principio della sussidiarietà contenuto nel Mou, insieme a tutti gli altri aspetti tecnici dell’intesa sono importanti”, ma – ha aggiunto – “…il tema centrale dell’intesa è di non duplicare le infrastrutture, quindi si ottimizzano gli investimenti”.

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