Italia
“Io non ci sto più: Basta con il voyeurismo mediatico sui corpi delle donne”. E’ questo lo slogan dell’iniziativa di protesta promossa su Facebook da Giorgia Vezzoli, Francesca Sanzo, Maria Grazia Verderame e Lorenza Garbolino, nel tentativo di “abbattere le gabbie degli stereotipi di genere presenti sui media, per favorire la diffusione di una cultura e di una mentalità paritaria. Manifesto della campagna è un testo poetico che reclama la dignità della donna sui media e che chiunque può diffondere all’interno dei propri blog, siti o nelle iniziative a favore delle donne”.
Per meglio spiegare i perché di questa presa di posizione, e invitare chiunque condivida lo stesso pensiero ad aderire alla campagna mediatica, le promotrici dell’iniziativa hanno diffuso una lettera aperta ai mezzi di informazione italiani.
Lettera che pubblichiamo integralmente e che, se condivisa, potrà essere sottoscritta e diffusa.
 “Siamo stanche e siamo indignate. Non solo siamo state offese dai recenti comportamenti dei politici nei nostri  confronti, ma anche e soprattutto dall’atteggiamento ipocrita di molti mezzi di  informazione che, anziché limitarsi alla denuncia, hanno ossessivamente diffuso  immagini e video soft-pornografici, nell’ennesima profusione gratuita di corpi  di donne svestite in pasto agli sg…uardi di tutti.
 Ci e vi chiediamo: dove finisce il corretto dovere di cronaca sulle vicende di  chi ci dovrebbe rappresentare politicamente e dove comincia il perverso gioco al  solletico del voyeurismo del pubblico?
 Se non iniziamo a comprendere che è, in primis, attraverso i media che si  perpetra la subcultura pruriginosa e sessista che da tempo ci ammorba (siamo al  74° posto per le pari opportunità nel mondo e definirci anche solo civili da  questo punto di vista sta diventando un problema), in questo Paese non cambierà  mai nulla. Muteranno le facce ma non la sostanza.
 Vi chiediamo di smetterla di sfruttare il corpo delle donne in modo così  massiccio e gratuito, e vi chiediamo coerenza. Non è mercificando o approfittando  dello squallore che lo si potrà combattere, poiché questo è il modo migliore per  riprodurlo all’infinito”.
“Siamo stanche e siamo indignate. Di chi con una mano denuncia e difende i nostri diritti e con l’altra usa il nostro corpo svestito come specchietto per le allodole per attirare il suo pubblico”.
Poi l’appello: “Se anche tu, donna o uomo condividi queste parole puoi: aderire a questo evento e firmare la lettera aperta con nome, cognome e città (oppure blog/sito) nei commenti a questo post; non comprare testate o guardare programmi che sfruttano il voyeurismo del corpo delle donne; scrivere alle redazioni ogni qual volta noti un servizio dove il corpo delle donne viene usato in modo gratuito, manifestando il tuo dissenso. Ti chiediamo inoltre di diffondere questo testo, passando parola. La lettera verrà inviata al maggior numero possibile di testate”.