Rai: giornalisti pronti a scendere in piazza contro il Piano Industriale presentato dal Dg Mauro Masi

di Antonietta Bruno |

Le organizzazioni sindacali si appellano al presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Sergio Zavoli e mettono in atto una serie di mobilitazioni nazionali.

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I giornalisti della Rai si preparano ad una giornata di mobilitazione per protestare “contro l’impostazione del Piano Industriale presentato dal direttore generale dell’azienda, Mauro Masi, e contro le esternalizzazioni, le cessioni di asset, la riduzione del personale e quella del perimetro aziendale”.

E’ questo quanto si legge in una nota stampa congiunta e diramata da Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl-Telecomunicazioni, Snater e Libersind Conf.Sal per annunciare una giornata di sciopero – il prossimo 10 dicembre – di tutti i dipendenti della Tv pubblica.

 

La prima di una serie di mobilitazioni generali illustrate in un programma di lotta e che coinvolgerà per l’intera durata di ciascun turno di lavoro, le sedi centrali, distaccate, Centri Mobili e tutti gli altri siti dove è presente personale del gruppo Rai.

 

Dopo la rottura con la Rai sull’impianto del Piano Industriale – spiegano i sindacati – abbiamo ritenuto necessario sviluppare un programma unitario che ci consente di informare tutti i lavoratori della situazione in azienda, responsabilizzandoli e preparandoli ad una efficace reazione”.

In particolare, i promotori della mobilitazione, si rifanno al Piano dei tagli per il contenimento della spesa – peraltro necessario per contrastare la grave crisi economica che l’azienda di Viale Mazzini sta attraversando – presentato ieri dal Dg Mauro Masi nel corso della riunione del Cda Rai e che, così come concepito, prevede il blocco del turn over fino a tutto il 2011 e la sospensione fino a tutto settembre 2011 degli interventi di politica retributiva e dei passaggi di livello, oltre che tagli sulle spese di rappresentanza, trasferte, telefonini e auto blu.

 

Provvedimenti pesanti ed “errati” secondo i sindacati, che già ieri avevano palesato forti dissensi. Il segretario nazionale dell’Usigrai Carlo Verna ad esempio, a poche ore dall’annuncio di Masi, aveva parlato di “Tagli indiscriminati che non trasformano in formica una cicala. Dal mancato accordo con Sky ad un piano industriale a lungo oggetto misterioso e ora fortemente contestato, a discutibili scelte editoriali. Masi per noi – aveva altresì  aggiunto – non deve più prendere decisioni. Con quale credibilità pensa di poter imporre sacrifici? La nostra valutazione ovviamente non nasce oggi, ma il percorso che sta portando al voto di sfiducia e che sarà effettuato la prossima settimana, è stato lungo e articolato. Inoltre, attendiamo che il giudice del lavoro fissi la data di discussione di un ricorso presentato dalla Associazione Stampa Romana e dall’Usigrai per comportamento antisindacale, incentrato soprattutto sugli atti posti in essere direttamente dal direttore generale”. “Contestualmente – concludeva  Verna – ci aspettiamo che si metta la parola fine al mobbing attuato contro Rainews – circa la nomina di un esterno alla direzione – e si dia finalmente corpo ai progetti di rilancio più volte annunciati’.

 

Una battaglia aperta e combattuta su più fronti, dunque, e che ha anche spinto le sigle sindacali, che da più mesi stanno seguendo da vicino il ‘caso Rai’, a rivolgersi direttamente al presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Sergio Zavoli.

…in questi giorni, stiamo assistendo ad una ‘discussione’ sulla Rai che ha i deplorevoli toni del dibattito politico – scrivono in una lettera le segretarie nazionali di Slc-Cgil; Uilcom-Uil; Ugl-Telecomunicazioni; Snater e Libersind-Conf.Sal – in questo contesto, la cosa che più ci preme è riportare la discussione sui veri temi che affliggono la Tv pubblica”.

Problemi che riguardano anche la realizzazione di prodotti di qualità, nonostante la grande crisi che complica il lavoro dei giornalisti, e che le organizzazioni in questione avevano già in precedenza illustrato agli organi competenti.

“…il blocco del turn-over, pratica che la Rai utilizza ormai da qualche anno – fatto altro che produrre la perdita di professionalità, ruoli e competenze, e tale comportamento sta regalando la realizzazione delle produzioni pregiate all’esterno, appaltate quasi esclusivamente alle grandi società di produzione e distorcendo la missione di incentivazione di produzioni indipendenti e/o culturali prevista dal Contratto di Servizio e dalla legge. Tale processo – ribadiscono – impoverisce la capacità ideativa dell’azienda ma arricchisce il sottobosco politico, facendo oltretutto lievitare i costi sostenuti dalla Rai”.

 

Entrando ancora più nel merito della vicenda e nel ribadire la massima disponibilità a “ragionare sui problemi dell’azienda”, i sottoscrittori della missiva hanno chiesto al presidente della Commissione Vigilanza, “…di non permettere che gli effetti di un piano industriale errato possa ulteriormente pesare sulle spalle dei lavoratori della Rai”.