Donne in tv: l’appello di Gabriella Cims perché il servizio pubblico italiano si allinei agli standard europei e dia l’esempio

di Cinzia Guadagnuolo |

Al dibattito 'Donne e Potere', tenutosi ieri a Roma e organizzato da Reti, anche le promotrici della legge bipartisan per la presenza obbligatoria del 30% di donne nei Cda.

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Come sarà la nostra classe dirigente del futuro, se il quadro generale è quello di un pressante “imbecerimento mediatico”? Quali caratteristiche avranno i leader del domani, “cresciuti con l’equazione visibilità = potere?” Chi saranno gli studenti, gli operai, i politici, i giornalisti di domani se “l’ambizione di molti giovani di oggi è quella di diventare tronisti o veline?” Come la televisione, e i mass media in generale, contribuiscono a questa massificazione delle opinioni e dei comportamenti? E, soprattutto, si può cambiare, nel nostro Paese, la rappresentazione mediatica che viene fatta delle donne e del loro corpo?

Sono state queste alcune delle domande poste ieri a Roma, nel corso del dibattito “Donne e Potere“, organizzato da Reti a Palazzo Grazioli, da Gabriella Cims, responsabile dell’Osservatorio Direttiva Servizi di Media Audiovisivi del Dipartimento Comunicazioni. All’incontro, moderato dal direttore di Key4biz, Raffaele Barberio, hanno offerto importanti spunti di riflessione anche Alessandra Servidori, consigliere nazionale di Parità, Patrizia Ravaioli, Direttore Generale Croce Rossa Italiana, Alessia Mosca, Deputata Pd, Maurizia Iachino Leto di Priolo, Corporate Governance Key2People, Paola Mascaro, Direttore Comunicazione e Public Affairs di Alcatel-Lucent.

Gabriella Cims ha parlato del Contratto di servizio pubblico della RAI-Radiotelevisione Italiana, che l’azienda sottoscrive ogni tre anni con il ministero delle Comunicazioni, fissando gli obiettivi e i parametri di qualità della mission della Rai. Il contratto 2005 già prevede precisi riferimenti a minori, società civile, ambiente e altro, ma niente che riguardi le donne. Dunque, nel momento in cui RAI e Ministero sono chiamati a sottoscrivere il nuovo contratto 2010-2013, è importante che il servizio pubblico dia un segnale forte, anche perché, ha spiegato Cims, in tutti i Paesi europei esiste un pacchetto di regole ben definito sulla rappresentazione delle donne. “Chiediamo che la Rai firmi il nostro documento di richieste  perché in quanto servizio pubblico può dare l’esempio, e può dare una sterzata a un cambiamento che deve essere un cambiamento prima di tutto culturale”. (leggi anche l’articolo Donne e Tv. Gabriella Cims: ‘Ecco cosa si chiede al Contratto di servizio Rai’)

Domani Gabriella Cims avanzerà la richiesta al Ministero dello Sviluppo Economico, insieme a molte donne che hanno sposato la campagna.

Gli obiettivi dell’appello sono molteplici:
    La modifica del Contratto di servizio pubblico scaduto a dicembre, con una proposta tecnica di emendamenti presentati in sede di Commissione paritetica Rai-Governo e Commissione di Vigilanza;
    La richiesta al servizio pubblico di dedicare spazi ad hoc per rappresentare più ampiamente la pluralità della realtà femminile;
    Una proposta inerente i mezzi di comunicazione più in generale, con l’adozione di un Codice di autoregolamentazione “Donne e Media” condiviso, simile a quello di cui si sono dotati gli altri paesi dell’Unione Europea;
    Un Comitato ad hoc in grado di monitorare l’applicazione del suddetto Codice e di promuovere iniziative idonee ad implementarne gli obiettivi.

Il dibattito su donne e potere è proseguito con l’intervento di Alessandra Servidori che ha raccontato il difficile percorso della proposta di legge bipartisan che parte da due progetti di legge (firmati rispettivamente da Lella Golfo del Pdl e Alessia Mosca del Pd), e che prevede la presenza obbligatoria del 30 per cento di donne nei Cda. Una questione non di poco conto, dal momento che l’Italia è agli ultimi posti in Europa per la presenza di donne nei “board” delle aziende quotate e di proprietà pubblica, mentre la Norvegia, che per prima ha imposto le quote ai consigli di amministrazione, è oggi ai primi posti. La quota, ha dichiarato Servidoni, “è un fine e non un mezzo; questa legge premia i talenti e il merito”. Il limite temporale per le quote è fissato in tre mandati, in pratica 9 anni. Sebbene la proposta di legge abbia ottenuto parere favorevole in tutte le commissioni, proprio ieri il presidente della Corte Costituzionale ha espresso parere di incostituzionalità della norma.

Alessia Mosca, tra i primi firmatari della proposta, ha aggiunto: “Questa legge non risolverà tutti i nostri problemi, ma è opportuno cominciare. Intorno a questo tema esiste un movimento internazionale, è giusto che ognuno di noi faccia la sua parte come può, con un’assunzione di responsabilità”.
Sull’argomento è intervenuta anche Paola Mascaro di Alcatel-Lucent, offrendo una prospettiva aziendale alla discussione: “Sono d’accordo con questo sistema di quote e che sia limitato nel tempo, perché è necessario rompere certi meccanismi. Certamente la strada da fare è ancora tanta, ma io sono fiduciosa, vedo un’evoluzione progressiva, percepisco che in alcuni posti e settori, come il mio, sono richieste competenze e abilità tipiche femminili”.
Una tendenza, questa, confermata anche dall’esperta Maurizia Iachino che si occupa proprio di recruitment: “Nel 2007 abbiamo fatto assumere donne in posizioni dirigenziali per il 7%; l’anno successivo la percentuale è salita al 15%. Crescono le richieste di donne anche in settori che prima era appannaggio solo degli uomini, come l’informatica, l’ICT, R&S, nella logistica e in tutto ciò che viene prima e dopo la produzione”.
Un’altra testimonianza significativa è stata quella di Patrizia Ravaioli, che ha dichiarato: “Purtroppo anche nelle organizzazioni umanitarie e nel campo del volontariato esistono pregiudizi e luoghi comuni e c’è molto da lavorare per una leadership femminile. Anche in una organizzazione come la Croce Rossa Italiana, per esempio, che conta 5mila dipendenti e 150mila volontari. In Italia abbiamo avuto un presidente donna, ma nel resto del mondo, se guardiamo alla Federazione che accomuna 187 Paesi, notiamo come al vertice non vi sia mai stata una donna”.
Il dibattito si è concluso con la rassicurante previsione di Alessandra Servidoni su un prossimo premier italiano donna. Ravaioli ha suggerito le condizioni vincenti: “Il leader del futuro sarà un ‘ogm’, sarà colui in grado di trovare il giusto mix di caratteristiche, abilità e tratti caratteriali sia dell’universo maschile che femminile”.
Infine Paola Mascaro ha indicato come l’asso vincente per una guida del Paese al femminile potrebbe essere proprio l’uso della rete e la sua capacità anche di sviluppare relazioni di genere.

 

 

 

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