eSociety: il popolo della rete per Sarah Scazzi. Oltre 20 mila iscritti nel gruppo nato per chiedere giustizia

di Antonietta Bruno |

Italia


Sarah Scazzi

Il ritrovamento del corpo senza vita di Sarah Scazzi ha scatenato il popolo delle rete che così come aveva fatto per lanciare appelli e richieste di aiuto per ritrovare la quindicenne scomparsa da un paesino che a quanto pare le stava troppo stretto, ha continuato a fare, con molta più rabbia e determinazione, per gridare il proprio disprezzo verso lo zio che le ha tolto la vita. Uno zio che l’ha uccisa tre volte. Prima strangolandola, poi abusando del suo corpo senza vita e poi gettando il cadavere in un pozzo, occultato tra pietre, terra e foglie.

 

Una fine tragica la sua. Una morte che non si augura a nessuno eccetto che al suo assassino. Lo stesso uomo che l’ha vista nascere e che è diventato ora l’orco che tutti vogliono fare fuori. E a chi gridarlo se non al mondo intero utilizzando lo stesso social network che la stessa Sarah usava per condividere con amici e parenti le sue gioie e le sue tristezze ?

 

La piazza virtuale che in poche ore dal ritrovamento del corpo senza vita della ragazza, è diventato il luogo scelto da migliaia di persone (circa 20 mila alla serata dell’8 ottobre si erano unite al gruppo ‘Pena di morte per Michele Misseri’) per vendicare il suo assassinio e, soprattutto, per invocare una pena esemplare per lo zio ‘mostro e assassino’.

 

‘Uccidere questa persona non è reato’; ‘animale pedofilo di m…’; ‘vergognati di essere ancora in questo mondo’.  Sono queste solo alcune delle frasi che trovano spazio sulla bacheca del gruppo creato sul social network. Migliaia di ragazzi e di adulti uniti in un unico dolore per Sarah, la ragazza della porta accanto che desiderava una giornata serena a mare ma ha trovato la morte. Quella stessa rete che accoglie però anche i sostenitori dello ‘zio-orco’ e che inneggiano alla mano criminale.

E poi ancora video, foto, ricordi, pensieri e commenti che si rincorrono. La rete che unisce nella gioia e nel dolore e che, come accade ormai sempre più spesso, diventa strumento di sfogo e condivisione di orrori e paure.

 

E mentre la tragedia continua a consumarsi tra dolore, bugie e lacrime più o meno sincere davanti alle telecamere, i contatti per quella quella giovane vita brutalmente spezzata continuano a crescere. Non si fermano così come d’altra parte non si ferma il disprezzo per Misseri. Il mostro mediatico di Avetrana.