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Wi-Fi libero: presentata alla Camera proposta bipartisan per l’abrogazione delle limitazioni all’accesso internet

Italia


Linda Lanzillotta, Luca Barbareschi e Paolo Gentiloni chiedono l’abolizione dell’art. 7 del decreto Pisanu, che rappresenta un notevole ostacolo alle nuove modalità di fruizione e accesso alla rete da parte dei cittadini e anche per l’erogazione di nuovi servizi da parte delle pubbliche amministrazioni ed enti pubblici.

 

Il libero accesso alla rete, attraverso qualsiasi modalità di connessione, è uno dei fattori abilitanti della moderna società della conoscenza. In Italia, un decreto contro il terrorismo risalente al 2005, impedisce di offrire accesso al web in modalità Wi-Fi senza autorizzazione del questore e se non si verifica l’identità degli utenti del servizio.

 

Per porre fine a questa situazione, è stata presentata questo pomeriggio alla Camera una proposta di legge bipartisan relativa alla “Abrogazione delle norme recanti limitazioni dell’accesso a internet”, in vista della scadenza della legge 155/2005 nota come Decreto Pisanu, varata nel 2005 nell’ambito delle misure di contrasto al terrorismo internazionale e sulla scia del Patriot Act americano, ben lungi, tuttavia, dall’imporre simili restrizioni a una tecnologia di accesso a internet.

 

La proposta presentata da Paolo Gentiloni (PD), Luca Barbareschi (FLI), Linda Lanzillotta (API) e Roberto Rao (UDC), mira ad abolire l’articolo 7 della legge, in base al quale qualsiasi pubblico esercizio o circolo privato di qualsiasi specie (internet point, bar, biblioteche, università), nel quale siano posti a disposizione del pubblico, dei clienti o dei soci apparecchi utilizzabili per le comunicazioni, anche telematiche, deve chiedere la licenza al questore e identificare gli utenti attraverso un documento d’identità. Nel nostro Paese, in sostanza, nessuna biblioteca, azienda privata o pubblica può dare libero accesso alla propria rete Wi-Fi se prima non ha fotocopiato o scansionato il documento di identità dell’utilizzatore e se non si è attrezzata per controllare gli accessi alle singole postazioni e i software utilizzati dagli utenti; con la conseguenza di negare di fatto la possibilità di utilizzo libero della rete.

 

Misure bollate come “illiberali” e senza uguali in nessun altro Paese, neanche tra quelli colpiti direttamente da attentati terroristici, che dovevano avere una durata limitata nel tempo, ma che invece sono state prorogate di anno in anno nonostante le proteste degli internauti, che stavano iniziando giusto a prendere gusto alle connessioni Wi-Fi sparse nelle città a opera delle amministrazioni pubbliche e delle imprese private.

 

Va ricordato, infatti, che il decreto Pisanu non è conseguenza di una direttiva europea e pone l’Italia in una posizione unica nella Ue in termini di restrizioni sull’utilizzo delle reti Wi-Fi aperte: un ulteriore freno all’innovazione in un Paese che certo non brilla per diffusione delle nuove tecnologie. Certo, i cellulari sono ovunque ma, a differenza di quanto accade nelle città del resto del mondo, disseminate di hot spot, connettersi a internet da un luogo pubblico – per studiare, leggere il giornale, cercare informazioni utili – è rimasto un miraggio. Il tutto a discapito della crescita tecnologica e culturale di un paese già in ritardo su tutti gli indici internazionali della connettività a Internet.

 

Le limitazioni contenute nel decreto Pisanu, ha affermato Linda Lanzillotta nel corso della Conferenza stampa di presentazione della proposta, “oggi non hanno nessuna valenza in termini di sicurezza” e possono essere quindi eliminate senza per questo abbassare la guardia sulla prevenzione degli attentati terroristici. “La burocratizzazione dell’accesso a internet non ha più ragione di esistere, in quanto ormai superata”, ha aggiunto, sottolineando che “..ne è prova il fatto che l’Italia è l’unico Paese ad avere una norma di questo genere”.

 

Si tratta inoltre, ha aggiunto, di misure che mettono in seria difficoltà chi viene dall’estero ed è abituato a considerare internet e l’accesso Wi-Fi come un fattore indispensabile per la crescita culturale e sociale e che creano sfiducia nei cittadini, contribuendo a “trasformare un paese spaventato in un paese più arretrato, più complicato, pessimistico, dove ai proclami su semplificazione e innovazione si contrappone una normativa bloccante, che priva i soggetti che si impegnano nella crescita del paese dello strumento base su cui lavorare”.

 

“E’ ora di smettere di ingabbiare uno strumento per paura di chi potrebbe utilizzarlo”, ha sottolineato invece Rao, mentre per Luca Barbareschi “l’approvazione di questa proposta di legge potrebbe consentire un rapido sviluppo di una new economy anche in quelle parti del Paese ancora medievali da questo punto di vista”. Paolo Gentiloni, da canto suo, ha sottolineato invece l’importanza di “sburocratizzare il sistema. Anche la polizia postale ha infatti reso noto che l’identificazione obbligatoria non è uno strumento ritenuto più di tanto utile nella lotta al terrorismo”.

 

La proposta di legge, hanno spiegato i promotori, potrebbe trovare, laddove ci fosse sensibilità da parte del governo, una corsia preferenziale ed essere approvata entro il 2010 in sede legislativa a Montecitorio.

“Prima che a dicembre il Governo si presenti con l’ennesima proroga inserita nell’ennesimo decreto milleproroghe su cui mettere l’ennesima fiducia – ha concluso Lanzillotta – si decida subito di eliminare una norma priva di utilità sostanziale ma produttrice di innumerevoli conseguenze negative. In Commissione si può decidere in una giornata. Ci auguriamo che i gruppi parlamentari e il Governo vogliano sostenere una misura che con poco può però significare molto per la modernizzazione del Paese”.

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