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Pirateria: entra nel vivo la missione Hadopi. A breve le prime mail di avvertimento ai recidivi del downloading illegale

Francia


Dopo tre anni di gestazione, la legge francese ‘Creazione e Internet‘ volta a reprimere la pirateria di contenuti via web, entrerà finalmente nella fase d’azione: entro poche ore, infatti, l’Alta Autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su internet (Hadopi) comincerà a inviare le prime email di avvertimento ai recidivi del download, ossia agli utenti beccati a scaricare musica, film e quant’altro dai siti P2P.

 

Sono in molti, però, a chiedersi se e come la legge riuscirà nel suo intento primario: quello di scoraggiare la pirateria e rilanciare l’uso di sistemi di fruizione dei contenuti legali. La prima difficoltà sta proprio nell’impossibilità di censire quante opere protette da diritto d’autore vengano scaricate illegalmente, anche se il fenomeno è certo imponente, un’abitudine consolidata soprattutto fra i più giovani. Come dissuadere i pirati, dunque, senza mettere sotto sorveglianza tutti gli internauti? E, ancora, come distinguere tra chi scarica una canzone e chi lucra sulle opere piratate?

 

Il quotidiano Le Monde ha girato queste domande alla presidente della Commissione per la protezione dei diritti dell’Hadopi, Mireille Imbert-Quaretta, che ha riconosciuto la difficoltà del compito che l’Autorità è chiamata a svolgere. Una missione che dovrà essere condotta assieme ai tribunali e agli specialisti nella repressione delle frodi – polizia, giudici – perché l’Hadopi da sola non può ambire a giungere al risultato di azzerare la pirateria dalla sera alla mattina.

Gli ‘specialisti della contraffazione’, come li definisce il magistrato, rischiano in effetti grosso: tre anni di carcere, multe fino a 300 mila euro e un anno di sospensione della connessione internet. Chi invece è beccato a scaricare per ‘usi personali’ rischia un mese di distacco della linea e una sanzione che può arrivare a 1.500 euro. 

Prima di arrivare a questo, però, l’Autorità invierà una prima email all’autore del reato. Poi, in caso di recidiva una seconda. Se tutto questo non bastasse, allora toccherà a un giudice decidere se imporre o meno le sanzioni previste dalla legge.

Questa ‘risposta graduale’ implica che il pirata deve essere beccato in flagrante. Ma come funziona il processo di identificazione?

Le tappe sono 5: la prima è in capo alle società di gestione collettiva dei diritti (la più importante in Francia è la Sacem, che difende gli interessi di autori, compositori ed editori musicali). Queste società, conformemente alle disposizioni, hanno fornito a una società specializzata le ‘impronte informatiche’ dei contenuti che intendono proteggere.

Seconda tappa: questa società specializzata, la Trident Media Guard di Nantes, dopo essere risalita all’individuo che ha scaricato un contenuto protetto, fornisce a Sacem l’indirizzo Ip del Pc.

Terza tappa: la Sacem ha 48 ore per inoltrare le informazioni alla Commissione guidata dalla Imbert-Quaretta e composta da altri due magistrati, i quali (quarta tappa), chiedono al fornitore d’accesso (Orange, Free,  Numericable…) di fornire le coordinate del titolare dell’abbonamento internet.

Quinta tappa: l’Hadopi inizia a inviare le mail.

Il tutto attraverso totalmente informatizzato, quindi abbastanza veloce.

 

Nel Regno Unito, dove il governo ha già messo in atto una legge simile a quella francese, il 70% dei ‘pirati’ smette di scaricare illegalmente dopo la seconda email di avvertimento. Un dato che sembra dare ragione ai sostenitori della cosiddetta regola dei tre strikes e su cui anche in Francia si punta molto. In particolare, si conta molto sull’intervento dei genitori, spesso i titolari degli abbonamenti internet: sono loro, spera l’Autorità francese, a poter svolgere il ruolo primario di dissuasione. 

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