Diritto d’autore: Hadopi invia indirizzi agli ISP per l’identificazione degli utenti, mentre anche gli Usa discutono legge contro pirateria

di Alessandra Talarico |

Francia


Hadopi

L’Hadopi, l’Alta Autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti su internet, avrebbe cominciato a inviare ai fornitori di accesso a internet francesi un centinaio di indirizzi IP per risalire all’identità degli utenti sospettati di aver scaricato illegalmente dalla rete.

La notizia è stata riportata dal sito internet specializzato PCImpact, che ne avrebbe avuto conferma dalla stessa Autorità, istituita dal governo francese per vigilare sul rispetto della legge Hadopi, volta a scoraggiare il downloading illegale e a promuovere l’uso di sistemi leciti, attraverso la cosiddetta ‘risposta graduale’, ossia l’invio di tre mail di avvertimento agli utenti recidivi, in seguito al quale, sulla base della cosiddetta regola dei ‘tre strikes’, un giudice può autorizzare il distacco della linea internet.

 

Secondo PCImpact, tutti i principali fornitori d’accesso a internet francesi (Orange, Numéric’ble, Free, SFR) sono stati contattati dall’Hadopi, che – una volta identificati gli indirizzi IP – potrà cominciare a inviare le prime mail di avvertimento.

Sulla base dei dati forniti da Marc Guez della SCPP (Société Civile de Producteur Phonographique), gli aventi diritto dell’industria musicale inviano all’Hadopi circa 10 mila indirizzi IP al giorno, che l’Autorità esamina e rigira agli ISP, i quali hanno 8 giorni di tempo per rispondere e fornire le coordinate degli abbonati (nome, cognome, indirizzo postale e email e coordinate telefoniche). In base all’art. 1 della legge del 26 luglio, la mancanza di risposta da parte dei fornitori d’accesso costituisce un illecito sanzionabile con una multa pari a 1.500 euro per ogni indirizzo non identificato.

 

In questi primi 8 giorni, riporta sempre PCImpact, “in primo piano sarà la questione del rimborso dei costi sostenuti dai fornitori d’accesso, dato che il ministero della Cultura rifiuta di accollarseli come chiesto dagli ISP”.

Una questione che Frédéric Mitterrand ha minimizzato affermando che “il trattamento dei dati sarà automatizzato, e avrà costi molto limitati”, pur sottolineando che comunque il dibattito “sarà incluso in uno scambio più globale” con gli ISP, allarmati anche per il recente aumento dell’Iva sulle offerte Triple play.

 

L’Autorità, intanto, si appresta a lanciare la prima versione del sito Hadopi.fr, che informerà gli utenti sui meccanismi e le finalità della cosiddetta ‘risposta graduale’ alla pirateria, mentre è atteso per questa settimana il verdetto del Consiglio di Stato sulla validità dei decreti che istituiscono la risposta graduale, contestata dal consorzio di fornitori d’accesso FDN.
 

Anche il Senato americano, intanto, si appresta a discutere un progetto di legge contro la pirateria informatica presentato lunedì dal senatore democratico  Patrick Leahy, presidente della Commissione Giustizia, e dal collega repubblicano Orrin Hatch.
Il progetto di legge intende dare al ministero della Giustizia “gli strumenti per individuare e chiudere i siti web che permettono il download illegale, lo streaming e la vendita di contenuti protetti e la contraffazione”, nonché facilitare le procedure volte ad agire contro i siti che offrono materiali illegali – dai film alla musica passando per i programmi televisivi e i prodotti farmaceutici – attraverso server situati al fuori degli Stati Uniti.
Se il testo dovesse passare, sarebbero anche avallate azioni giudiziarie contro i proprietari dei nomi di dominio sospettati di contravvenire alle leggi sul diritto d’autore.

“Ogni anno – ha dichiarato Patrick Lehay – la pirateria informatica e la vendita di prodotti contraffatti causa perdite per miliardi di dollari alle aziende americane, che si traducono in migliaia di posti di lavoro persi”.

Di segno opposto, invece, la decisione della giustizia elvetica, che ha accolto il ricorso intentato dal garante privacy contro la società Logistep che effettuava il monitoraggio delle reti P2P all’insaputa degli utenti per poi trasmettere alle società di gestione dei diritti le informazioni necessarie a perseguire i downloader. Una procedura che il Tribunale federale svizzero ha ritenuto contraria alla legge sulla protezione dei dati e rappresenta un “attentato ingiustificato alla sfera privata degli utenti internet”.

 

I giudici hanno sottolineato che la sentenza (che ha valore di precedente e riconosce agli indirizzi IP il valore di ‘dato personale’ e come tale protetto dalla legge ) non deve essere interpretata come un segno di incoraggiamento verso i pirati: “la protezione del diritto d’autore deve essere ottimale, ma spetta al legislatore colmare le attuali lacune”.