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Sony: il gruppo giapponese procede con la vendita dei suoi stabilimenti in tutta Europa. Ceduti 4 impianti su 5

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Quattro impianti di produzione europea, su cinque esistenti, chiuderanno presto i battenti o passeranno a un nuovo proprietario. E’ stato questo l’annuncio lanciato dalla Sony che appena una settimana fa aveva reso nota l’intenzione di vendere la sua fabbrica di Barcellona specializzata nell’assemblaggio di televisori – che conta circa 1.000 dipendenti – alle società Ficosa International e Comsa-Emte.

Una decisione importante per il gruppo giapponese, che per via delle pesanti perdite economiche (la stima dell’utile operativo 2008/2009 era già calata a 200 miliardi di Yen rispetto ai 470 di una precedente previsione) ha dovuto necessariamente provvedere ad un piano di ristrutturazione con conseguente taglio degli investimenti e di posti di lavoro. Circa 20 mila quelli che si sono persi negli anni e ben 43 le fabbriche chiuse in cinque anni.

Un’emorragia finanziaria che ha portato il gruppo a liberarsi anche della sede spagnola, la prima ad aprire i battenti in Europa nel lontano 1976, e che si va ad aggiungere a quella di Nitra, in Slovacchia (2.500 dipendenti), specializzata nel montaggio TV e venduta lo scorso mese di marzo alla cinese Foxconn. L’operazione, già convalidata dalla Commissione Europea nel mese di luglio, sarà ufficialmente formalizzata entro la fine del mese in corso.

A giugno scorso, è stata annunciata la delocalizzazione in Malesia dello stabilimento di Gödöllo in Ungheria – 540 dipendenti, specializzato nella produzione di lettori e dischi Blu Ray – e poco più tardi Sony ha provveduto ad iniziare le trattative per un possibile trasferimento dello stabilimento di Ribeauville, in Alsazia (600 dipendenti), al fondo d’investimento svizzero Quantum e al gruppo di elettronica Blaupunkt.

A 36 anni dal suo arrivo in Europa, l’unico stabilimento a restare operativo sarà quindi quello di Pencoed nel Galles, specializzato nella produzione di fotocamere.
Queste operazioni, seppure dolorose, si sono rese necessarie per superare la crisi che investito il gruppo. “Il ritiro dall’Europa e l’allontanamento dai nostri clienti – hanno fatto sapere dalla Sony – non è senza rischio, ma bisogna tentare”. Uno sforzo doveroso per non scomparire, e che sarà eseguito attraverso un ricorso sempre più massiccio all’outsourcing (che dovrebbe rappresentare quest’anno il 50% della produzione televisiva) e la collaborazione con nuovi partner quali Hon Hai Precision Industry, Foxconn e Compal Electronics.

Sempre sul piano della crisi economica mondiale, sono risultate essere prive di fondamento le voci circa la possibile vendita dell’intera divisione Tv da parte della Philips Electronics. “L’azienda non ha in programma di vendere la sua divisione di produzione di televisori – ha dichiarato alla stampa il Ceo Gerard Kleisterlee, prossimo a lasciare la sua carica a Frans Van Houtenma è piuttosto interessata a valutare modelli di business diversi, a cominciare da quelli inerenti alle collaborazioni sul brand”. “Continueremo a svilupparci sui trend globali – ha aggiunto – per espandere la nostra leadership in business centrali come i prodotti per l’assistenza sanitaria in casa, prodotti per la cura della persona e soluzioni di illuminazione al Led”

In tal senso, già lo scorso mese di agosto Philips aveva annunciato degli accordi inerenti alle licenze sui brand per il suo business Tv in Cina, dopo aver siglato simili accordi in India e Nord America.

Il gruppo olandese inoltre, ha anche presentato una nuova strategia della durata di 5 anni, chiamata ‘Vision 2015’, avente come scopo principale quello di riuscire a registrate una crescita del 2% su base comparativa annuale. Con questa operazione, Philips punta a ottenere il 40% dei ricavi totali dalla performance nei mercati emergenti entro il 2015.

 

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