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La marcia indietro di Apple su Flash: Steve Jobs teme più la concorrenza di Android o l’Antitrust?

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La clamorosa marcia indietro di Apple è la prova che il gruppo di Steve Jobs sente la pressione della concorrenza e delle critiche degli sviluppatori di applicazioni? Ne sono convinti molti analisti, secondo i quali sarebbe questo il motivo principale dell’annuncio che la società intende mitigare “tutte le limitazioni relative agli strumenti di sviluppo usati per creare app iOS”. Intenzione che apre le porte all’odiato formato Flash e al servizio pubblicitario AdMob di Google.

 

Il sistema operativo iOS, che equipaggia iPhone, iPod touch e iPad, è presente su circa 120 milioni di dispositivi Apple, che, col suo App Store – 250.000 app e 6,5 miliardi di download – ha creato il primo vero mercato per le applicazioni mobili. Un mercato, tuttavia, molto chiuso e dalle regole molto vaghe, in particolare circa le restrizioni in capo agli sviluppatori, che spesso hanno criticato aspramente l’impossibilità di comprendere quali applicazioni sarebbero state accolte nello Store e le motivazioni dei numerosi dinieghi.

 

L’annuncio di ieri, dunque, segna uno spartiacque nelle strategie di Jobs, che, per la prima volta, ha annunciato la pubblicazione delle Linee guida sulle modalità di revisione adottate su App Store, proprio per aiutare gli sviluppatori a comprendere meglio in che modo le app vengono analizzate e approvate.

 

“Il nostro desidero è di continuare a rendere l’App Store un’esperienza sempre migliore. Per questo abbiamo ascoltato i nostri sviluppatori, prendendo in considerazione le loro opinioni e il loro feedback. Sulla base dei loro suggerimenti, abbiamo deciso di apportare alcuni importanti cambiamenti alla nostra licenza iOS Developer Program”, ha dichiarato Jobs, che spera così non solo di arginare la migrazione degli sviluppatori verso la piattaforma aperta Android di Google, ma anche di evitare la scure delle Autorità americane – la  Federal Trade Commission e il Department of Justice – sempre più preoccupate della deriva monopolista di Apple sul mercato mobile.

 

Riguardo la querelle con Adobe, comunque, Apple approverà i programmi scritti in Flash – chi lavora con Flash o Java, dunque, potrà creare applicazioni per iPhone senza dover riscrivere il codice sorgente – ma gli utenti non potranno ancora accedere a siti web basati su questo formato, perché in questo caso è richiesto il download di Flash sul dispositivo, opzione ancora proibita dalle guidelines. Anche se il vantaggio, per Adobe, è più simbolico che economico, la notizia ha fatto guadagnare al titolo il 12% a 32,95 dollari.

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