Net neutrality: per Telefonica urge creare ‘corsie preferenziali’ a pagamento o la rete arriverà al punto di rottura

di Alessandra Talarico |

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Julio Linares

L’operatore Telefonico spagnolo è tornato sul tema delle ‘corsie preferenziali’ per i fornitori di contenuti disposti a pagare di più per i propri servizi.

Una necessità, sostiene il Ceo Julio Linares, dettata dalla crescita esponenziale del traffico dati, alimentata sia dai fornitori di contenuti che immettono una mole di dati sempre maggiore, sia dalla sempre maggiore diffusione delle tariffe flat, che spingono i consumatori a stare connessi sempre e ovunque, non solo dalle postazioni fisse.

 

“L’attuale modello di business potrebbe presto raggiungere un punto di rottura, in cui le spese superano le entrate, e nessuno vuole arrivare a questo punto”, ha affermato Linares, sottolineando che “…non c’è spazio infinito per i provider internet né le reti dispongono di capacità infinita”.

 

Gli operatori telefonici, soprattutto quelli europei, hanno più volte reclamato il diritto di ricevere i compensi adeguati a coprire i costi di gestione di servizi ad alto consumo di banda, come le ricerche o siti quali YouTube.

Le ricerche internet da siti come Yahoo! e Google occupano una grossa fetta della larghezza di banda sulle reti degli operatori tlc, che hanno accusato più volte i fornitori di contenuti di volerli trasformare in ‘Dumb pipes’, ossia semplici ‘trasportatori di dati’.

Già a febbraio, nel corso del Mobile World Congress, Telefonica, ha annunciato l’intenzione di far pagare i motori di ricerca per l’uso delle reti. Cesar Alierta ha sottolineato che i motori di ricerca “…usano le reti senza pagare niente. È un colpo di fortuna per loro e sfortuna per noi”.

 

Gli operatori, aveva aggiunto Alierta, hanno speso miliardi per “…realizzare la rete, e mettere in piedi il sistema, dall’assistenza dei clienti, alle installazioni, dei servizi”, e vogliono, dunque, la giusta ricompensa per questi sforzi. Rimunerazione che potrebbe arrivare, propone Alierta, dalla condivisione degli introiti della pubblicità online, settore di cui Google è il dominatore assoluto.

 

Per l’Ad di France Telecom, Stéphane Richard, “C’è qualcosa di anormale e contrario alla logica nella pretesa di Google di usare la nostra rete senza pagare”.

“Non possiamo accettare – ha aggiunto – che la società digitale abbia un solo vincitore, Google, e tante vittime, dai content provider agli operatori di rete”.

 

Sulla stessa posizione, René Obermann, Ceo di Deutsche Telekom, secondo cui Google e le altre web company dovrebbero pagare le telco per trasportare i loro contenuti sulle reti.

“Non c’è un solo servizio Google che non sia dipendente da un servizio di rete, ed è assurdo avere questo servizio gratis”, ha affermato.

 

Google respinge però al mittente queste pretese: Eric Schmidt ha più volte ribadito la diversità sostanziale tra il business di Google e quello degli operatori telefonici: è vero che questi ultimi, ha detto, “…hanno costi molto fissi alti”, ma è vero anche che Google offre servizi, e non “…intende entrare in una gara che non è nostra”.

 

Sul fatto, poi, di pagare l’accesso alle reti, la risposta è ancora più categorica: “…perché dovremmo?…Non percepiamo in alcun modo ricavi da loro, la gente paga la connessione agli operatori non a noi”. Se, insomma, le telecom hanno ancora l’opportunità di vedere una crescita degli utenti, è anche grazie a Google e ai suoi servizi innovativi.

 

Servizi che, però, rischiano di mandare in tilt la rete: secondo molti autorevoli osservatori, infatti, la rete arriverà presto al collasso se non si comincerà a pensare a prodotti e servizi meno avidi di banda.

 

A metà agosto, intanto, Google e Verizon, il principale operatore mobile Usa, hanno lanciato una “proposta comune” per un nuovo quadro di regole sulla rete, che consenta agli ISP di gestire “ragionevolmente” la rete in base alle necessità legate alla capacità e ai flussi di traffico. Un manifesto che ha fatto sobbalzare i sostenitori della neutralità della rete, secondo i quali quando un provider è messo nelle condizioni di attuare un controllo selettivo dell’accesso, esso è spesso incline a schierarsi contro servizi che percepisce come pericolosi per i propri interessi o per quelli dei propri partner commerciali.

Ad avere la meglio, insomma, sarebbero soltanto le maggiori compagnie, come Google, che possono permettersi di pagare di più per ottenere una corsia preferenziale per i propri servizi.

Il pericolo, secondo diverse associazioni a sostegno della neutralità della rete, deriverebbe anche dall’eventuale priorità accordata a un protocollo o a un’applicazione rispetto a prodotti simili: ad esempio, il rafforzamento della net neutrality eviterebbe a un provider di dare priorità a un pacchetto VoIP rispetto a un altro per puro vantaggio economico.

 

Un internet a due corsie, insomma, in cui i provider sarebbero autorizzati “fornire servizi differenziati” che “potrebbero includere priorità a pagamento”.