Copyright: intesa tra YouTube e Siae su diritti streaming. Compositori ed editori musicali compensati per uso della loro musica sul sito

di Antonietta Bruno |

Fimi: 'tra il 2007 e il 2010 lo sviluppo del video sharing musicale italiano ha prodotto ricavi per oltre 5 milioni di euro'.

Italia


Sede SIAE

“Un accordo che segna un momento importante nell’attività di tutela svolta dalla Siae, con l’obiettivo di assicurare agli autori e agli editori un compenso che tenga conto dell’intensità di utilizzo delle loro opere su una piattaforma molto popolare, che costituisce oggi uno dei principali veicoli di diffusione e di valorizzazione del repertorio musicale”.

Con queste parola Manlio Mallia, direttore dell’area attività internazionale e accordi broadcasting e New Media Siae, ha commentato la sottoscrizione dell’intesa raggiunta con YouTube e che copre l’utilizzo della musica in streaming nei video in Italia attraverso la piattaforma di video online.

Un accordo di licenza dalla durata triennale (scadrà il 31 dicembre del 2012), e che si rifà in parte ai modelli già adottati da Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Olanda e Repubblica Ceca, rivolto a compositori e editori musicali rappresentati da Siae, ai quali saranno ora riconosciuti i diritti d’autore per l’utilizzo della loro musica su internet e che impegna YouTube, la piattaforma controllata da Google, per quanto riguarda il copyright dei video in streaming, a rimborsare gli importi che graverebbero, altrimenti, sulle spalle dei tanti navigatori che fruiscono della musica in video sul web.

“L’accordo non avrà nessuna ricaduta sugli utenti – rassicurano da Google – per YouTube il valore dell’accordo è quello di rispettare i diritti degli autori. Chi è il proprietario dei diritti della musica di un video su YouTube riceverà un compenso”. Somma in denaro, di cui ancora non si conosce l’entità, regolarizzata da scaglioni di pagamento e che in qualche modo va a rappresentare anche una sorta di ‘garanzia’ in più per rafforzare collaborazioni future con case discografiche.

Christophe Muller, direttore delle partnership di YouTube per l’area South e Eastern Europe, Middle East e Africa, ha aggiunto: “Abbiamo dedicato grande attenzione ad instaurare relazioni che permettano agli utenti di YouTube di godere della loro musica preferita e scoprirne di nuova sulla piattaforma. Siamo davvero molto soddisfatti di aver raggiunto un accordo con Siae, che aiuta gli artisti rappresentati a guadagnare e può consentire a nuovi talenti musicali di emergere”.

In quest’ottica, già nel settembre dello scorso anno Google aveva siglato un accordo che scadrà a dicembre del 2012, con la ‘Performing Roghts Society‘ (PRS), società che nel Regno Unito rappresenta compositori ed editori, per consentire lo sblocco di oltre 10mila video su YouTube, precedentemente interrotti a causa di una vertenza sul pagamento delle royalties.

 

Le case discografiche sono da tempo tra le realtà più impegnate nell’utilizzo di YouTube come strumento per raggiungere i consumatori di musica. Secondo i dati diramati dalla Fimi (Federazione industria musica italiana), “lo sviluppo del fenomeno del video sharing musicale, attività diffusa nel 34 % degli italiani, ha prodotto ricavi per le case discografiche di oltre 5 milioni di euro tra il 2007 e il 2010”

L’accordo con Google, lo sigla ora anche l’Italia e seppure non siano stati resi noti né termini economici né contenuti, di certo tenderà a rispecchiare quanto già la Siae ordina in merito a portali o siti di genere prevalentemente musicale.

Oltre alle varie licenze che consentono di potere offrire musica in streaming o downloading, secondo quando già stabilito, bisogna necessariamente tenere conto se i contenuti musicali siano o meno elementi importanti o prevalenti del business online.

Per l’offerta in downloading a pagamento, trimestralmente si dovrebbe corrispondere per ogni opera musicale scaricata, un compenso pari all’8% del prezzo al pubblico, al netto di IVA. Il compenso così definito non può essere inferiore a 0,07 euro.

 
È inoltre necessario pagare una cauzione. Una garanzia richiesta dalla Siae per i futuri pagamenti e che verrà restituita al termine dell’attività. Successivamente, ogni tre mesi è necessario inoltrare alla Siae il report e il prospetto contabile riepilogativo ed effettuare il pagamento dei compensi dovuti. In alternativa alla licenza MSP, che consente quindi di agire secondo l’accordo, portali e siti web di diverso genere che effettuano la diffusione, la presentazione, la promozione e l’offerta di file musicali in streaming esclusivamente a titolo gratuito possono ottenere la licenza SSP (scontata del 50%). Licenza applicabile anche ai portali che dispongono di sezioni o rubriche dedicate prevalentemente alla musica, ma che non riguarda i servizi per i quali l’utente paga corrispettivi a qualunque titolo ed in qualunque forma, ivi compresi i canoni di abbonamento di qualsiasi natura.

Anche per quanto riguarda la ‘pratica’ di scaricare o ascoltare in un sito web è necessario prima ottenere dalla SIAE una licenza e corrispondere un compenso per gli autori e gli editori delle musiche che si vogliono utilizzare. Non si tratta di una tassa, ma di un compenso per il lavoro di chi crea una composizione musicale.