Telecom Italia, esuberi e unbundling. Lazzari (PdL): ‘Governo chiarisca il legame tra aumento tariffe e stop ai licenziamenti’

di Alessandra Talarico |

Prosegue intanto il confronto con le parti sociali sulla proposta dei sindacati di ritirare i 2.200 licenziamenti dei lavoratori che non risultano coperti da ammortizzatori.

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Una nuova interrogazione, presentata al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali da Luigi Lazzari (Pdl) chiede chiarimenti sulle strategie di Telecom Italia e, soprattutto, in merito alla presunta richiesta della società al Governo di ricevere un supporto ‘politico’ per il prepensionamento dei lavoratori e per l’aumento delle tariffe di unbundling “in cambio del congelamento del piano di licenziamenti.”

Lazzari riporta quanto apparso sul Sole 24 Ore del 21 luglio 2010, in un articolo secondo cui “…nella riunione della settimana scorsa che ha portato al congelamento degli esuberi, si è arrivati alla tregua dopo aver verificato la disponibilità del governo a ricorrere a strumenti di protezione del reddito per accompagnare al pensionamento i lavoratori in esubero, nonché il sostegno del governo all’aumento del canone per l’ultimo miglio che Telecom incassa dai concorrenti, decisione che spetta all’Authority di settore”.

 

In base al nuovo schema proposto dall’Agcom, le tariffe di unbundling – i costi pagati dagli operatori alternativi a Telecom Italia – aumenteranno progressivamente fino al 26% in tre anni: 8,70 euro/mese dal 1° maggio 2010, 9,26 euro/mese dal 1° gennaio 2011 e 9,67 euro/mese dal 1° gennaio 2012, generando un aumento di 70 milioni di euro dei margini di Telecom Italia, e nonostante gli aumenti già riconosciuti all’operatore dominante negli anni 2008 e 2009.

Il nuovo rincaro sta provocando non poche polemiche alla luce anche del fatto che Telecom Italia si appresta a licenziare 3.700 persone entro giugno 2011.

 

“Telecom Italia è un operatore che continua a registrare forti utili nella generazione di cassa: i risultati economici comunicati dall’azienda ai mercati indicano un cashflow di oltre 1,5 miliardi di euro”.

Il fatto che la società non sembri interessata ad aderire al piano industriale per la realizzazione di una rete di nuova generazione sul territorio nazionale presentato da Fastweb, Vodafone, Wind e Tiscali, “avendo ribadito di aver elaborato un proprio piano che prevede anche l’utilizzo di fondi pubblici”, ha spiegato ancora Lazzari, conferma che “l’azienda non intende prevedere investimenti importanti per la modernizzazione delle reti di telecomunicazione, preferendo la valorizzazione economica della vecchia rete in rame e lo sfruttamento di una rendita di posizione, entrambe ereditate dall’epoca del monopolio”.

 

Il piano Telecom prevede fra il 2010 e il 2012 un investimento di oltre 9 miliardi di euro dei quali 7 nelle infrastrutture di rete e 2,7 miliardi nel settore dell’accesso. Investimenti, in linea con gli obiettivi Ue, che  serviranno a migliorare la qualità della rete, modernizzando l’accesso a larga banda e assicurando un graduale sviluppo della fibra ottica, con la previsione di raggiungere il 50% della popolazione italiana entro il 2018.

La fibra ottica partirà, quindi, da 13 città, che saranno coperte entro il 2012 e sarà poi estesa  nella seconda fase (2013-2018) in altre 125 città, 51 entro il 2015 e le restanti 74 entro il 2018.

 

Nel chiedere chiarimenti al Governo sulla veridicità di quelle che restano indiscrezioni di stampa, Lazzari sottolinea che “…un eventuale accoglimento delle richieste di Telecom Italia può incidere pesantemente sulla modernizzazione del Paese e avere gravi conseguenze sul piano sociale e occupazionale”

 

Oggi, intanto, è proseguito il confronto tra il Governo e le parti sociali, che ruota attorno alla proposta del gruppo di mettere in atto strumenti innovativi – quali la ‘mobilità lunga’ – per i 1.300 lavoratori che non risultano coperti da ammortizzatori.

La proposta presentata da Telecom Italia prevede la riduzione degli esuberi nel piano 2010-2012 da 6.822 a 5.720. Di questi, 3.500 hanno possibilità di accedere alla mobilità volontaria, 920 hanno maturato o matureranno il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2011. Altre 1.300 persone, invece, non sono coperte da ammortizzatori. I Sindacati hanno chiesto alla società di ritirare questi 2.200 licenziamenti per poter proseguire la trattativa.

L’azienda ha chiesto quindi l’attivazione di 450 contratti di solidarietà per i lavoratori del ramo IT (Ssc) e l’allungamento per altri due anni di quelli già in corso per il ‘1254’. Le eccedenze previste per questo ultimo servizio, ha comunicato la società, verrebbero gestite con la ricollocazione dei lavoratori in ambito ‘187’ (customer care).

 

Secondo i sindacati, tuttavia, il numero dei lavoratori a rischio licenziamento è diminuito solo formalmente perché  – ha sottolineato  Alessandro Genovesi di SLC-CGIL- “…dalla presentazione del Piano ad oggi vi sono state circa 400 dimissioni volontarie e se si sommano le 3500 mobilità volontarie richieste, le ulteriori 200 dovute all’incapienze degli accordi passati, ulteriori 1300 esuberi cui destino non è noto, 920 mobilità coatte per chi ha o maturerà i requisiti per la pensione, oltre alla proroga dell’attuale contratto di solidarietà per i lavoratori del 1254 (470 FTE) si vedrà che la somma fa sempre 6400. Anche la riduzione degli esuberi in SSC (informatica) passati da 645 a 445 non sono altro che il frutto di demansionamenti e riassunzioni in Telecom”.

 

Un confronto, dunque, che si preannuncia difficile ed esacerbato da questioni quali la necessità di confermare gli investimenti e i piani di sviluppo nella fibra ottica, sulle quali ancora non si riesce a trovare un accordo, nonostante le parole del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, secondo cui eventuali considerazioni sui licenziamenti potranno essere fatte “solo a valle degli accordi sugli investimenti, come doverosa conseguenza del piano industriale”.