Ebook. Presentato a Roma ebook.it. Al via la campagna per la riduzione dell’Iva degli ebook dal 20% al 4%

di Flavio Fabbri |

Presentazione alla Camera dei Deputati con gli interventi dei rappresentanti politici, degli editori, delle Università e delle imprese

Italia


Presentazione ebook.it

È nato ieri, 19 luglio 2010, il nuovo portale del libro elettronico www.ebook.it, per la diffusione e la promozione presso un pubblico vasto ed eterogeneo di nuove produzioni e opere classiche, dal Milione di Marco Polo a Il Principe di Niccolò Machiavelli, in formato digitale e online. La presentazione dell’iniziativa è avvenuta presso la Camera dei Deputati di Roma, Sala della Mercede, col workshop “ebook.it: un nuovo modo di leggere, un nuovo modo di scrivere“, a cui hanno presenziato autori, editori, esponenti politici, professionisti e docenti universitari. Un’occasione per parlare di eBook, di dematerializzazione della conoscenza e dei saperi, di economia digitale e di nuovi modelli di business, ma anche di nuovi diritti d’autore, di prezzi dei libri e della tanto discussa banda larga in Italia. Durante il workshop, è stato inoltre presentato il primo libro elettronico pubblicato in Italia, “Gli Anni della New TV“, a firma di Andrea Materia. Un ebook di150 pagine, 66 video embedded e 999 link, su cui si sono confrontati gli autorevoli ospiti e dal quale sono nate importanti riflessioni sul rapporto tra web e televisione e tra mercato e contenuti.

 

Il nuovo paradigma tecnologico su cui si fonda la digital society porta con se delle grandi opportunità, perché distribuire e diffondere oggetti virtuali è assolutamente più facile e meno costoso che produrre, trasportare, distribuire e immagazzinare prodotti voluminosi ed ingombranti. E questo è valido per qualsiasi tipologia di merce, lo è stato per i dischi di musica, i giornali, le agende, i calendari e per giochi, lo sarà anche per il libro. L’economia del virtuale consente di rivoluzionare la filiera di interi segmenti industriali, riducendone incredibilmente i costi, ottimizzandone i processi e velocizzandone i tempi. Ogni volta che un autore pensa il suo nuovo libro lo fa direttamente in formato elettronico e la sua evoluzione stessa si fa digitale, passando poi di mano in mano, di Pc in Pc, fino al prodotto finito, che per il momento è ancora definito ‘stampa’. Un lasso di tempo nel produrre un’opera di ingegno molto più breve che in qualsiasi epoca storica precedete, senza dimenticare che in questa nuova vita immateriale della carta non c’è limite di pagine e di aggiunte, perché l’eBook continua a vivere nelle infinite volte che si aggiungono appendici, capitoli, note, link, foto, video, interviste, commenti. Tutto in tempi brevissimi per la pronta pubblicazione in rete. Chi ha già comprato la vecchia versione di un eBook verrà prontamente avvisato dell’aggiornamento dalla casa editrice o dall’autore stesso (che magari tiene i contatti con i propri lettori in un blog o un social network) e un semplice click del proprio Pc, netbook o un touch sul tablet consentiranno di scaricare la nuova.

 

Tutti gli speaker presenti in sala hanno inoltre espresso il loro parere positivo e quindi assicurato la loro adesione alla campagna nazionale promossa da Key4biz per la riduzione dell’IVA degli ebook, dall’attuale 20% (del software) al 4% (dei libri cartacei), con una petizione che potrà essere firmata dal 19 luglio. Pensare che un’opera letteraria si trasformi e cambi valore se scaricata dalla Rete o se stampata in tipografia è un controsenso e una discriminazione di natura politica. Lo scopo della petizione, infatti, è quello di fare pressione su tutti i 945 parlamentari nazionali e i 78 europarlamentari italiani che verranno invitati a sottoscrivere l’appello. In questo modo ci si augura che dopo Francia, Spagna e i principali Paesi d’Europa, finalmente anche in Italia ci sia spazio per una efficace campagna sul prezzo degli eBook.

 

Per spiegare la portata storica dell’introduzione dell’eBook – ha spiegato Raffaele Barberio di Key4biz e moderatore degli interventi – bisogna pensare ad un’innovazione culturale ed economica rivoluzionaria ed in continuità con le precedenti. Una grande ed imperdibile occasione per il nostro paese e l’Europa intera“. La stessa Agenda Digitale europea, nasce proprio da questa consapevolezza politica dei nuovi processi industriali già in atto e legati alla dematerializzazione e alla virtualizzazione delle fasi della produzione, della distribuzione e del consumo delle nuove merci e servizi. Lo ha spiegato bene Enrico Menduni dell’Università di Roma 3, che ha mostrato come il libro digitale abbia progressivamente virtualizzato l’intera filiera dell’editoria: “Da un punto di vista strettamente economico, ormai non c’è dubbio che distribuire e diffondere oggetti immateriali è infinitamente più agevole e meno costoso che produrre, movimentare, immagazzinare, esporre per la vendita artefatti materiali, ovunque ciò sia possibile, sia che si tratti di biglietti aerei o prenotazioni alberghiere, sia di libri, dischi e giornali“. Ciò non toglie, ha proseguito Menduni, che forti resistenze si frappongano tra il nuovo e il vecchio modo di leggere e scrivere, perché comunque sono circa duecento anni che il libro è lentamente entrato a far parte della nostra vita, come mezzo di diffusione principe del sapere tra le masse. “Obiettivo del mercato – ha affermato il professore – sarà allora quello di andare oltre la cerchia di professionisti che già utilizzano gli eBook e di avvicinarsi alla massa di consumatori che sono in possesso di tutti gli strumenti necessari, per leggere su uno schermo, ma non di quelli culturali“.

 

La diffusione e il forte appeal dei nuovi device di accesso alla rete e dei tablet, di cui l’iPad ne è un esempio chiarificatore, potrebbero certamente facilitare il processo di diffusione e di adozione degli eBook. “D’altronde – ha specificato Cesare Massarenti dell’Università Bicocca di Milano – la giovane età del libro cartaceo non giustifica fino in fondo coloro che parlano di forte radicamento del medium tra le masse. Le quali per’altro hanno avuto accesso ai libri in maniera completa solo nell’ultimo secolo e non in modo uniforme in tutto il mondo“. Una riflessione che segna un punto a favore del libro elettronico e che, in base all’altissimo tasso di penetrazione di Pc, notebook, netbook e smartphone multifunzionali in tutto l’Occidente, ne dispiega ulteriormente le potenzialità di mezzo adatto ad operazioni multitasking, multipiattaforma, di condivisione e di immagazzinamento dei file direttamente in rete, tramite piattaforme di cloud computing. Non meno rilevante, da un punto di vista economico, è stata l’introduzione di nuovi modelli di business per l’acquisto degli eBook in rete, che in fin dei conti derivano direttamente dalle precedenti esperienze di portali per la distribuzione di file musicali, tra cui il celebre iTunes, ormai collaudatissimi. “Parliamo dei micropagamenti in rete – ha confermato Massarenti – che già oggi rappresentano il 10% di tutte le transazioni monetarie esistenti e che grazie ad un semplice click velocizzano e semplificano i processi di compravendita di merci e servizi sul web“. È su questo che in fin dei conti deve puntare l’editoria per uscire dalla crisi in cui versa e che, nonostante le novità tecnologiche di grande rilevanza già a portata di mano, non sembra aver compreso a fondo. Ogni libro o giornale elettronico, in questa sua nuova natura digitale, potrà essere continuamente aggiornato, con nuovi contenuti, capitoli, pagine, link, foto, video, dispense, contribuendo quasi costantemente a far girare denaro. Questo vuol dire anche un diverso modo di affrontare il discorso del diritto d’autore, sviluppando ulteriormente le tecniche del Digital Right Management (DRM), ovvero i sistemi tecnologici mediante i quali i titolari di diritto d’autore (e dei cosiddetti diritti connessi) possono esercitarli ed amministrarli nell’ambiente digitale, grazie alla possibilità di rendere protette, identificabili e tracciabili le opere di cui sono autori.

 

Il progetto di Ebook.it nasce anche per questo, per dar vita ad un nuovo modo di immaginare non solo il formato o il supporto dei libri, ma anche di fare business e di pensare a come remunerare giustamente gli autori, mentre nel contempo la base dei lettori si allarga sempre di più potendo accedere ad una vetrina di file differenziata, dai costi contenuti e non più dedicata esclusivamente al popolo dei professionisti. Il mercato dell’editoria vale oggi oltre 3,4 miliardi di euro, con 58mila opere pubblicate ogni anno e 213 milioni di copie vendute. Solo il 3,7% di queste è in formato digitale. Con questi numeri Cristina Mussinelli, dell’Associazione Italiana Editori (AIE), ha introdotto il mercato italiano, da una parte penalizzato dai limitati investimenti degli editori, dall’altro dalla scarsa alfabetizzazione del paese. “Solo il 55% degli italiani usa Internet – ha spiegato Mussinelli – circa 28,4 milioni di persone, con livelli di digital divide ancora molto elevati in diverse regioni del paese“. Dall’ultimo Rapporto dell’Osservatorio permanente sui contenuti digitali è emerso, inoltre, che due classi di persone in Italia (denominate gli ‘eclettici’ e i ‘techno fan’) sono coloro che guidano l’innovazione culturale nel paese, comprando i nuovi device sul mercato e utilizzandoli per qualsiasi cosa, assimilando e diffondendo così la nuova cultura digitale. Sono i più giovani e i professionisti ad adottare con frequenza crescente la lettura di testi sugli schermi, ma ciò non aiuta il mercato italiano dell’eBook. fermo allo 0.1%. Di notevole interesse è la posizione degli editori, che hanno dichiarato di voler aumentare l’offerta di contenuti per l’editoria fino a 8000 nuovi titoli entro il 2010, nonché di voler lanciare a breve nuove 12 piattaforme per la distribuzione degli stessi.

 

In questo contesto si inserisce il confronto sulla campagna nazionale promossa da Key4biz per la riduzione dell’IVA degli ebook, dall’attuale 20% (del software) al 4% (dei libri cartacei), che secondo la Mussinelli rende ancora più urgente la ricezione da parte dell’Italia della direttiva europea del 2009, con una nuova fase di concertazione tra i governi e le categorie, e attualizza il messaggio dell’Agenda Digitale presentata in un worshop a Roma lo scorso 5 luglio. Oltre il 50% della crescita di produttività registrata in Europa deriva dagli investimenti effettuati nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e nella spinta alla digitalizzazione dell’economia, nonostante il 30% degli Europei non abbia mai navigato su Internet. Un dato, questo, che è stato confermato anche da Vincenzo Vita del Partito Democratico e Vicepresidente Commissione Istruzione Pubblica, Beni Culturali: “Qui si inserisce il limite dell’azione di Governo e la crisi della politica degli ultimi anni, che non è in grado di trovare gli strumenti per dare risposte e proporre soluzioni a criticità economiche prioritarie. Liberarsi delle vecchie logiche di mercato è una necessità come lo è la gestione dei diritti d’autore. Mantenere l’IVA sui libri al 20% è economicamente dannoso e l’eBook invece potrebbe rappresentare un’occasione unica per lanciare una nuova fase di alfabetizzazione del paese, anche per chi un libro di carta non l’ha mai preso in mano ma è appassionato di tecnologia“. Il libro elettronico non deve cancellare quello cartaceo, ma lo deve integrare, completare ed estendere, ha affermato Massimo Melica del Centro Studi Informatica Giuridica Italia: “Un processo che a ben vedere è già in atto, considerando che oggi quando nasce un libro o un articolo di giornale esso è già in formato digitale. E’ l’elettronico che da origine al cartaceo“. Ma nonostante stiano così le cose, ha sentenziato Guido Scorza dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione, c’è qualcosa che ancora non quadra e proprio da un punto di vista politico: “L’Italia non perde occasione per dimostrarsi un paese non adatto alla rivoluzione digitale, non ancora pronto per il cosiddetto switch off nell’editoria, con una burocrazia che soffoca il settore e un foglio di carta che costa al contribuente sempre di più, anno dopo anno“. Il riferimento è al decreto Bondi di quest’anno sull’equo compenso, che secondo Scorza non ha fatto altro che rallentare il paese. Con questa mossa si è fatto in modo di estendere il prelievo, da parte della SIAE, di una quota ulteriore di prezzo destinata a remunerare gli autori per la copia privata (prima previsto solo su CD, DVD vergini e masterizzatori) a tutti i dispositivi dotati di memoria, come telefoni cellulari, decoder, console di videogiochi. Nell’era del digitale, potendo contare in bit la quantità di cultura di cui ciascun cittadino beneficia davvero: “Non c’è niente di moderno – ha sottolineato Scorza – in una nazione che sceglie di utilizzare metodi e forme quanto meno arcaiche di remunerazione degli aventi diritto senza neppure potersi dire sicuro che ciascun autore, alla fine dell’anno, avrà davvero ciò che il suo sforzo creativo, la sua capacità ed i suoi talenti meriterebbero di vedersi riconosciuto“.

 

Oltre all’aspetto regolatorio, burocratico e legislativo, ciò che al momento frena la diffusione dell’eBook e di una nuova cultura del digitale tra la gente, è la penuria di infrastrutture, di fibra ottica e la necessità di un più generalizzato abbassamento dei costi per il consumatore finale. “Penso alle famiglie che hanno dei bambini e dei ragazzi da mandare a scuola – ha commentato Pietro Giordano di Adiconsum – che potrebbero ottenere grandi vantaggi dalla digitalizzazione dei libri, con l’alleggerimento dello zaino degli scolari e il risparmio di rilevanti somme di denaro che oggi vanno nell’acquisto appunto di libri“. Anche per questi motivi, ha sostenuto Agostino Quadrino di Garamond, nonostante le incertezze del mercato, bisogna investire nell’editoria digitale. “I tempi sono maturi – ha spiegato Quadrino – i canali per l’accesso al sapere virtualizzato sono tantissimi e alla portata di tutti, ciò che si rende necessario è lo sblocco del sistema, oggi in mano a tre o quattro grandi marchi editoriali che tengono sotto scacco l’intero sistema. La campagna dell’IVA al 4% è una strada che va in questa direzione, assieme alla liberalizzazione dei supporti e la revisione del concetto di diritto d’autore, mentre di fatto l’intero sistema economico ha modificato la sua natura, spostando il valore economico dal prodotto all’accesso“.

 

Dedicato al rapporto tra televisione e Internet è stato il terzo panel del convegno, che ha visto la presentazione del nuovo eBook di Andrea MateriaGli Anni della New TV“, costruito su una struttura di 150 pagine, 66 video embedded e 999 link. Il primo vero libro elettronico sul mercato italiano, lo ha definito Raffaele Barberio nell’introdurre l’autore, che di suo non è stato per niente tenero con la vecchia televisione analogica e generalista: “Una piattaforma destinata alla scomparsa, in parte dovuta alla sua incapacità di adattarsi ai nuovi scenari digitali e alla frantumazione del suo pubblico di origine, in parte al mancato rinnovo dei suoi palinsesti“. “E’ stato il video probabilmente ha decretarne tale fine – ha proseguito Materia – cambiando la nostra percezione dell’esperienza visuale, spostandoci su più dispositivi di connessione, compresi quelli mobili. I nuovi contenuti video non hanno barriere all’ingresso o nella distribuzione, arrivando ovunque e in qualunque modo“. La stessa pubblicità si è ben adattata al nuovo contesto, elaborando innovativi modelli di business e di fruizione dei messaggi da parte dell’utente finale. Un argomento su cui si è espressa anche Layla Pavone di IAB Italia, l’associazione italiana che rappresenta gli operatori del mercato della comunicazione digitale e interattiva nel nostro paese: “La rivoluzione digitale ha investito la televisione e anche il mercato pubblicitario, moltiplicandone i canali e le piattaforme, i linguaggi e i servizi, comprendendo subito che il video è lo strumento principale per raggiungere le persone, gli utenti e quindi i consumatori“. “Ne è un esempio il Behavioral targeting o targeting comportamentale – ha specificato Pavone – una tecnica usata nella pubblicità  online per incrementare l’efficacia di una campagna pubblicitaria, utilizzando le informazioni raccolte dal comportamento dell’utente (pagine visitate, ricerche fatte, ecc.) per individuare gli interessi degli utenti e su quella base erogare pubblicità“. Anche in questo caso, non è più il canale il target degli operatori, ma il contenuto, personalizzato, arricchito e in grado di viaggiare su qualsiasi device di comunicazione.

 

Se è vero che la pubblicità e il suo mercato vanno dove si dirigono le persone con i loro interessi mutevoli, forse è troppo presto definire la amata-odiata televisione come sconfitta nella lotta col web. A ricordarcelo è stato Gianni Celata di Uniroma1, che nel suo contributo sull’argomento ha fatto notare che: “Se è vero che gli schermi si sono moltiplicati e i contenuti si sono allontanati progressivamente dalla televisione verso altre piattaforme, oggi si nota un processo inverso, con il ritorno degli stessi allo schermo televisivo e questo grazie all’inserimento di una porta Usb al televisore“. Un semplice, piccolo stratagemma che consente però alla vecchia cara Tv di tornare in gioco e proprio grazie alla banda larga e all’enorme produzione di contenuti in atto. Una fenomeno quest’ultimo che purtroppo non riguarda direttamente il nostro paese, in questo momento solo spettatore o al più semplice acquirente di format prodotti altrove. In più, ha commentato Giampaolo Sodano di Sitcom: “Oltre a non essere in grado di competere con i grandi produttori di contenuti, l’Italia non dispone neanche di una rete a banda larga con copertura diffusa su tutto il territorio. In queste condizioni il digital divide prospera e si accresce, mentre in Europa si parla di servizi di prossima generazione. Il problema, come già detto, è nel sistema di potere che ingabbia il panorama della comunicazione italiano, in mano a pochi grandi gruppi accentratori, con un digitale terrestre che è già vecchio, senza stimoli, privo di palinsesti innovativi e con un basso livello di interazione con l’utente“. Bisognerà attendere la risposta del mercato e le reazioni dell’audience per capire quindi in che modo intervenire e quali soluzioni adottare per aiutare l’editoria italiana. “Al momento – ha confermato Dario Melpignanoil principale limite alla diffusione degli eBook è nella differenza di sistema operativo che c’è tra dispostivi di comunicazione“. Paradossalmente, infatti, mentre il Pc ha cambiato forma e natura, portandosi all’interno di tutti i più diffusi elettrodomestici e mezzi di comunicazione elettronici, a fare la differenza sono stati proprio i software di funzionamento. Per questo motivo, forse, si lavora molto sulla Over The Top Tv (OTT TV), ha spiegato Lorenzo Barbantini Scanni di Engineering: “Che consiste nella fruizione di contenuti Internet tramite una connessione a banda larga che bypassa i tradizionali provider di servizi Internet over IP come evoluzione naturale della personalizzazione del comportamento di consumo, poiché permette di fruire dei contenuti Internet via TV e in modalità diverse“. Il nuovo sistema permette così di accedere facilmente ai canali televisivi tradizionali, nonché a servizi come Catch-up TV e Video-on-Demand, attraverso una rete IP a banda larga. Il service provider può inoltre estendere i contenuti e l’esperienza dell’utente a piattaforme aggiuntive quali computer, cellulari, console da gioco e Connected TV. Dimensioni dell’esperienza televisiva da cui si generano anche oggi community di utenti e di potenziali consumatori, perché la scommessa sta poi nel saper agganciare l’audience, l’auditel 2.0 come l’ha definita Materia, sia con i contenuti trasmessi, sia con i messaggi pubblicitari.

 

Quali saranno i tempi di tale trasformazione? Che fine farà la televisione in salotto?

 

Una cosa è certa: la tv non scomparirà per davvero. A confermarlo è stato, in conclusione di convegno, Paolo Gentiloni, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, che trova nella facilità di fruizione del mezzo e nella sua familiarità ormai acquisita dagli italiani buoni motivi per credere alla sua sopravvivenza. “Il digitale terrestre – ha affermato Gentiloni – va considerato come una tecnologia di transizione, non di arrivo, perché già il nuovo standard di compressione dati DVT-B2 sarà molto più potente e in grado di moltiplicare i canali per singolo multiplex“. Ogni broadcaster, quindi, avrà la possibilità di trasmettere su decine e decine di canali in più rispetto ad oggi, posto che abbia in contenuti per farlo. “Ciò che il decisore politico e il regolatore devono fare – ha commentato Gentiloni – per il migliore sviluppo del nuovo mercato dei contenuti digitali, è assicurare la libertà di accesso ai mercati dei nuovi soggetti, vigilare sulla libera concorrenza, affrontare i nodi del diritto di autore, garantire la difesa della privacy e la neutralità della rete“. Di contenuti ce ne possono essere anche tanti e potenzialmente ce ne sono, il problema semmai è nella qualità effettiva di tali prodotti video. La televisione italiana, nella fattispecie quella del servizio pubblico, può ritrovare un ruolo di garante della qualità dei contenuti video nel nuovo panorama digitale, gratuito e multipiattaforma (Internet, Tv, Telefonini, Tablet, Satellite, DTT, ecc.) riappropriandosi della sua autentica funzione di alfabetizzazione delle masse, aiutando inoltre il paese a ridurre in maniera consistente il livello di digital divide.