Digitale Terrestre: l’Agcom difende la sua linea ma non si placano le polemiche sulla nuova numerazione dei canali

di Antonietta Bruno |

Soddisfazione di Aeranti-Corallo e Dgtvi con l'auspicio che 'Ministero dello Sviluppo Economico attui rapidamente tali indirizzi'.

Italia


Telecomando digitale

E’ diventata definitiva la decisione dall’Agcom assunta nella riunione dell’8 luglio sul piano di numerazione automatica dei canali (LCN) della Tv digitale formalizzata nella giornata di ieri. Ma ad un provvedimento tanto importante quanto atteso, e in un certo senso  anche scongiurato, non poche sono state le reazioni. In primis quelle dei dirigenti delle emittenti locali che criticano fortemente quello che a più voci è stato definito un “sopruso” oltre che vero e proprio “un grave segno di arroganza”.  

 

E mentre da una parte si registra la soddisfazione dei soci di Dgtvi, l’associazione che riunisce Rai, Mediaset, TI Media, Frt (Federazione Radio Tv), D-Free e Aeranti-Corallo, e che già ha avuto modo di confrontarsi con l’Autorità garante delle comunicazioni per l’individuazione dei blocchi destinati a canali nazionali e locali, dall’altra non possono non tenersi in considerazione le infuocate critiche delle piccole emittenti.

Per di più, che si sono anche sentite ‘accusate’ di “scarsa qualità dei programmi offerti”.

 

“Quello che sta succedendo – ha commentato all’indomani della decisione dell’Agcom di escludere le emittenti locali dai primi canali del digitale terrestre il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacciè un sopruso intollerabile. Un grave segno di arroganza compiuto in spregio alla legge e alle richieste delle Regioni italiane. Valuteremo le iniziative per difendere la libera emittenza locale, che porta nelle nostre case l’informazione regionale, la cultura e le tradizioni della nostra Isola”.

 

Di “un altro pezzo di bavaglio al pluralismo del sistema informativo”, ossia “di un altro regalo agli interessi privati oltre che un ulteriore colpo inferto alle economie locali”, parla il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola che ringraziando ironicamente l’Agcom per “il regalo riservato alle piccole economie di settore”, ha annunciato opposizione in tutte le sedi preposte.

 

Di “insolazione del caldo estivo” parla invece Davide Caparini. Il segretario di presidenza in Commissione Vigilanza Rai, in un comunicato stampa diramato nelle ultime ore, spiega così il via libera definitivo da parte dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni al piano di numerazione automatica dei canali (Lcn) sul nuovo telecomando digitale.

 

E ancora, sconcerto manifesta l’associazione di emittenti locali Alpi. “L’Autorità – ha dichiarato il presidente dell’Alpi Luca Montroneha di fatto confermato l’orientamento già manifestato di penalizzare le emittenti locali arrivando ad ignorare le indicazioni del Parlamento, che attraverso la Commissione Trasporti e Comunicazioni, all’unanimità e alla presenza del vice ministro Paolo Romani (che ha dato il suo assenso) ha chiesto al governo di vigilare affinché fossero rispettate le indicazioni del decreto legislativo 44/2010 che in nessuna sua parte ipotizza l’emarginazione delle tv locali“.

L’autorità inoltre – ha continuato Montrone – fa riferimento a un sondaggio attraverso il quale avrebbe verificato abitudini e preferenze del pubblico (oltre il 70% degli utenti ha un decoder o un televisore integrato e ha ordinato i programmi secondo le proprie preferenze). Si tratta di un sondaggio fuorviante perché è stato effettuato nelle Regioni in cui già c’è stato il passaggio al digitale mentre bisognava verificare le abitudini e le preferenze del pubblico nelle regioni ancora in analogico: non ha senso fotografare una situazione già compromessa che le emittenti hanno chiesto di sanare, e farne derivare una decisione”. “Un altro aspetto fuorviante citato dall’Autorità – sottolinea ancora Montrone – è il riferimento al parere favorevole ricevuto da presunte principali associazioni delle emittenti: la nostra, l’Associazione Alpi, la seconda per importanza in relazioni agli ascolti delle emittenti associate, ha chiaramente contestato in tutte le audizioni dinanzi all’Autorità e con una diffida legale l’ipotesi che fossero escluse le tv locali dai tasti da uno a nove. Della nostra posizione non si fa alcun cenno mentre l’Autorità evidentemente ha voluto dar ragione solo a quelle associazioni allineate sulle sue posizioni”.

“E’ evidente – ha poi concluso il presidente dell’Alpi – che così come la normativa di sistema vigente prevede che un terzo dei canali sia riservato alle tv locali, la stessa quantità debba essere riservata sia sul telecomando, nei tasti da uno a nove, sia nell’assegnazione delle frequenze di qualità. L’Autorità invece con la sua decisione non fa altro che favorire la sopravvivenza sul digitale del duopolio esistente sull’analogico, favorendo altri grossi gruppi che si apprestano a monopolizzare porzioni di etere escludendo di fatto dal mercato l’emittenza locale”.

 

Di contro, le soddisfazione di Dgtvi che attraverso il suo presidente Andrea Ambrogetti afferma che “si tratta di un passo molto importante che porta ordine e razionalità nell’offerta del digitale terrestre” e che la “decisione presa ha messo in prima fila le abitudini e le preferenze degli utenti su tutto il territorio nazionale, e conferisce il giusto riconoscimento alle emittenti locali oltre a valorizzare adeguatamente le nuove offerte digitali nazionali”, e le giustificazioni dell’Authority che ribadendo la gerarchia analogica dei canali televisivi sulla piattaforma digitale, con i ‘generalisti nazionali’ che dovranno essere programmati di default su tutti gli apparecchi dal numero uno al nove del primo arco di numerazione, i locali dal 10 al 19, e gli altri suddivisi per categorie nelle successive posizioni, riafferma che il piano varato rispecchia appieno quanto deciso dal ‘Testo unico sui servizi di media audiovisivi e radiofonici‘ (Dlgs 44/2010) e quindi, la “garanzia alla semplicità d’uso del sistema di ordinamento automatico dei canali, che rispetti le abitudini e preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e alle emittenti locali”.

 

In un comunicato, l’Agcom sottolinea altresì la libertà dell’utente a riorganizzare i canali secondo le proprie preferenze, il sistema di programmazione automatico di decoder e televisori integrati dovrà però rispettare la gerarchia della piattaforma analogica per quanto riguarda le prime 20 posizioni. Per quanto riguarda le numerazioni decise per gli altri canali, dal 20 al 70 del primo arco di numerazione saranno inseriti gli altri canali digitali terrestri a diffusione nazionale in chiaro, suddivisi per genere (semigeneralisti, bambini e ragazzi, informazione, cultura, sport, musica, televendite), mentre i canali a pagamento saranno programmati tra il quarto e il quinto arco di numerazione (tra il 401 e il 599). “Il piano – si legge ancora nel comunicato Agcom – prevede poi di lasciare i canali 0, 100, 200, 300, 400, 500, 600, 700, 800, 900 ai servizi di interesse generale, come le guide ai programmi”

 

l’Aeranti-Corallo, associazione di categoria delle imprese radiotelevisive locali che rappresenta, tra l’altro 320 tv locali, attraverso il suo coordinatore Marco Rossignoli ha dichiarato: “L’approvazione del regolamento porta finalmente ordine nell’offerta del digitale terrestre. E’ ora indispensabile – ha aggiunto Rossignoli – che il Ministero dello Sviluppo economico proceda con estrema rapidità all’assegnazione delle numerazioni nelle sei aree già digitalizzate (Lazio, Campania, Piemonte occidentale, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Sardegna). Infatti – ha proseguito Rossignoli – la mancanza della regolamentazione ha causato in tali aree gravi disagi sia alle emittenti che all’utenza. Il disorientamento nella individuazione dei programmi generato dall’assenza della numerazione ha causato anche una contrazione degli investimenti pubblicitari, con gravi ripercussioni sui bilanci delle emittenti locali e con forte rischio per l’occupazione nel settore. E’ inoltre fondamentale – ha concluso – che fin dal momento dell’entrata in vigore del regolamento cessino le duplicazioni delle numerazioni, i cosiddetti ‘cloni’, cioè le utilizzazioni di più numeri per identificare uno stesso programma. Tale duplicazione, infatti, ha contribuito in modo significativo alla caoticità dell’offerta digitale in assenza di regolamentazione in materia”

 

Sempre in riferimento alla recente approvazione da parte della Autorità per le garanzie nelle comunicazioni del regolamento per la numerazione dei canali della televisione digitale terrestre, la Dgtvi ha invece, rimarcando che “lo schema approvato accoglie nella sostanza la proposta formulata nei mesi scorsi con l’unanimità di tutti i soci” e con questo, auspica la fine dei “fenomeni fastidiosi quali quelli della duplicazione dei canali con numerazioni multiple”.