NGN: l’Australia accelera. Ecco nel dettaglio il piano che ha messo d’accordo tutti i player. Un modello anche per l’Italia?

di Alessandra Talarico |

Il caso australiano sta rappresentando un rifermento per decisori politici, operatori, addetti ai lavori.

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Il passaggio dalle attuali reti a banda larga basate sul rame a una infrastruttura internet superveloce è una priorità ormai riconosciuta per la maggior parte delle economie avanzate, molte delle quali si sono già dotate di un piano strategico volto ad accelerarne lo sviluppo. Mentre in Italia si attende di conoscere i risultati del prossimo incontro tra gli operatori e il Governo, in Australia si è già avviato il processo che porterà la banda larga a velocità di 100 Mbps – 100 volte l’attuale velocità – al 90% della popolazione.

 

La rete in fibra, che coprirà nei prossimi anni l’intero Paese, sarà realizzata da una società ad hoc – inizialmente totalmente pubblica ma aperta agli investimenti dei privati – che gestirà i lavori di realizzazione della messa in posa della NGN. La NBNCo, questo il nome dell’ente, avrà il compito di seguire la migrazione di tutte le utenze di Telstra – l’operatore ex monopolista – alla nuova rete e di accompagnare la sostituzione dei cavi in rame con quelli in fibra. (Vai al sito NBNCo)

La società, che agirà, quindi, come fornitore di servizi all’ingrosso per gli operatori retail a condizioni di parità di trattamento, non offrirà essa stessa servizi al dettaglio e – secondo gli studi effettuati dal Governo (vedi Summary dell’Implementation Report)  – genererà utili entro 6 anni dall’inizio del roll-out. Cosa molto importante, NBNCo manterrà le tariffe all’ingrosso su livelli sufficientemente bassi – 30-35 dollari al mese per una connessione basic da 20Mbps – in modo da consentire l’offerta di servizi di nuova generazione ai prezzi attuali. (Leggi release sul Rapporto preparato da McKinsey & Company and KPMG)

 

 

Il Governo, che finanzierà la società attraverso il Building Australia Fund e l’emissione di Aussie Infrastructure Bonds (AIBs), intende seguire un modello Build-Operate-Transfer, secondo il quale, le quote della newco in suo possesso verranno cedute ai privati entro 5 anni dal completamento della rete, coerentemente con le condizioni di mercato e le considerazioni relative alla sicurezza nazionale (leggi il comunicato ufficiale del Governo).

Finora, gli investimenti pubblici sono ammontati a 260 milioni di dollari australiani, con ulteriori 52 milioni già allocati, pari, complessivamente, a 220 milioni di euro. Il Governo attende un ritorno sugli investimenti di capitale sufficiente a coprire interamente il costo dei fondi.

 

Il piano, frutto di un confronto durato oltre un anno, avrà un costo complessivo di circa 30 miliardi di euro in 8 anni. Nelle casse di Telstra, che metterà a disposizione i suoi cavidotti, entreranno all’incirca 7,5 miliardi di euro, per un’opera che il primo ministro australiano, Kevin Rudd, ha definito: “Una nuova rivoluzione nel settore delle comunicazioni”.

 

L’accordo tra Telstra e il Governo (vedi comunicato ufficiale) è stato siglato lo scorso 20 giugno e a supporto dell’intesa, l’esecutivo ha annunciato una serie di riforme legislativo-regolamentari (Vai al Discussion Paper preparato dal Governo) relative, ad esempio, all’abolizione dell’obbligo di servizio universale in capo a Telstra e al sostegno della formazione e aggiornamento del personale del gruppo.

 

L’infrastruttura si baserà su un mix di architetture punto-punto (P2P) e GPON, ma si avvarrà anche dell’utilizzo di tecnologie wireless e satellitari, per fornire servizi a banda larga a 12Mbps anche agli abitanti delle aree più remote del Paese.

La selezione delle tecnologie da sfruttare è stata una delle decisioni più importanti che Governo e NBNCo hanno dovuto affrontare, trattandosi di una scelta che andrà a caratterizzare il panorama della telecomunicazioni per almeno i prossimi 40 anni.

Il 50% del Paese sarà dunque coperto con tecnologia P2P, una soluzione a prova di futuro, in grado di favorire la concorrenza attraverso l’unbundling fisico della fibra e con costi extra pari a solo il 4% rispetto al GPON.

 

Il piano messo a punto dal Governo australiano sembra aver messo tutti d’accordo, anche gli operatori alternativi, che stanno attualmente trattando con NBNCo la remunerazione relativa alla migrazione della propria clientela da rame a fibra.

Secondo quanto dichiarato da Maha Krishnapillay, direttore corporate affairs di Optus, principale operatore alternativo in Australia, si tratta di “…un passo veramente positivo nella giusta direzione. La cosa importante – ha aggiunto – è che Telstra non usi i fondi ottenuti per ottenere il controllo dei mercati al dettaglio”.

 

La remunerazione garantita all’ex monopolista – ha concluso – è sufficiente “ad assicurare prezzi attraenti per gli utenti finali, che potranno ottenere servizi più economici e a una qualità e una velocità di gran lunga superiori alle attuali”. (Leggi l’intervista)