Relazione Agcom: il processo di liberalizzazione dà i suoi frutti. Calabrò: ‘reti mobili a rischio collasso’

di Cinzia Guadagnuolo |

Italia


AgCom

Nonostante l”annus horribilis’ della crisi economica, nel 2009 il settore TLC in Italia ha ‘tenuto’, con un peso quantificabile intorno al 3 per cento del Pil.

Lo ha detto Corrado Calabrò, presidente dell’AgCom, alla presentazione della relazione annuale tenuta alla Camera.

Continua l’espansione dei volumi anche se i ricavi totali del settore, pari a quasi 44 miliardi di euro, sono diminuiti del 3,3 per cento rispetto al 2008. Tutti i principali operatori hanno chiuso i loro bilanci in attivo, “e questo malgrado la pressione competitiva garantita dalle nostre regole abbia portato all’ulteriore diminuzione dei prezzi“. Per Calabrò, le TLC “sono state e sono l’unico servizio con una dinamica marcatamente anti inflattiva“. Dal 1995 all’aprile 2010 l’indice dei prezzi al consumo del settore e’ diminuito da 100 a 69, a fronte di un aumento dell’inflazione di oltre il 30 per cento”, mentre “i prezzi di tutti gli altri servizi sono considerevolmente aumentati“.

 

La liberalizzazione, secondo il presidente Calabrò, ha funzionato nella telefonia: in Italia quella mobile rappresenta “uno dei mercati più competitivi del mondo“, tanto che dal 2002 a fine marzo 2010 più di 24 milioni di utenti hanno cambiato gestore. “In esito alla nostra tenace azione – ha sottolineato Calabrò – ora si può cambiare gestore in tre giorni trasferendo il credito residuo. Ciò non toglie, ovviamente, che i costi della terminazione mobile debbano essere rivisti alla luce della Raccomandazione europea“. 

 

Inoltre occorre lavorare sul rapporto dei costi delle chiamate fisso mobile, perché per l’utenza la discesa in atto “non riflette appieno la discesa dei prezzi all’ingrosso“, e il presidente dell’AgCom ha promesso che “se il mercato non dovesse funzionare, interverremo“.

È poi incessante l’introduzione di innovazioni (dall’IP TV al 3G, dalla larga banda mobile agli smartphone intelligenti), che stanno determinando una vera e propria trasformazione della società. Tuttavia, il presidente Calabrò si è dimostrato preoccupato: “L’Italia è il secondo Paese europeo per diffusione della banda larga mobile, ma se non interveniamo rapidamente, con il tasso attuale di diffusione degli smartphones, la nostra rete mobile rischia il collasso“.

 

Per Calabrò, bisogna intervenire mettendo a disposizione degli operatori di telefonia altre frequenze. Il piano che è stato approvato dall’AgCom per mettere ordine nel panorama televisivo in vista della completa digitalizzazione del segnale ne libera un consistente pacchetto: di qui l’intenzione dell’Authority di mettere all’asta circa 300 megahertz prima del 2015.

L’indicazione di Calabrò sulla necessità di fare presto è stata accolta in modo diverso dagli operatori del mobile: l’ad di telecom, Franco Bernabè, spiega che la risposta al problema è inserire la fibra nel mobile. Tuttavia, ha aggiunto,

in Italia non c’è un rischio di collasso della rete mobile per l’uso degli smartphone. Noi e altri operatori stiamo facendo grandi investimenti per la connessione in fibra ottica delle stazioni radiomobili per aumentare la potenza e la capacità della rete“.

 

Anche per l’ad di Vodafone Italia Paolo Bertoluzzo la risposta ai rischi di “black out” del mobile è negli investimenti sulla fibra. “Il traffico – ha spiegato Bertoluzzo – sta crescendo e ogni operatore deve investire e trovare le soluzioni commerciali e tecniche perché i consumatori abbiano il servizio per il quale hanno pagato‘. A questo proposito Bertoluzzo ha ricordato, dunque, che Vodafone sta investendo sulla fibra e che l’operatore ha attivato una serie di strumenti di controllo per limitare la quantità di banda in caso di uso eccessivo, per garantire così una giusta qualità a tutti i clienti.

 

 

Calabrò ha poi spostato l’attenzione sull’Agenda digitale europea, che pone il traguardo del 50% delle famiglie connesse alla banda larga a 100 megabit per il 2020.

In Italia, si è chiesto Calabrò, i piani preposti portano a questo risultato? “L’impressione è che le pur apprezzabili idee progettuali proposte offrono una visione di quello che si può fare – ha detto il presidente AgCom – ma non ancora di quello che concretamente ci si impregna a fare“. Insomma, per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale, “servono piani operativi, un progetto per una fiber Nation che eviti costose duplicazioni delle infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno“.

 

Subito dopo la presentazione alla Camera della Relazione annuale dell’AgCom, il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha annunciato il prossimo appuntamento ‘con i numeri uno’ del tavolo sulle NGN, in programma per il 19 luglio.

‘Mi pare di essere stato molto concreto – ha aggiunto – avendo convinto tutti a sedersi allo stesso tavolo“. Così ha voluto rimarcare che il confronto tra i progetti sulle reti di nuova generazione è cominciato ad opera del governo. “Nel pomeriggio -ha detto ancora Romani a margine della Relazione dell’AgCom, si terrà un confronto tecnico sempre al ministero”, mentre lunedì 19 luglio è in programma un nuovo tavolo. Una tappa utile “per presentare un grande progetto Paese”.

 

A giudizio dell’ad di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo, “la sostanza del dibattito ha fatto passi avanti da gigante‘, ma occorrono regole certe su tre punti: “imporre un modello competitivo equivalente all’unbundling, incentivare la migrazione dal rame alla fibra con l’obiettivo dello switch off e non incentivare il rame che fa parte del passato“.

 

Il piano di Telecom Italia – secondo l’ad della società Franco Bernabèè coerente con l’Agenda europea sul digitale che pone il traguardo del 50% delle famiglie connesse alla banda larga a 100 megabit per il 2020″. Telecom Italia “è assolutamente disponibile ad una sinergia soprattutto sulle infrastrutture. Stiamo già lavorando e qualsiasi formula che consenta di condividere i costi infrastrutturali trova la nostra assoluta adesione e il nostro convinto appoggio“.

 

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