Musica online: Google lancia la sfida a Apple con il ‘Google Music Store’, mentre continuano le polemiche sulla privacy

di Antonietta Bruno |

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Nonostante i guai giudiziari e l’avvio di una maxi-inchiesta avviata dal procuratore generale del Connecticut, Richard Blumenthal e che coinvolge 30 Stati per vedere salvaguardati i diritti violati dalle Google Car attraverso l’intercettazione di dati sensibili e privati delle reti Wi-Fi, il colosso di Mountainview non si perde d’animo e lancia la sua nuova sfida musicale.

 

Il noto motore di ricerca, infatti, dopo i telefonini, pare sia pronto ad aprire una nuova battaglia contro Apple, ma stavolta, sul terreno della musica online attraverso un nuovo servizio di vendita di canzoni legato al suo motore di ricerca.
Un’iniziativa, quella di Google, anche se il progetto è ancora in fase embrionale e non si sa bene neppure se siano in corso trattative con case discografiche, che mira ad intensificare l’offerta di servizi musicali sul web e sugli smartphone.

 

Una sfida contro la nota società americana il cui nome viene ormai da tempo associato al lettore di musica digitale iPod, al negozio di musica online iTunes Store e all’iPhone, che secondo indiscrezioni, potrebbe concretizzarsi già entro la fine del 2011 quando saranno resi disponibili i primi abbonamenti per l’acquisto e lo streaming audio di Google.

 

Inoltre, con l’arrivo di ‘Google Music Store‘, così si chiamerà il nuovo servizio di Google, l’utenza del web non solo potrà acquistare e scaricare tracce musicali delle principali discografiche al mondo, ma rispetto agli ‘avversari’ per ogni ricerca online potranno collegarsi ai link del negozio.

 

Ma basterà questo a distogliere la mente dai problemi che Google sta vivendo in questi ultimi tempi? Probabilmente no ma di certo aiuta l’azienda a meglio superare la crisi.
Intanto, dopo l’annuncio della ‘super querela’ multi-Stato a difesa della privacy, l’azienda creata da Larry Page e Sergey Brin, continua a difendersi “rivendicando con orgoglio il suo ruolo di motore del cambiamento” e a tale proposito, dopo l’annunciato appello contro la sentenza Ue, il vicepresidente Carlo D’Asaro Biondo, uno dei suoi quattro capi area mondiali responsabile per l’Europa meridionale, centrale e orientale, la Russia, il Medio Oriente e l’Africa, risponde agli attacchi dalle pagine del quotidiano ‘Il corriere della Sera’.

 

“Anche noi abbiamo fatto i nostri sbagli – ha detto – ma sulla privacy no. Negli ultimi 18 mesi, sul rispetto della persona, abbiamo fatto passi in avanti enormi e nella home page tante sono le opzioni, tutte facili da capire e da usare per proteggere i figli, escludere i propri dati dalla comunicazione pubblicitaria ‘targettizzata’, modellata sul proprio profilo personale. Inoltre, ogni mese mettiamo nuovi strumenti a disposizione dell’utente”.
Sul discorso dei controlli effettuati dall’antitrust, Biondo ha aggiunto “Non ci sottrarremo a quest’opera di supervisione. E’ normale che i nostri comportamenti vengano scrutinati. Non entro nel merito di indagini e valutazioni in corso. Dico solo che noi ci comportiamo in modo diverso da Facebook. Ci siamo dati regole e limiti più severi, ma non mi pare che siano emersi comportamenti illeciti di qualche rilievo

 

E sulle accuse di monopolio? Il vicepresidente responsabile per l’Europa meridionale ribadisce “Google cresce perché porta valore alle imprese clienti, perché consente a milioni di piccole aziende – decine di migliaia solo in Italia – di operare a livello mondiale, anche se le loro dimensioni le costringerebbero a restare a livello di realtà locale. Mettiamo tutti in contatto con tutti, assicuriamo traduzioni automatiche in 40 lingue, creiamo nuovi accessi alla cultura italiana, ridistribuiamo ricchezza. Cito un solo dato: su 22 miliardi di fatturato Google nel 2008, 5,5 sono andati a nostri partner produttori di contenuti“. “Crescendo diventiamo meno aggressivi – aggiunge – certo, poi le nuove tecnologie consentono di rivoluzionare molti ‘business model’. Quando c’è una rivoluzione, come sempre chi soffre di più è l’aristocrazia, chi ha posizioni consolidate. Qui il discorso si fa delicato perché riguarda anche la stampa“.

 

Google News non è una nave pirata: chi è a bordo ha scelto di starci. E noi, ormai, offriamo loro un bel ventaglio di opzioni: notizie gratis per tutti, accessi limitati ad alcuni articoli o solo alle prime righe, rinvio a sistemi di pagamento flessibili”. “Il futuro della stampa ci interessa – conclude Biondo – e noi stiamo facendo molto per aiutarla a migliorare la raccolta pubblicitaria, a trovare nuove, redditizie nicchie. Certo, dal canto suo, la stampa deve capire che il futuro è quello della pubblicità ‘targettizzata’ così come noi abbiamo dovuto capito che era un errore imporre la logica del ‘tutto gratis’. Oggi noi siamo pronti a fornire anche servizi in questo campo, piattaforme di pagamento. Certo, l’editoria dove convincersi che in prospettiva non è sostenibile un modello di business nel quale il 50-70% dei costi è assorbito dalla produzione e distribuzione del prodotto fisico di carta”.