Privacy: ETNO contro web company americane. ‘Violano le leggi Ue’ mettendo a rischio competitività del mercato ePub

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Privacy online

Le web company americane “non rispettano la privacy” e approfittano di “un’applicazione più leggera del regime di protezione dei dati personali” per praticare attività basate sulla profilazione dei dati degli utenti internet e sulla pubblicità comportamentale.

E’ quanto sostiene l’associazione degli operatori europei di telecomunicazioni, ETNO in una lettera inviata ai Commissari europei Neelie Kroes (Digital Agenda) e Viviane Reding (Giustizia, Diritti fondamentali e cittadinanza) per chiedere il rispetto delle normative europee sulla privacy anche da parte di alcune “aziende non europee” che “conservano i dati personali per periodi più lunghi rispetto a quelli previsti dalla normativa”, provocando incertezza nei consumatori e nelle aziende circa il rispetto del diritto alla riservatezza.

 

Oltre alle implicazioni negative sul diritto alla privacy, gli operatori sottolineano le ripercussioni di questo trattamento disomogeneo anche sul mercato dell’advertising online, un settore in crescita nonostante la crisi che ha colpito il mercato della pubblicità. Secondo i dati forniti da ETNO, nel 2009, il mercato della pubblicità online ha generato globalmente un giro d’affari di 54 miliardi di dollari (pari al 12,3% del mercato della pubblicità) e ha registrato un tasso di crescita annuale pari al 9,2%. Nella Ue, in particolare, il mercato della pubblicità ha subito un calo dell’11% mentre il segmento della pubblicità online è cresciuto del 2-2,5%.

 

È per questo che gli operatori europei chiedono un’applicazione omogenea delle regole applicabili all’utilizzo dei dati personali ai fini della presenza sul mercato della pubblicità on-line e che “vi siano standard europei di protezione dei dati dei consumatori indipendentemente dal luogo in cui i dati sono trattati”.

Sono queste in fatti le precondizioni affinché le imprese europee possano  competere ad armi pari con le società d’oltreoceano (vedi Google, Yahoo!, Facebook, ecc.) su un mercato molto promettente come quello della pubblicità online.

 

La scorsa settimana, anche il Gruppo Article 29 Data Protection, costituito dai rappresentati delle 27 autorità nazionali Ue per la privacy, ha preso di mira i motori di ricerca internet americani relativamente al mancato rispetto della Direttiva Ue 95/46/CE sulla protezione dei dati.

I garanti Ue – consapevoli  che a partire da questi dati si possono realizzare dei veri e propri profili individuali che possono essere utilizzati per risalire all’identità degli utenti, ai loro orientamenti sessuali, politici, religiosi, alle loro malattie e alle loro abitudini alimentari e di vita – hanno invitato Google, Yahoo! e Microsoft a limitare a 6 mesi il periodo di conservazione dei dati in forma non anonima.