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Donne e Tv. L’Associazione ‘Appello Donne e Media’ chiede 11 emendamenti al Contratto di servizio Rai

Italia


“In tv le donne se non hanno il bikini, non vanno bene“. E’ il commento di Emma Bonino, vicepresidente del Senato, che commenta così il ruolo femminile sul piccolo schermo.

La Bonino è intervenuta a un incontro organizzato da ‘Appello Donne e Media‘, l’associazione promossa da Gabriella Cims (nota esperta di media e telecomunicazioni del comitato pari opportunità del Ministero dello sviluppo) della quale fanno parte ricercatrici e responsabili del Censis, della Fondazione Rosselli e da Maria Moreni, esperta di comunicazione persuasiva socialmente responsabile, coordinatrice del progetto scientifico tecnologico Eticmedia, la webtv che rende il mondo un posto migliore.

 

L’associazione Appello Donne e Media ha proposto 11 emendamenti al Contratto di servizio pubblico in discussione in commissione di Vigilanza perché la Rai diffonda un’immagine delle donne che corrisponda alla realtà.

L’obiettivo di Appello Donne e Media è di aprire un tavolo di riflessione e confronto con le istituzioni affinché i mezzi di comunicazione in generale e la Rai in particolare inizino a diffondere un’immagine delle donne corrispondente alla realtà e che, nel rispetto della pluralità, valorizzino il loro ruolo nella società e nell’economia.

 

Nuove regole quindi per una corretta rappresentazione della donna nei media. Una rappresentazione che, secondo una ricerca del Censis realizzata per l’occasione, vede oggi le donne aspirare soprattutto all’affermazione della libertà individuale (80%), alla realizzazione professionale (66%) e all’autonomia economica (56%).

Dati ignorati dalla tv, dove le donne non hanno voce (53%), sono associate a temi come moda, sesso, spettacolo e bellezza (43%) e solo nel 2% dei casi a temi come impegno sociale.

E vengono rappresentate in relazione alla realizzazione professionale con una percentuale del 2%, economia e finanza 2,1%, politica 4,8%, impegno sociale 2,2%, problemi legati al mondo del lavoro 1,9%.

Dalla ricerca risulta che le inquadrature ‘ginecologiche’, che incoraggiano cioè una visione della donna legata ai suoi attributi sessuali, raggiungono una percentuale del 30%. Ma soprattutto che il 73% dei giovani accetta il fatto che la donna usi il proprio corpo per fare carriera.

 

Gabriella Cims ha riconosciuto la “sensibilità” dimostrata dalla commissione di Vigilanza e dalla Rai rispetto agli inserimenti richiesti nel Contratto di servizio. Ma c’è ancora molto da fare: “Saremo vigili e presenti perché gli emendamenti non restino sulla carta. Vogliamo aprire un tavolo di riflessione e confronto con le istituzioni e convocheremo al più presto il comparto industriale, compresi i produttori di videogiochi, per migliorare l’immagine delle donne sui media, per valorizzare il loro ruolo nella società e nell’economia”.

 

A novembre, ha aggiunto la Cims, “abbiamo inviato una lettera aperta alle istituzioni con precise proposte che stanno diventando riforme”.

La Cims ha sottolineato come “il sostegno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che per primo ha dato forza all’iniziativa, è un segnale che ci incoraggia. Ma credo che il servizio radiotelevisivo pubblico debba dare il primo segnale di cambiamento. Come chiedono le donne, che rappresentano oltre la metà degli spettatori”.

 

Il lavoro capillare e incessante del gruppo di Appello Donne e Media ha “contagiato” esponenti della politica, delle istituzioni e dell’associazionismo, e key4biz che sin da subito ha sposato le ragioni di Gabriella Cims e dato spazio e sostegno all’iniziativa.

Finalmente oggi la questione della veicolazione irrispettosa e mortificante dell’immagine femminile è diventata tra le priorità dell’agenda politica al “femminile”.

Gli obiettivi di ‘Appello Donne e Media’ hanno avuto il sostegno di una settantina di parlamentari –  tra cui la vice presidente del Senato Emma Bonino, Roberto Rao (UDC), Silvia Costa (PD), Maria Pia Garavaglia (PD), Maria Ida Germontani (PDL), Vittoria Franco (PD), Debora Bergamini (PDL) – e di oltre 6.000 donne.

 

Lo scorso 20 aprile, presso la Commissione Parlamentare di Vigilanza, si è svolta l’audizione sul Contratto di Servizio Pubblico con i rappresentanti dell’ “Appello Donne e Media”.

Nel corso di quell’incontro, sottolinea Gabriella Cims “accanto alla diagnosi del problema, abbiamo indicato la nostra proposta programmatica per superarlo: una piattaforma di riforme che abbiamo spiegato, condiviso e opportunamente sostenuto nelle sedi istituzionali competenti”.

 

“Siamo all’inizio di una lunga battaglia culturale – ha detto la Bonino – che necessita di norme e del coinvolgimento delle istituzioni”.

“La presenza femminile nei contenitori ‘politicamente corretti’ come Annozero e Che tempo che fa – ha detto ancora Bonino – ha una percentuale da prefisso telefonico. In generale l’impegno femminile non viene rappresentato, è come se non esistesse”

 

Maria Moreni di Eticmedia ha dichiarato che “E’ ormai urgente e necessario attivare un organismo che monitori e controlli, ma che sia anche centro propulsivo di iniziative per rimettere in moto la creatività, la vera leva su cui riteniamo possa declinarsi quel cambio di passo necessario ed è inutile che sottolinei che ETICMEDIA sarà senza dubbio parte di tale organismo. Sono molto orgogliosa – ha concluso la Moreni – sia a titolo personale, che in qualità di coordinatrice di Eticmedia, di aver contribuito all’interno di una bellissima squadra di donne con competenze diverse e sinergiche a far raggiungere questi traguardi e sono altresì lieta di invitare i simpatizzanti a partecipare a questo nuovo importante evento istituzionale, che finalmente vede le donne autenticamente protagoniste”

 

Gli obiettivi da raggiungere sono:

 

* La modifica del Contratto di servizio pubblico scaduto a dicembre, con una proposta tecnica di emendamenti presentati in sede di Commissione paritetica Rai-Governo e Commissione di Vigilanza;

* La richiesta al servizio pubblico di dedicare spazi ad hoc per rappresentare più ampiamente la pluralità della realtà femminile;

* Una proposta inerente i mezzi di comunicazione più in generale, con l’adozione di un Codice di autoregolamentazione “Donne e Media” condiviso, simile a quello di cui si sono dotati gli altri paesi dell’Unione Europea;

* Un Comitato ad hoc in grado di monitorare l’applicazione del suddetto Codice e di promuovere iniziative idonee ad implementarne gli obiettivi.

 

  

 

Per approfondimenti:

 

Registrazione di RadioRadicale con i singoli interventi  del convegno ‘Appello Donne e Media

 

Appello donne e media. Il primo obiettivo: i nuovi impegni della Rai (Resoconto di tutta la campagna)

 

Appello donne e media. Raggiunto il primo obiettivo: la riforma del Contratto Rai di servizio pubblico

Censis

 

 

 

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Donne e Tv. L’adesione di Daniela Bellisario di Ipazia Sud

 

Donne e Tv. L’adesione di Alida Castelli, consigliera di parità regione Lazio

 

Donne e Tv. L’adesione di Roberta Gisotti (Radio Vaticana e docente di Economia dei Media Pontificia Università Salesiana)

 

Donne e Tv. L’adesione di Marta Ajò, Direttore del sito donneierioggiedomani.it

 

Donne e Tv. L’adesione di Claudia Donati (Fondazione Censis), Valeria Ferro (Isimm) e Giulia Temperini (Fondazione Censis)

 

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Donne e Tv. L’adesione di Andreina De Tomassi (Giornalista)

 

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Donne e Tv. L’adesione di Elisabetta Strickland (Università di Roma ‘Tor Vergata’)

 

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