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Internet: per l’ITU, entro il 2015 accesso per metà della popolazione mondiale. L’Italia poco connessa, serve maggiore impegno istituzioni

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Rendere accessibile internet a metà della popolazione mondiale, raddoppiando l’attuale percentuale. E’ questo l’obiettivo da raggiungere entro il 2015 per l’ITU (International Telecommunication Union), l’agenzia per le TLC delle Nazioni Unite, intervenuta al World Telecommunication Development Conference, in corso a Hyderabad, in India, fino al prossimo 4 giugno.

Il Rapporto fornisce un’analisi sui progressi che si stanno compiendo nella creazione di una società dell’informazione globale entro la data del 2015 decisa ai WSIS di Ginevra nel 2003 e di  Tunisi nel 2005.

 

Sotto la lente l’evoluzione delle tlc mobili che ha consentito di collegare anche aree che inizialmente non erano connesse.

 “Attualmente quasi il 90% della popolazione mondiale è coperto da una rete cellulare mobile”, ha sottolineato il segretario generale Hamadoun Tourè, presentando il rapporto dell’organizzazione “e anche le persone che vivono nelle zone rurali e più remote ora hanno i mezzi per accedere alla società dell’informazione globale”.

L’ITU ha quindi citato i casi di India e Cina, i due paesi più popolosi del mondo, dove la tecnologia mobile ha consentito di portare servizi di telefonia nel 90% dei villaggi.

In molti paesi in via di sviluppo, le linee telefoniche fisse erano in gran parte limitate alle aree urbane, ma adesso più della metà delle famiglie che vive in zone rurali ha un telefono cellulare.

 

Dal 2003 a oggi il numero degli utenti internet è più che raddoppiato e oggi più del 25% della popolazione mondiale usa il web.

Tutti riconoscono l’importanza dei collegamenti alla rete, ma sono necessari maggiori sforzi per aumentare le connessioni.

Al Basheer Al Morshid, direttore del direttore del Consiglio dello sviluppo delle telecomunicazioni dell’ITU, spiega che “Oggi il 75% cento delle famiglie possiede un televisore mentre solo il 25% ha accesso a internet e nei paesi in via di sviluppo la penetrazione nelle case è al di sotto del 12%”.

 

Diversi paesi stanno promuovendo politiche volte alla diffusione della rete e alla possibilità di accedere da luoghi come biblioteche comunali, musei, uffici postali o internet caffè.

Il rapporto ha quindi ribadito l’importanza per i governi di investire nell’accesso alla banda larga nel campo dei servizi sanitari, dell’eGovernment e della didattica.

 

Nonostante siano in forte aumento negli ultimi 4 anni i domini di siti registrati in India (.in), Russia (.ru) e Cina (.cn), il “web continua ad essere dominato da contenuti in lingua inglese, compresa soltanto dal 15% della popolazione mondiale“, ha concluso la relazione.

 

Il Rapporto sottolinea, infine, l’importanza di definire obiettivi politici chiari e monitoraggio dei progressi e propone un elenco di 50 indicatori per monitorare la realizzazione degli obiettivi prefissati per i prossimi cinque anni.

 

In Italia, secondo quanto dichiarato dal viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, le famiglie che dispongono di un collegamento a banda larga sono 11,2 milioni su 24,7 milioni, pari al 45%.

Di questi 11,2 milioni, ha precisato Romani, 9,9 milioni hanno un collegamento fisso e 1,3 milioni ne hanno uno mobile. In totale, ha proseguito, le linee a banda larga nel 2009 erano 12,4 milioni su 21,3 milioni, in crescita del 9,2% rispetto all’anno precedente.

“Abbiamo fatto dei passi avanti“, ha osservato il viceministro, riconoscendo però che c’è un problema, ed è la scarsa informatizzazione delle famiglie: sono 15,4 milioni quelle informatizzate e appena 13 milioni dispongono di un pc.

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