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Agenda digitale: la Kroes striglia i governi. ‘Accelerare sulle infrastrutture o il futuro dell’Europa è a rischio’

Europa


“Nessuna delle importanti sfide all’orizzonte della ‘Anziana Europa’ potrà essere affrontata senza una forte componente ICT”. È quanto ha affermato ieri Neelie Kroes al ‘World Congress on Information Technology’ di Amsterdam, sottolineando come non si possa accettare che il 30% della popolazione europea sia ‘vergine’ dal punto di vista delle conoscenze digitali.

 

L’Europa, che in un passato neanche troppo lontano è stata leader nell’innovazione – basti pensare al GSM – fa fatica ora a stare al passo con le economie avanzate in termini di utilizzo e sfruttamento dell’ICT per la crescita economica e sociale. Certo, i problemi sono stati aggravati ulteriormente dalla crisi economica, che ha rivelato la debolezza strutturale dell’economia europea, ma hanno radici più lontane e profonde. È come se il vecchio Continente volesse limitarsi, dopo i traguardi del passato, a utilizzare passivamente le nuove tecnologie, senza tentare di sfruttare i vantaggi che a esse sono legati.

 

“L’ICT – ha detto la Kroes – genera molto più che semplice ricchezza monetaria: le tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno trasformato e continuano a trasformare il modo in cui ci relazioniamo agli altri. Per la prima volta – ha aggiunto – i giovani sono esperti in qualcosa di veramente importante: adesso insegnano e imparano e allo stesso tempo. La nostra abilità di applicare queste tecnologie per risolvere questioni come i cambiamenti climatici aiuterà a determinare in che modo sopravvivremo e vivremo pacificamente su questo pianeta”.

 

Certo, la tecnologia – ammette la Kroes – non può essere considerata una panacea per tutti i male del nostro tempo – e pone diversi interrogativi relativi alla privacy, la sicurezza, l’interoperabilità – ma non è neanche fine a sé stessa ed è diventata una componente sempre più essenziale delle nostre vite e dell’economia.

Nessun risultato potrà tuttavia essere ottenuto se a beneficiare dei vantaggi dell’ICT fosse uno solo o pochi Stati membri: quello di cui l’Europa ha bisogno è, dunque, un “ampio movimento per l’azione digitale, che sia diffuso nelle scuole e nelle università, nelle istituzioni locali e nazionali”, che sia coordinato a livello europeo per creare le condizioni della trasformazione.

 

Per questo ha aggiunto la Kroes, “l’Agenda digitale è un piano d’azione globale, in grado di dare forma al futuro successo dell’Europa aumentando la competitività e la forza delle persone”.

Ieri, sempre la Kroes, aveva sottolineato come la disomogeneità nell’applicazione delle norme Ue in materia di telecomunicazioni stia impedendo ai consumatori e alle imprese di godere dei vantaggi del mercato unico.

I mercati degli Stati membri, infatti, pur essendo diventati più competitivi, restano di dimensioni nazionali, con un livello di concorrenza che varia nettamente da uno Stato membro all’altro.

 

Se la situazione resterà immutata, l’Europa diventerà un’economia “spezzata”, frantumata in una serie di società divise e lontane tra loro che non riusciranno mai a colmare il gap con gli Usa e le economie asiatiche, dove le imprese hanno a disposizione connessioni a banda larga 100 volte superiori.

 

L’agenda digitale prevede, appunto, misure specifiche finalizzate a rendere disponibile la copertura con banda larga per tutti i cittadini europei entro il 2013, nonché un programma relativo alla politica in materia di spettro radio inteso a garantire che le frequenze radio liberate grazie al passaggio dalla diffusione analogica a quella digitale (il “dividendo digitale”) siano disponibili per nuovi servizi, compresa la banda larga mobile.

Nel gennaio 2010 l’utilizzo medio pro capite della banda larga fissa nella Ue ha raggiunto il 24,8%, equivalente a oltre 123 milioni di linee. La Danimarca e i Paesi Bassi sono leader mondiali nel settore della banda larga, con quasi il 40% della popolazione che utilizza un accesso a internet a banda larga. L’utilizzo della banda larga mobile nell’UE è quasi raddoppiato da gennaio 2009 a gennaio 2010, passando al 5,2%. La Finlandia, il Portogallo e l’Austria avevano tassi di penetrazione superiori al 15%.

 

Oltre alle fredde percentuali di penetrazione, occorre sottolineare che la banda larga sarà essenziale se l’Europa vorrà contare su strumenti quali la telemedicina e la sanità elettronica – in grado di ridurre i costi per l’assistenza sanitaria a una popolazione mediamente sempre più vecchia – o ridurre l’impatto ambientale delle sue imprese e dei cittadini.

 

“Alcune persone – ha affermato ancora la Kroes – paragonano internet alle autostrade e alle reti elettriche, infrastrutture che hanno profondamente cambiato le nostre vite negli ultimi 150 anni. Ma non si fa mai menzione al fatto che con internet dobbiamo realizzare in 10 anni quello che con altri network è stato fatto in oltre un secolo”.

 

E’ un impegno arduo, ma non irrealizzabile: “I nostri posti di lavoro, la nostra salute, i nostri standard di vita e la capacità di lasciare il mondo un posto migliore di come lo abbiamo trovato: tutto ciò ruota attorno alla nostra capacità di massimizzare il potenziale dell’ICT”, ha concluso la Kroes, invitando gli Stati membri a unirsi nel suo sforzo verso la piena implementazione dell’Agenda digitale.

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